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Lecce, esordio amaro. Il Torino domina e fa man bassa

Finisce con una bruciante sconfitta per 3 a 0 la prima uscita stagionale dei salentini, che all'Olimpico colpiscono un palo e una traversa. I granata dominano a centrocampo e il Lecce latita in difesa

TORINO (4-3-3): Sereni; Diana, Di Loreto, Pratali (28' Ogbonna), Rubin; Zanetti (st 17' Barone), Corini, Saumel; Rosina, Bianchi, Amoruso (st 35' Colombo). A disp. Calderoni, Franceschini, Ogbonna, Malonga, Stellone. All. De Biasi.

LECCE (4-4-2): Benussi; Angelo, Diamoutene, Fabiano, Antunes (st 16' Vives); Munari (st 16' Konan), Caserta, Giacomazzi, Ariatti; Cacia (st' 38 Castillo), Tiribocchi. A disp. Rosati, Polenghi, Esposito, Schiavi. All. Beretta.

Arbitro: Gervasoni di Mantova.
Marcatori: pt 29' rig. Rosina, 32' Zanetti, st. 30' Bianchi
Ammoniti: Munari, Corini, Giacomazzi

***

Una sconfitta senza appello, una mazzata che affonda le radici nell'estate di Tarvisio e che si trascina nell'insipida prestazione interna con la Salernitana, campanello d'allarme che forse non s'è voluto sentire, preferendo chiudersi nella stanza ovattata delle speranze. Chissà, magari si strappa un pari. Eppure le avvisaglie di un black-out nella prima uscita, a Torino, c'erano tutte. Struttura di gioco abbozzata, e geometrie appena visibili in qualche scatto. Un'idea c'è, ma sembra carente di uomini-chiave per poterla impostare. L'intesa fra attaccanti deve ancora emergere. Finora è giusto in embrione. E soprattutto, c'è quella difesa ballerina e insicura in cui molti avrebbero desiderato vedere almeno un innesto. Un centrale in grado di comandare il reparto, che il Torino, squadra non certo supersonica, trafigge come lama rovente nel burro per tre volte. Giusto perché non vuole infierire. Persino l'arbitro, Gervasoni, ci mette una pezza non accordando recuperi lunghi nel primo e nel secondo tempo. A che servirebbero?

Senza considerare le fasce. Benino Antunes, che si spinge fin sotto la porta e che arretra in copertura. Impalpabile Angelo. Dalle sue parti Rosina fa il bello ed il cattivo tempo, e quasi sempre il brasiliano è in ritardo. Beretta, occhiale da sole a copertura totale, sembra la controfigura di Al Pacino in "Ogni maledetta domenica". Urla come un disperato, si sbraccia, rimbrotta i suoi, li richiama all'ordine. Un generale ferito che in sella al cavallo non si arrende nel vedere i suoi uomini battere in ritirata. L'unica reazione d'orgoglio del Lecce si avrà dopo la seconda rete. Il Torino rischia qualcosa solo nel finale del primo tempo, perché davanti c'è un Tir incavolato marcio che tenta di prendere la squadra per mano insieme ad un Caserta tuttofare, ma forse tatticamente un po' disordinato. Per il resto della gara, i granata controlleranno senza patemi le velleitarie sfuriate offensive di colore giallorosso, sempre meno abili nel trovare varchi. Anche perché il Torino ha in Pratali una diga insormontabile, capace di anticipare tutto e tutti anche quando si azzoppa.

Beretta analizza la gara partendo dal momento di follia pura di Diamoutene. Non ci sono altri termini per descriverlo. Un abbaglio, un gesto che lui stesso, disorientato, non riesce a spiegare ai compagni che lo guardano allibiti. Un innocuo cross senza pretese di Diana da destra deviato di mano. E' il 28'. Dal dischetto Rosina piazza la sfera alla sinistra di Benussi, che riesce solo ad intuire. E' vero, l'episodio, per giunta in una gara di esordio stagionale nella massima serie, è di quelli che spezzano le gambe. Eppure le avvisaglie di qualche guasto tecnico in copertura s'erano evidenziate ben prima della fatidica botta. Settimo minuto di gioco, doppio corner per il Torino. Al primo giro di ruota, Pratali sale in cielo e inzucca la sfera. Benussi ha uno scatto felino e devia fuori. Al secondo giro, stessa situazione. Questa volta la palla arriva ad Amoruso, che colpisce debole. Benussi blocca. Nel giro di pochi secondi, difesa doppiamente sorpresa da situazioni-fotocopia.

