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Rimini-Lecce da crepacuore: 2 a 3 in "zona Tulli"

I salentini passano in vantaggio per due volte (Esposito e Schiavi), ma vengono sempre raggiunti dai romagnoli. Fino alle battute finali. Prima Munari coglie la traversa, poi arriva il gol di Tulli

Due traverse, parate dei portieri, svarioni difensivi, girandola di corner, ridda di ammonizioni e due cartellini rossi come fatidiche ciliegine sulla torta di una gara divisa in cinque spicchi. Tre se li mangia il Lecce in un tachicardico confronto fra concentrati di rabbia ed energia, spietato nel chiudere i conti a suo vantaggio nel finalone delle ammucchiate in area. Quella di Rimini era una delle tappe più scorbutiche dell'infinta stagione cadetta, vuoi per l'indole di un avversario poco incline ad elargire doni e gentilezze in casa propria, vuoi perché l'ultimo mese giallo-rosso ha assunto tonalità grigio-nere. Il Lecce ha però affrontato la sfida con una prova di grandissimo carattere, che pure, a voler essere del tutto obiettivi, non cancella le amarezze degli ultimi periodi, anche se ridà un po' di fiato alle speranze tradite e respiro in classifica in attesa dell'incontro interno di martedì con il Grosseto.

Non solo. La condotta stessa del match è stata macchiata dalle solite distrazioni in fase difensiva. Emblematici, e davvero, i due gol del Rimini. Uno: quanto somiglia il tiro al volo vincente in piena area di Valiani (24' del primo tempo), in beata solitudine e con partenza dalle retrovie, a quello di Gorzegno dello Spezia di due domeniche fa? Cambiate il colore della maglia, ed otterrete la risposta. Due: non certo impeccabile appare la posizione della linea difensiva in occasione del secondo gol riminese, tagliata in due al centro da Jeda lanciato in contropiede (18' della ripresa). La consueta mancanza di lucidità nell'ultimo tocco, quello decisivo, degli attaccanti leccesi è poi l'ultimo aspetto negativo di un sabato positivo. Valdes si muove molto, mette a dura i prova i riflessi di Pugliesi, ma a volte cincischia con la palla fra i piedi e non permette all'azione di ripartire. Dialoga anche bene con Abbruscato, che però spedisce troppo spesso la sfera fuori da ottima posizione, quando trova i varchi giusti nell'area avversaria.

Finisce così che vadano in gol tre riserve, due delle quali difensori spintisi sul fronte d'attacco ed una punta da "ultimo minuto" che ricorda molto le imprese di Ezio Panero, il vice-Pasculli che Mazzone spediva in campo a cavallo dei minuti di recupero quando non sapeva più che pesci prendere (e che puntualmente la metteva dentro, in qualche modo). Si tratta, nell'ordine, di Esposito, promosso sul campo e preferito questa volta a Cottafava dopo prove non certo inappuntabili; di Schiavi, lanciato per necessità, vista l'assenza forzata per squalifica di Polenghi; e di Tulli, buttato nella mischia (e finito sul taccuino dei cattivi per zuffa, all'ultimo secondo) quando Abbruscato non regge più. Tutto questo la dice lunga su quanta fame vi sia in panchina di emergere e lottare per un posto al sole. I titolari sono avvisati.

Ovviamente, non è però tutto frutto di fortuna, né potrebbe esserlo quando si va a segno tre volte. E anche in questo caso occorre essere obiettivi: il Lecce vince il duello perché ci mette caparbietà e testardaggine nel voler spingere sull'acceleratore fino all'ultimo secondo di gara. Ma anche perché recupera un po' di sostanza a centrocampo e infine perché riesce a sfruttare al cento per cento le palle inattive: tre gol da tre corner, non casuali (specie i primi due), ma frutto di prove tecniche elaborate in settimana. Vera e proprie fotocopie l'una dell'altra le reti di Esposito e Schiavi, due inzuccate in piena area. La prima al 14', che frutta il vantaggio per 1 a 0. La seconda al 7' del secondo tempo, che porta il Lecce momentaneamente sul 2 a 1. E quando il Rimini riesce a trovare ancora una volta il pareggio, emerge quel Lecce rabbioso che sembrava quasi dimenticato nel cassetto dei ricordi. Il cronometro conta già i minuti di recupero quando Munari spacca in due la traversa con una bordata violentissima. Da masticar bestemmie con le mani fra i capelli sotto attacco cardiaco. Ma qualche secondo più tardi, dall'ennesimo angolo, nasce la mezza rovesciata di Tulli che lascia Pugliesi impietrito. Per l'attaccante romano - lestissimo il suo movimento - è il secondo gol stagionale, anche questo vincente e siglato all'ultimo minuto di recupero, come già successo a Piacenza. Va a finire che la chiameremo "zona-Tulli". Da non sperimentare mai più, però, almeno ci si augura. Con il Grosseto, se vittoria deve essere, che sia più serena. I cardiopatici ringrazieranno.

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