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Roma sprecona, Lecce troppo rinunciatario. Finisce "solo" 2 a 1

Ospiti asserragliati nella propria metà campo, incapaci di pungere nelle ripartenze. Bertolacci segna alla "sua" squadra. Splendido il gol di Osvaldo in rovesciata, annullato per un fuorigioco inesistente

ROMA - Dal festival delle occasioni mancate andato in scena all'Olimpico, il Lecce poteva uscirne frantumato in mille pezzi. Se così non è stato, lo deve alla involontaria generosità degli avversari romanisti che avrebbero potuto farne cinque o sei, invece di inventarsi i modi più incredibili per sbagliare un gol già fatto. C'è tanta Roma e poca aderenza alla realtà nel 2 a 1 finale di un match che i salentini hanno affrontato per almeno un tempo senza capire quasi nulla del meccanismo orchestrato da Luis Enrique, sicuramente un esteta del calcio ma anche uno che le mosse giuste le sa fare. Come quella di opporre Taddei a Cuadrado, completamente assente in fase di copertura.  

Il tecnico asturiano trova subito la chiave di lettura del match, costringendo il Lecce a chiudersi in 20 metri di campo, richiamando i suoi attaccanti verso i centrocampisti mentre gli esterni affondano sulla corsie laterali. Il risultato è una squadra proiettata sistematicamente con 7 e anche 8 elementi nella metà campo altrui, "arata" da una estenuante trama di passaggi che sballottola gli avversari in attesa del varco giusto. Il Lecce non tira praticamente mai, peggio, non riesce nemmeno ad uscire dal suo angolo salvo un paio di ripartenze nelle quali si scopre tutta la normalità della retroguardia di casa, se sottoposta ad un minimo di pressione.

E' una squadra esageratamente rinunciataria, quella disposta da Di Francesco che un errore di suo lo commette in partenza, quello di ripescare dal cilindro Julio Sergio, portiere che evidentemente neccesita di più tempo per ritrovarsi: al di là delle responsabilità sul secondo gol romanista, quello di Gago, l'impressione è che con il brasiliano in campo, la difesa abbia smarrito quel precario equilibrio conquistato faticosamente nell'ultimo periodo, grazie anche ed un ottimo Benassi. Peccato, viene quasi da dire, senza che sembri una bestemmia davanti alla pirotecnica produzione di occasioni dei padoni di casa. Partite così, tirate fino al novantesimo in attesa del colpo di grazia, capita di riacciuffarle per il rotto della cuffia, ma non può bastare il talento di Bertolacci. Con il rientro di Di Michele e di Muriel si deve fare necessariamente di più.

Primo tempo: Taddei apre i varchi, gli altri sprecano. E il Lecce, chiuso in difesa, non tira mai.

La gara inizia secondo copione, ma con una variante: i ragazzi di Di Francesco non riescono mai a ripartire ed allora il monologo di possesso palla dei padroni di casa diventa quasi noioso. Ad intervalli regolari Taddei serve assist su piatti d'argento. Succede al 14', ma Pjanic non ci arriva di un soffio, al 21' e ancora quattro minuti dopo quando il bosniaco non può esimersi dallo spingere la sfera in rete. Grave errore di Cuadrado che prima si schiaccia troppo sui centrali, poi svogliatamente ritorna sul brasiliano che lo infila alle spalle con sconcertante facilità. Non è la prima volta che nella zona affidata alla cure del colombiano e di Oddo avvengono scorrerie del genere. 

Il Lecce accusa il colpo e la Roma può subito raddoppiare con un tiro di Osvaldo. E' il momento dell'euforia romanista: sempre dall'out sinistro, Lamela mette al centro per l'accorrente Pjanic che, forse leggermente sbilanciato, non riesce a ribadire in rete. Gli ospiti danno un segno di vita al 37' quanto Bertolacci trova lo spunto, Corvia il passaggio per Grossmuller che viene anticipato mentre arma il tiro. Carrozzieri si fa male nel disperato tentativo di fermare Osvaldo lanciato contro Julio Sergio, entra Brivio e Tomovic si sposta nel ruolo di centrale accanto ad Esposito. 

Secondo tempo: la Roma raddoppia subito ma non chiude il match e Bertolacci riaccende le speranze.

julio-sergio-11-2L'avvio di ripresa è meno traumatico per il Lecce, ma la Roma - dopo un bel tiro di Oddo da 30 metri - trova il raddoppio, al 9', con un tiro di Gago, potente ma non troppo angolato, che però rimbalza davanti a Julio Sergio senza che il portiere riesca ad intercettarlo. Nemmeno due minuti e Lamela incrocia troppo il colpo di piatto sbagliando la più facile delle occasioni. Poi tocca a Osvaldo sparare sul portiere avversario. Luis Enrique capisce che qualcosa sta girando per il verso storto, ma prima di far capire ai suoi che non è tempo di regali, Bertolacci, servito da Grossmuller, supera con un tocco delizioso lo spettatore Stekelenburg. A questo punto i giallorossi romani vanno in apnea, mentre il pubblico tira un sospiro di sollievo quando Cuadrado alza alle stelle un diagonale che meritava migliore esecuzione. 

Al 20' i padroni di casa riprendono a sbagliare: Bojan spara alto da pochi metri con Julio Sergio fuori dai pali. La partita dello spagnolo di padre serbo finisce lì, perchè il suo allenatore manda in campo Totti dopo cinquanta giorni lontano dall'agonismo di una gara di campionato. Di Francesco risponde inserendo Obodo per Olivera, piuttosto avulso dal gioco nella sua posizione di interno sinistro. Al 25' Cuadrado abbassa la mira, ancora una volta dal vertice destro dell'area avversaria, ma la palla termina fuori non di molto. Anche Pjanic guadagna anzitempo gli spogliato, lasciando il posto a Greco. La cosa più bella di tutta la partita si vede alla mezz'ora e quasi dispiace che il guardalinee ci metta lo zampino: Osvaldo, in posizione assolutamente regolare, esegue una magistrale rovesciata, vanificata dall'inopportuno fischio dell'arbitro sollecitato dal suo assistente.

L'ultima cartuccia di Di Francesco risponde al nome di Pasquato (che rileva Grossmuller) per compensare il calo fisiologico di Bertolacci e di Cuadrado che sparisce per larghi tratti dal gioco. L'allenatore della Roma, di contro, teme la beffa ed alza il tasso di esperienza con l'ingresso di Perrotta per Rosi. Quanto basta per mettere in salvo i tre punti, gli stessi che non devono sfuggire al Lecce nel match casalingo di sabato contro il Catania di Montella.

 

 

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