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Lecce-Milan, fra "rinnegati", tafferugli e proposte

Due lettere a confronto, su temi che nascono dal calcio e hanno risvolti sociali. Due visioni della stessa gara, due modi di interpretare i fatti. E quell'evidente situazione al di fuori del controllo

Lecce-Milan, se ne parla ancora. A distanza di pochi giorni da quel pareggio raggiunto dai salentini al termine di una battaglia sportiva vibrante, il discorso verte ancora sulla tifoseria. Per pura casualità, in questi giorni sono arrivate quasi contemporaneamente due lettere, con contenuti diametralmente opposti. Una è di un lettore di Gallipoli, il signor Attilio Gatto, che ha assistito alla partita, da spettatore neutrale, solo per il gusto di vedere dal vivo un bel confronto, l'altra del consigliere comunale Wojtek Pankiewicz che, com'è ampiamente noto, è un sostenitore particolarmente acceso del Lecce. Entrambe, in modo diretto, richiamano un mio contributo precedente alla gara (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=11423), in cui illustravo i motivi per cui, "magicamente" lo stadio si sarebbe riempito, ed entrambe si soffermano sul "durante". Ovvero su quanto avvenuto sugli spalti. Riporto integralmente i contributi, per un confronto.

"Ero in tribuna Est a vedere Lecce-Milan. Premetto che sono di Gallipoli, non sono un tifoso di nessuna squadra, sono un simpatizzante della Juve, ma non più di tanto, e mi fa piacere quando il Lecce vince, ma non sono un tifoso sfegatato", racconta il signor Attilio Gatto. "Mi piace il bel calcio, e sono andato a vedere la partita in tribuna Est. Al gol del Milan mezzo stadio si alza in piedi, festeggia, per la propria squadra del cuore. Di questi, che vengono chiamati ‘rinnegati', ce ne sono almeno una decina intorno a me. C'è una famiglia con il figlio di 4-5 anni esaltato nel vedere i suoi campioni preferiti, una coppietta, e altra gente di ogni genere. Finiti i festeggiamenti cosa vedo? Due-tre persone, un giovane e due 50enni che iniziano a insultare in tutti i modi questi milanisti, gridando frasi del tipo ‘a quai se tifa Lecce, sennò te ne vai', oppure ‘ce sta festeggi, testa di c...o, rinnegato di m...a, iti capitu ca quai nu iti banire?', eccetera, eccetera. E meno male per il buon senso dei ‘rinnegati' che si sono limitati a rispondere educatamente o a non rispondere affatto, sennò - sostiene il lettore gallipolino - sarebbero nati tafferugli".

"Questi insulti continuano - prosegue -, allora vedo il padre che dice al bimbo ‘dammi la sciarpa e il cappello, li nascondiamo nello zaino e usciamo'. Beh mi sono sentito morire dentro. Un bambino che deve rinunciare a vedere i suoi beniamini e deve nascondersi per non rischiare di essere pestato. Ho provato profonda vergogna. Dopo qualche minuto, prendendo le scale dello stadio cosa vedo? Milanisti che escono dallo stadio, e gente da sopra che da scappellotti e continua ad insultare. E non voglio pensare a cosa sia successo nelle curve. Sono andato a casa profondamente deluso. Ora, lo dico a voi dopo aver letto l'articolo in cui si nota come solo queste gare riempiono lo stadio, vi sembra normale tutto ciò? Se uno è leccese e non è del Lecce, gli si può fare una colpa e minacciarlo? Io non penso assolutamente che tutti i tifosi leccesi siano così, ma queste scene le ho viste più di una volta a Lecce e forse non le vedrò mai più, dato che voglio prendermi un periodo di pausa dallo stadio per un po'. Spero che abbiate il coraggio di pubblicare questa e-mail, per far capire a questi ‘tifosi' la loro stupidaggine. Rispettiamoci di più, non è possibile minacciare per una partita di calcio". Non è l'unico racconto di questo genere. Nei giorni appena trascorsi più persone hanno denunciato episodi analoghi (e attenzione, perché i provocatori si trovavano anche in mezzo ai tifosi avversari).

