Il Lecce ai ferri corti e mezzo azzoppato nella gara più importante del campionato, quella che potrebbe stabilire il proseguimento di un sogno dopo la caduta all'inferno, o il "rinvio a giudizio" dei play-off. Un passaggio che sarebbe da evitare, lo scontro per il terzo posto, in un finale di stagione in cui la formazione arriva stanca alla meta. Troppo lunga l'annata calcistica, troppo alta la quota promozione. A Messina, di fronte ad uno stadio che si preannuncia probabilmente gremito per la "giornata giallorossa" (purtroppo non quella del Lecce, ma dei tifosi peloritani), i salentini saranno chiamati a fare la gara, a tutti i costi, e questo pur non potendo contare su pedine fondamentali: Zanchetta, Munari e Corvia squalificati, Valdes colto da un violento attacco influenzale che gli ha precluso la partenza, ai quali si aggiunge Rosati fermo ai box per lo stesso motivo.

Papadopulo non si nasconde e chiede ai suoi di vedere la stessa squadra che ha sbancato Bergamo e di riporre in un cassetto l'incubo interno in formato biancorosso. Il modulo che il tecnico dovrebbe adottare è il 3-5-2 classico, contando sul rientro di Benussi tra i pali ed una difesa composta - presumibilmente - da Polenghi, Diamoutene e Cottafava (ma vi sono sempre le alternative Schiavi e Fabiano).

A centrocampo si registra il ritorno di Ardito, non al top della forma, ma comunque chiamato per necessità ad un ruolo di primo piano nello scacchiere. In questa zona il Lecce dovrebbe giocare quindi, almeno inizialmente, con Angelo, Budyanskiy, Vives in regia, Ardito e Ariatti. Scontata, per l'attacco, l'unica soluzione plausibile: il tandem Tiribocchi-Abbruscato. Ed è inutile nascondersi: sebbene il mister abbia dichiarato che il Lecce penserà solo ed esclusivamente alla sua gara, massima attenzione sarà rivolta anche ai finali di Mantova-Bologna e AlbinoLeffe-Rimini. Fischio d'inizio alle 15. Finalmente si torna a giocare di domenica.