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Il Lecce cade al 90’ e scivola verso la B. Benassi non basta

Partita ricca di occasioni da gol. Il portiere del Lecce è strepitoso, ma il collega Andujar non sta a guardare. Gli etnei passano grazie a Barrientos e per i giallorossi la situazione diventa critica

LECCE – Da oggi la serie B è dietro l’angolo e ogni sbandata potrebbe essere senza ritorno. Sconfitto dal Catania, al primo exploit esterno, il Lecce scivola al penultimo posto, schiacciato dal peso dei suoi limiti contro i quali applicazione e volontà possono fino a un certo punto.

Rimasti in partita grazie ad un Benassi in versione extralusso, i giallorossi bevono l’amarissimo calice della beffa al 90’, quando Barrientos, che aveva rilevato il capitano Izco, indovina una traiettoria velenosa da fuori area. La classifica è adesso impietosa e il filone di gare di qui a Natale assomiglia all’anticamera dell’inferno. Napoli e Parma fuori, Lazio e Inter in casa.

 

Primo tempo: Il Catania controlla il gioco e spreca con Delvecchio, Lecce pericoloso nel finale.

Di Francesco lancia la giovane coppia d’attacco formata da Bertolacci e Muriel. Talento e dinamismo, ma tanta corsa tra le linee per ricevere palloni giocabili tra le maglie di una difesa a cinque, effettivi. Con Cuadrado, come spesso gli capita, a intermittenza, la manovra del Lecce risulta tutto sommato compassata, mentre il Catania, con i reparti più corti, assume presto il controllo delle operazioni. Dopo due tiri di Bergessio, è l’ex Delvecchio, tenuto in gioco da Olivera, a sfiorare il vantaggio al minuto 19: a tu per tu con Benassi, il centrocampista rossoblu si lascia ipnotizzare dal portiere.

Già orfano di esperienza, la squadra di casa perde anche il capitano Olivera, costretto al cambio, a scopo precauzionale dopo una botta al ginocchio. Al suo posto, l’argentino Piatti. Al 29’ si ripete il duello tra Benassi e Delvecchio: il centrocampista sceglie di tirare con l’esterno del destro, incrociando, ma anche questa volta l’estremo giallorosso gli chiude la porta in faccia. Dagli sviluppi di una punizione – costata il cartellino a Marchese per fallo su Oddo – nasce la prima occasione per il Lecce, con Strasser che, in allungo, inquadra lo specchio ma Andujar, un altro signor portiere, riesce a smanacciare. Gli ultimi dieci minuti sono tutti per i padroni di casa: nel giro di quattro minuti, tra il 39’ e il 42’, i giallorossi costruiscono buone opportunità – con Bertolacci, Piatti e Muriel – senza però concretizzarle.

 

Secondo tempo: Benassi sugli scudi, Muriel sciupa il match point, Barrientos non perdona.

Giocare con l’obbligo di vincere non è facile. Per una squadra fragile come il Lecce può anzi diventare proibitivo. Eppure l’abbrivio della ripresa è promettente. La difesa regge bene - Tomovic sarà alla fine tra i migliori in campo – mentre i centrocampisti riconquistano i metri concessi nella prima frazione. Il Catania pare piuttosto scoraggiato per le occasioni fallite ed accentua la propria predisposizione alla copertura esasperata e alle ripartenze in contropiede. E’ un gioco “economico”, quello degli etnei, agli antipodi di quello cercato dai padroni di casa, assai dispendioso.

Il primo episodio degno di nota è l’applauso del pubblico a Delvecchio, sostituito da Biagianti. Un omaggio ad un calciatore che, in una stagione sfortunata, lottò come un leone per evitare la retrocessione. Il Lecce ritorna al tiro verso la porta avversaria al 18’, con un piatto di Obodo da fuori area che finisce al lato. Montella, al 20’, manda in campo Maxi Lopez per Bergessio, alla ricerca di maggiore concretezza. A metà frazione l’arbitro, il signor Peruzzo, si concede un paio di minuti di irritante protagonismo che fruttano un’ammonizione per Strasser e una punizione da posizione favorevole che Almiron non capitalizza. Benassi ritorna protagonista al minuto 27, quando ferma con eccellente reattività un tiro di Gomez, favorito da un’involontaria deviazione su cross.

Lecce-Catania. Le foto dal Via del Mare

Due minuti dopo Corvia subentra a Obodo, nel tentativo di un forcing finale che produce una invidiabile palla gol per Muriel che pecca in presunzione, cercando la precisione sul secondo palo piuttosto che la potenza sul primo, dopo essere stato liberato al tiro da un bell’assist di Bertolacci. Sul prosieguo dell’azione è sempre il talentuoso colombiano a trovare un velenoso tiro cross ma Andujar vola sotto la traversa a deviare la sfera. Entra anche Ofere, proprio per il giovane attaccante di proprietà dell’Udinese. Il Lecce nei minuti finali si disunisce e perde lucidità: Oddo sbaglia un passaggio, innescando il contropiede di Lopez ma il difensore ex Milan si riscatta su un successivo cross anticipando in acrobazia Potenza, pronto ad appoggiare di testa verso rete.

Lo show personale di Benassi si conclude un minuto prima della capitolazione, su un destro a giro di Barrientos che però, sulla successiva azione in ripartenza della sua squadra trova la traiettoria giusta per gonfiare la rete e la rabbia del pubblico di casa, esplosa in una sonora contestazione indirizzata soprattutto verso la proprietà e sintetizzata da uno striscione che rappresenta un pensiero non minoritario nella tifoseria giallorossa: “Us Lecce, meglio fallire che lentamente morire”. Se a fine gara a metterci la faccia è il direttore sportivo Carlo Osti, si capisce che il messaggio evidentemente preconfezionato non è frutto di un esagerato e provocatorio pessimismo cosmico.

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