Un fatto è necessario constatare: nonostante si siano accesi decine di focolai (io ne ho visti, tutti li abbiamo visti), in ogni settore, tutto è terminato senza feriti e contusi seri, ma con qualche carica delle forze dell'ordine e, alla fine, con una denuncia e qualche segnalazione. Segno che, evidentemente, e nonostante tutto, il senso civico ha dominato nonostante la tensione ed il nervosismo alle stelle. E si era immersi in una situazione che ha del paradossale, una sorta di polveriera pronta ad esplodere da un momento all'altro. Vorremmo tutti che non esistesse la violenza. Come vorremmo che non ci fossero più omicidi, furti, rapine, e che le mafie fossero un capitolo chiuso, roba da libri di storia e non di cronache quotidiane. D'altro canto, chiudere gli occhi e far finta che il calcio non porti a passioni smodate, e qualche volta al parossismo, sarebbe una negazione evidente di una realtà oggettiva, di un istinto umano che si ritrova in qualsiasi civiltà, specie in quelle occidentali, dove la competizione sportiva si mescola con la difesa di tradizioni locali, insomma, del campanile.

Proprio per questo motivo, per evitare contatti fra tifoserie, in attesa di un futuro utopico in cui tutti i tifosi si stringeranno la mano, la mente umana ha partorito la più saggia delle decisioni: inventare un settore ospiti e, qualora questo non sia abbastanza capiente, offrire ai tifosi di altre squadre un intero settore, previa disposizione delle autorità. Peccato che nuove normative antiviolenza, generate evidentemente senza cognizione di causa, abbiano finito per portare spesso a situazioni opposte. Ad esempio, la vendita dei biglietti del settore ospiti nella sola città da cui proviene una squadra, è una stortura che ha il sapore del ridicolo.

Era successo di recente proprio a Milano (in casa dell'Inter) che al grosso dei tifosi salentini, residenti nello stesso capoluogo lombardo o in altre città del Nord (maledetta fuga di cervelli, studenti e manodopera) fosse sostanzialmente proibito l'accesso a quello che dovrebbe essere il loro settore. E' accaduto a Lecce, con il Milan, che la maggior parte dei tifosi - provenienti da più parti della Puglia - abbia acquistato tagliandi di vari settori dello stadio. Giacché la nostra Costituzione, quanto meno, ci permette la libera circolazione. E meno male. Certo è che se fosse stata messa a disposizione la Curva Sud, non ci sarebbe trovati tutti mescolati. L'"invasione" era ampiamente prevista. Un'annotazione: come il signor Gatto ha trovato (giustamente) mortificante vedere padri e bambini uscire dallo stadio per paura, non sono piaciuti a molti salentini presenti in Curva Sud i cori di scherno ed i gestacci di un gruppo di rossoneri provenienti dalle zone del barese, cantati quando si trovavano mescolati ai leccesi. Fatto visto con i miei occhi e segnalatomi da numerose persone. Come vede, riprendendo il filo del discorso precedente, caro lettore di Gallipoli, i provocatori non hanno patria.

Polizia, carabinieri e steward, in una situazione del genere, non hanno specifiche colpe, e con questo mi riallaccio al discorso fatto qualche giorno addietro dall'avvocato Giuseppe Milli durante una nota trasmissione sportiva su un'emittente locale. Li si manda allo sbaraglio dentro lo stadio a sembrare i "cattivi" di turno, a polpettone già bello e cotto, quando tutto si sarebbe sistemato alla radice, senza incidenti, con la prevenzione, quella vera, vale a dire con l'"antica" usanza della curva concessa agli ospiti e delle scorte esterne. Ma forse la sicurezza, in Italia, costa troppo. Meglio tagliare i costi e inventare leggi paradossali. Sembra balzare agli occhi il fatto che ancora una volta, in occasione di un grosso evento sportivo, l'organizzazione sia stata gestita male, il sistema d'ordine pubblico sia saltato. Era già successo nel derby con il Bari, anche se in modalità differenti e a tutti note.

