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Giovedì, 18 Aprile 2024
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New York City marathon: tre salentini conquistano la "Grande Mela"

Tre podisti hanno rappresentato il Salento nell’edizione del 2015 della maratona di New York: Antonio Varallo dell’Atletica Salento Aradeo; Franzi Roselli dell’Asd Gpdm; e Daniele Pasca del Gruppo podistico 2000 di Ruffano. Tre storie da raccontare, un terzetto di salentini che ha conquistato la “Grande Mela” e che ha scritto il proprio nome nella storia

LECCE – E’ un po’ come correre al centro del mondo, in una sorta di set cinematografico reale, lungo strade, ponti e paesaggi ammirati tante volte, tra migliaia di tifosi che sembrano attendere solo te. La maratona di New York è molto di più che una semplice corsa, è forse la Mecca di ogni podista, il sogno che ogni runner vorrebbe vivere. Sarà per questo che ogni anno La NYC marathon stabilisce nuovi record e primati, come quello di essere la più partecipata al mondo. Sono stati circa 55mila i concorrenti, provenienti da 125 paesi, a celebrare la sua 45esima edizione. La prima fu nel ‘70 con 127 iscritti, una sola donna, 55 al traguardo (uomini) dopo quattro giri attorno a Central Park. Ora invece la gara attraversa tutti e cinque i distretti. Cinque come le dita di una mano, quella che in tanti lungo il percorso tendono ai maratoneti per incoraggiarli e incitarli, trasformando la fatica in adrenalina e gioia.

Tre podisti hanno rappresentato il Salento nell’edizione del 2015: Antonio Varallo dell’Atletica Salento Aradeo, al traguardo in tre ore, 16 minuti e 59 secondi; Franzi Roselli dell’Asd Gpdm, 3.18.38; e Daniele Pasca del Gruppo podistico 2000 di Ruffano, che ha chiuso in 4.19.02. Tre storie da raccontare, un terzetto di salentini che ha conquistato la “Grande Mela” e che ha scritto il proprio nome nella storia della corsa più affascinante al mondo. Per loro oltre l’orgoglio e la soddisfazione di aver tagliato quel traguardo da sogno, anche l’onore di aver portato il Salento in una delle manifestazioni sportive più seguite e più importanti.

Dedica speciale per Franzi Roselli, la faccia da guascone e il talento del campione a celare un animo sensibile e un cuore grande: per la madre malata di cancro scomparsa nel 2009 e per Lorenzo, colpito a soli 13 anni da un tumore maligno. L’atleta dell’Asd Gpdm (capace di fermare il cronometro sotto le tre ore nella Turin marathon a ottobre) è stato ambasciatore e portavoce dell’Associazione Lorenzo Risolo, nata nel gennaio del 2014 nel ricordo di una ragazzo speciale, appassionato di musica e di sport, capace di portare avanti la sua lotta contro la malattia per un anno con grandissimo coraggio e determinazione. Proprio dalla determinazione di Lorenzo è nato il desiderio della famiglia di voler fornire un aiuto concreto a chi vive questo difficile percorso. L’Associazione promuove e organizza manifestazioni, incontri, tornei di beneficenza, e ogni altra iniziativa il cui ricavato vada a sostegno immediato e diretto alle famiglie e ai bambini. Tra le migliaia di canotte e maglie che hanno colorato le strade di New York, brillava anche quella di Franzi con il simbolo dell’associazione, un grande cuoreFranzi-2 rosso e quella Ferrari di cui Lorenzo era grande tifoso e la scritta “Corri a Lecce”. E poi il tricolore (orgoglio di appartenenza) e quel nome scandito da migliaia di tifosi con l’immancabile: “Viva Italia!”.

“E’ stata un’esperienza fantastica e indimenticabile” ha commentato Roselli. “Ho cercato di rispettare i tempi che mi ero prefissato, godendomi quanto più possibile la gara e la gente presente sul percorso, con tantissimi bambini che davano “il cinque”. La seconda parte della maratona è dura, ho sofferto un po’, ma l’emozione di tagliare il traguardo ti ripaga di ogni fatica”. Già, perché la vita è fatta per allenarsi, la fatica passa e il traguardo resta per sempre.

Antonio, Franzi e Daniele porteranno con loro i ricordi di questa fantastica esperienza. La sveglia nel cuore della notte per prendere il traghetto per Staten Island delle 5.30, con l’alba che tinge di colori pastello lo skyline di Manhattan e lo sguardo severo della Statua della Libertà. Il ponte di Verrazzano, luogo della partenza, sembra un immenso formicaio colorato, con le note dell’inno cantato da migliaia di persone che mette i brividi. Poi l’immancabile New York New York, colonna sonora della maratona, e quello sparo che è l’inizio di un viaggio nel mito. La città sembra un immenso stadio a cielo aperto, si procede spediti fino alla “mezza”, mentre al 25esimo chilometro inizia il punto più duro, un miglio in salita (con una pendenza del 5 per cento) lungo in ponte del Queensboro, l’unico punto del percorso dove il pubblico non è ammesso e che sembra interminabile. Superato il ponte arriva l’apoteosi, con l’ingresso nel Maracana dei runner: la First avenue. Dal silenzio del Queensboro bridge si passa a un boato assoluto, migliaia di persone lungo il percorso a gridare e tifare, in un tripudio di emozioni. Dalla 59esima strada si deve arrivare fino al Bronx, alla 138esima, poi si ridiscende Manhattan e arriva l’ultima parte, quella che tutti temono: Central Park. Sono Sono quattro chilometri di continui saliscendi, le gambe diventano blocchi di cemento, ma i muscoli contano fino a un certo punto, poi è solo una questione di testa e cuore, e l’urlo dinanzi al mondo intero: “I’m a finisher!”.

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