I granata vantano una superiorità a centrocampo abbastanza netta che obbliga i salentini a cercare il lancio per le punte. Dalle fasce non arriva infatti alcun segnale. Poco prima del quarto d'ora, Giacomazzi vede un varco per Cacia che prova ad involarsi verso la porta. Pratali, in spaccata, lo anticipa con tempismo. E' la prima, vera, uscita dal proprio guscio del Lecce, alla quale il Toro risponde al 16' con un affondo da sinistra di Rosina, che oltrepassa tutti con facilità e mette in mezzo un pallone che Amoruso non riesce a deviare in rete solo perché chiuso da una gabbia di leccesi. Al 18', però, è il Tir a mettere i brividi a Sereni. Antunes riesce a dedicargli un assist liftato che il bomber della passata stagione tocca di testa, imprimendo alla sfera una pericolosa traiettoria che obbliga il portiere granata ad uno scatto di reni sotto l'incrocio sinistro.

E' angolo, se ne incarica Anrtunes e colpisce clamorosamente il primo palo. Colpa del Torino, posizionato nell'occasione molto male. Due occasioni che mettono i granata sull'attenti. Gli uomini di De Biasi spingono così il piede sull'acceleratore e al 28' arriva il pasticciaccio brutto di Diamoutene che permette a Rosina di firmare dal dischetto l'uno a zero. Il Lecce prova subito a reagire, ma Munari, dopo uno sfondamento difensivo sulla destra spreca clamorosamente la palla del pareggio. Solo, davanti a Sereni, non si decide se tirare o crossare al centro, perde l'attimo e ne vien fuori un tiro-cross senza né arte, né parte che si spegne in una zona morta dell'area. Brutta storia, perché due minuti più tardi la difesa leccese ne combina un'altra e il Torino va al raddoppio. Rosina, come di consueto, buca l'area da sinistra, mettendo a sedere anche Caserta. Il pallone arriva al centro dell'area sui piedi di Amoruso che tira a colpo sicuro. Zanetti, anch'egli isolato un passo più avanti, fa letteralmente da sponda e spiazza Benussi. Gol forse da annullare, perché Fabiano è controllato da tergo e spinto a terra prima che possa intervenire. Ma è una considerazione che non cambia le carte in tavola. Più della battuta a rete, spaventa la semplicità con cui il Torino riesce ad affondare gli artigli nell'area giallorossa.

La rabbia del Lecce è tutta nei piedi di Caserta, che al 38' gode di una punizione da venti metri. La stoccata è violenta, ma centrale. La barriera devia la sfera che va così a cozzare contro la traversa, con Sereni spiazzato dalla parabola. Non bastassero gli errori, anche la sfortuna. C'è ancora tempo per una fiondata dal limite di Cacia, deviata in corner con palla di poco al lato (40') e per una progressione del Tir, che però al momento di battere non angola la sfera. Sereni può respingere di pugno. Nella ripresa ci si attende un Lecce a trazione offensiva, ma Tiribocchi e Cacia non trovano mai l'intesa giusta (a tratti sembrano l'uno avulso dall'altro) ed il Toro controlla senza patemi. Così sono proprio i padroni di casa a sfiorare il terzo gol, con Bianchi, che raccoglie in area uno spiovente di testa direttamente da calcio di punizione di Corini e conclude di poco al lato. Come nel primo tempo, ancora una volta i centrali del Lecce manifestano incertezza sulle palle alte. Beretta decide che è ora di cambiare qualcosa e inserisce Konan per Munari e Vives per Antunes. Da moviola un passaggio filtrante dell'ivoriano per il Tir, che parte in contropiede probabilmente in posizione regolare, ma è fermato dalla bandierina (65'). Solo due minuti dopo, ancora i granata scatenati, con il solito Rosina, sfuggente e una spanna superiore a tutti, che entra in area e da destra impegna severamente Benussi.

Minuto 70, ancora punizione per il Lecce, questa volta dal limite. Tiribocchi indirizza verso lo specchio una legnata che Sereni intercetta spedendo in angolo con uno scatto plastico. Troppo centrale per far male veramente. E proprio mentre il Lecce prova disperatamente ad accorciare le distanze, il Torino graffia per la terza volta. Come sempre, dietro a tutto c'è lo zampino di Rosina: il suo cross è tagliato e velenoso, Benussi esce, ma devia a mano aperta in modo poco efficace. Di fatto, fornisce senza volerlo un comodo assist per Bianchi, appostato al centro (al solito senza nessuno a fare azione di disturbo), che di testa spedisce comodamente in rete. Il Lecce, pericoloso quasi sempre solo su calcio piazzato, e in cui neanche Castillo per Cacia riesce a dire la sua (82'), è ormai cotto. Tutta la frustrazione è riassumibile in un pericoloso intervento a forbice di Ariatti su Diana quasi all'altezza dell'ultima frazione di gioco, che Gervasoni, di manica larga, non punisce con il giallo. Lecce, male la prima. Ma bisogna rialzarsi. Subito.

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