E intanto, resta un altro fatto, e qui si torna a parlare di tifo "tout court", ma con risvolti, se vogliamo, sociali. Non piace a tanti quella che si potrebbe definire una forma di sudditanza. Ed il consigliere Pankiewicz, scrive: "A proposito dei ‘rinnegati', vorrei dire che, secondo me, non ci sarebbe nulla di male se un salentino tifasse Lecce e poi, per la lotta per lo scudetto, simpatizzasse per un'altra squadra. Purtroppo, è stata una cosa veramente brutta e deprimente vedere migliaia di salentini esultare e gioire perché la squadra che rappresenta la loro terra, la loro identità salentina, aveva subito un gol dal Milan. Giustamente, tu, caro direttore, l'altro giorno hai parlato di ‘atavico senso di prostrazione meridionale'. Sono d'accordo con te - scrive ancora il consigliere -, anche secondo me, probabilmente, si tratta di atavica sudditanza verso i potenti, risalente al periodo di dominazione borbonica. Forse questa schiera di salentini, comunque, per fortuna in diminuzione rispetto al passato, sente ancora il bisogno di levarsi la coppola ed inchinarsi per dire ai potenti (in questo caso il Milan, l'Inter e la Juve): ‘cumandi signuria'. Questo modo di essere nel calcio, purtroppo, lo vedo spesso anche in campo politico, economico e sociale".

"Mi confortano molto, però - prosegue il consigliere-tifoso - e quindi sono fiducioso per il futuro, le decine di e-mail che avete pubblicato di salentini orgogliosi di esserlo ed il calorosissimo tifo di domenica scorsa da parte di migliaia di salentini (cominciando dalla curva Nord) orgogliosi di esserlo. Reputo questo dibattito, che si sta svolgendo su LeccePrima, molto positivo, perché può aiutare a sviluppare una vera e propria cultura del riscatto, che potrà essere molto utile anche in altri campi, specie oggi che sembra ineludibile la trasformazione del nostro Stato in senso federale. Per esprimere ancora meglio il nostro orgoglio salentino ed il nostro amore per il Lecce, dobbiamo lavorare tutti insieme per potenziare il tifo nel nostro stadio che è un immenso catino dispersivo. Chiariamo, innanzitutto, che le norme speciali emanate sono anti-violenza e non anti-folclore".

"A mio avviso - dice Pankiewicz, e qui passa ad una proposta - si dovrebbe: fare opera di persuasione nei confronti dei meravigliosi tifosi della curva Nord perché lascino da parte i risentimenti e, per amore dei colori giallorossi e nel superiore interesse ‘te lu Lecce nesciu', tornino a tappezzare la curva con gli striscioni. Lo so che la procedura per ottenere l'autorizzazione è fastidiosa, ma, che io sappia, basta farla una volta e poi vale per tutto il campionato. La Nord deve essere la guida del tifo di tutto lo stadio. Ricordo quel vecchio striscione: ‘Come guida la Nord, come meta la gloria'. Si deve - prosegue - migliorare il tifo della curva Sud promuovendo la nascita di gruppi organizzati. Due-tre anni fa, ricordo che c'erano i ‘Bastogne' (che esponevano striscioni intelligenti, ironici, divertenti, incisivi e mai violenti), ‘Kuelli della Polo', ‘Alito Vinoso' ed altri. Ora non c'è più nulla. La tribuna Est - conclude - è ben colorata dagli striscioni di Salento Giallorosso, ma anche qui occorre organizzare e rendere più intenso e continuo il tifo. Sono pronto a rimboccarmi le maniche e a lavorare al fianco di chiunque voglia impegnarsi a realizzare questo progetto. Dovunque e comunque forza Lecce".

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