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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Lecce: se non ora, quando? Col Bologna vince la paura

L'incontro di cartello fra le due "big" del campionato termina a reti inviolate e senza grandi sussulti. Solo una traversa di Zanchetta. E intanto, l'Albinoleffe avanza in classifica

Se c'è una cosa, una sola cosa che vibra dopo uno 0 a 0 senza "se" e senza "ma", è quella traversa di Zanchetta al 30esimo della ripresa su punizione. Il resto, prima e dopo, è un succo miscelato di noia e di quella maledetta tensione a fior di pelle tirata allo spasimo come un elastico che non trova uno sfogo concreto. Una sensazione che si spegnerà all'altezza del 92esimo minuto con un freddo applauso di un pubblico dubbioso e un po' malinconico. Stadio pieno per i biglietti a prezzo stracciato, ma poca voce da gettare per la causa. Ci voleva una bolgia, non un bel colpo d'occhio.

Occhi, appunto, tanti. Puntati su quella foglia morta del capitano, un gesto tecnico che lascia il tempo che trova. E quell'incrocio pieno, è uno schiaffo in pieno volto. Diciamocela tutta: un po' meritato. D'altronde, se non ora, quando? Il Lecce non ha osato, e non osando non ha vinto. Non doveva certo dimostrare di essere alla pari con il Bologna. Semmai, di essere superiore. Cosa c'è di male in questa affermazione? Niente. Gli uomini ci sono, ed il progetto è quello: vincere il campionato. E allora, cosa è mancato?

Vien da credere che abbia vinto la paura. E' un campionato strano, dicono gli esperti. Guardate l'Albinoleffe dove sta. Nessuno lo considera, questo agglomerato di case in provincia di Bergamo, due paeselli riuniti sotto una bandiera. Domina silenzioso. Forse c'è meno agitazione nell'ambiente della campagna lombarda, e la serenità dà di questi frutti. Sicuro, però, qualcosa il Lecce la sta lasciando per strada. Per carità, era il Bologna, signora squadra. E ancora ci sono da scrivere pagine e pagine, a partire dal prossimo impegno, in Liguria con lo Spezia. Eppure, quella domande, come una martello che batte nella testa. Se non ora, quando?

Quando prenderà il volo il Lecce? A Verona, è stato salvato dalla destrezza dei singoli e dall'amor proprio. Siamo il Lecce, cavolo, che stiamo combinando? Con il Bologna, non è mai nata in oltre 90 minuti un'azione di gioco che potesse rimanere impressa nel ricordo. Vero è che i felsinei hanno giocato di rimessa. In certi momenti, li vedevi chiusi in undici nella propria metà campo, punte comprese. E allora, difficile trovare un varco, uno spazio in cui infilarsi, pur giocando con una sorta di tridente. Le punte di diamante, tutte insieme: Tiribocchi, Abbruscato, Valdes. Nessuno dei quali passerà alla storia, questo sabato. Solo il Tir, ma in negativo: al 25esimo del secondo tempo si troverà di fronte ad uno scivolone di Moras, avendo campo inatteso in cui giostrare, ma sparando al lato un diagonale sbilenco. Da suicidio, si sarebbe detto in altri tempi, specie considerando l'indiscutibile caratura del giocatore; se non che, stavolta, merita pure un plauso. Almeno c'ha provato.

No, non si ricorderà nulla, di questa gara di cartello, non rimarrà memoria storica anche perché non supportata da quella visiva. Si perderanno per strada anche gli interrogativi, legittimi? Sulle fasce, spinta nulla. Il centrocampo, ancora una volta, intermittente. Palloni persi o gettati al vento, imprecisione e poche idee, geometrie assenti. In panchina più di qualcuno scalpita, e non solo i nuovi arrivati. Qualcosa può cambiare? Forze fresche e motivazioni possono giocare un ruolo determinante, per il futuro immediato. Ma questo, si vedrà. Molto dipenderà, è ovvio, dalle decisioni del tecnico. E intanto, tornando all'immediato, viene da chiedersi: in una gara estenuante, fra due squadre speculari e incapaci di offendersi, si poteva cambiare qualcosa in corsa? Ad una manciata di secondi dal termine, Konan per Tiribocchi. Sostanzialmente, gli stessi uomini per 90 e passa minuti, a cercare sempre le solite trame, con inutile testardaggine, e con la stanchezza strisciante di minuto in minuto nelle gambe. Ed in panchina, in tanti seduti a sognare quel prato verde da mordere.

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