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I mitici Tingipupi alla conquista della "100 chilometri del Passatore"

Lo storico gruppo leccese affronterà, tra il 26 e il 27 maggio, una delle gare più dure e affascinanti di sempre

LECCE – Hanno corso maratone e mezze in giro per il mondo, vissuto grandi avventure sulle due ruote, ma ora per i Tingipupi è arrivato il momento della sfida più bella e difficile, quella che non dimenticherai e di cui parlare per anni, arricchendo ogni volta il tuo racconto di aneddoti e sensazioni nuove, perché come ha scritto il grande Osvaldo Soriano: "La memoria ingigantisce ogni cosa". Lo storico gruppo leccese affronterà, tra il 26 e il 27 maggio, la 100 chilometri del Passatore.

Molto più di una gara, un viaggio alla ricerca di se stessi, dei propri limiti e di come superarli. Sì, perché il Passatore non è una gara ma proprio un viaggio, un’esperienza indimenticabile che, ancor più di una maratona, ti cambia per sempre. La 100 chilometri del Passatore è una competizione podistica di ultramaratona che ogni anno, nell'ultimo sabato di maggio, conduce centinaia di appassionati da Firenze a Faenza. La gara, che si è svolta per la prima volta nel 1973, è intitolata al Passatore, popolare figura della storia e del folclore romagnolo (Stefano Pelloni, detto il Passatore, è stato un brigante italiano, attivo nella Romagna di metà Ottocento, il più efferato tra i briganti romagnoli). Con un antenato così non può che essere un’esperienza unica, nel cuore degli Appennini, adatta solo a chi ama le sfide. La 100 chilometri del Passatore è una sfida massacrante, che ti cambia e ti fa capire cosa sono la fatica e la sofferenza, che ti toglie ogni energia fisica e mentale.

A comporre il gruppo, tutti alla prima ultramaratona, Roberto e Sergio della Giorgia, Salvatore Labriola, Giuseppe Perrone, Ennio Cioffi, Giuseppe Salomi, Vito Marzo Vito, Gaetano Gravili, Antonio Licci, Antonio Faggiano, Daniele Vittorio, Giuseppe Sillavi Giuseppe e l’unica donna: Barbara Rizzo. In dubbio, a causa di un infortunio, la presenza del WhatsApp Image 2018-04-24 at 12.36.09-2mitico Giampiero Carracchia. Gli accompagnatori in bici saranno Carlo valente e Luciano Mazzotta. Sarà una vera e propria sfida, vissuta con lo spirito inconfondibile dei Tingipupi, un mix di amicizia, allegria, goliardia, competizione, spirito d’avventura e forza del gruppo. Una gara preparata attraverso centinaia e centinaia di chilometri percorsi negli ultimi mesi lungo il Salento, con allenamenti anche di molte ore.

Si parte nel centro storico di Firenze alle 15 e poco prima del quarto chilometro si inizia a salire verso la collina di Fiesole, lassù dove Firenze appare ancora più bella. Un’ascesa continua, che mette già a dura prova gli atleti, fino alla “Vetta Tre Croci” (a oltre 500 metri). Poi si scende per una quindicina di chilometri, fino ai 195 metri di Borgo San Lorenzo, prima tappa del viaggio. La discesa mette a dura prova muscoli e articolazioni, con l’Appennino che sembra un gigante che ammalia e fa paura.

L’antico comune del Mugello segna l’inizio di una salita durissima che, attraverso sedici chilometri di ascesa, conduce al temuto Passo della Colla di Casaglia, a quasi mille metri sul livello del mare, tra tornanti di montagna. Una salita che mette a dura prova gambe e testa, che fa rivivere le centinaia di ore di allenamento, i sacrifici, la forza e la voglia di non mollare. All’arrivo mancano ancora 52 lunghissimi chilometri, un’eternità. Poi, dopo la sosta e un rapido cambio di indumenti, giù per una lunga discesa attraverso luoghi leggendari come Stazione Fantino e San Cassiano.

Al 75esimo chilometro inizia un lungo falso piano che tra continui saliscendi conduce a Brisighella, l’ultimo paese prima dell’ambita meta di Faenza. E’ il momento più duro, le gambe sembrano diventare di cemento, il copro vorrebbe fermarsi, ma la testa e il cuore ti fanno andare avanti. Da Brisighella mancano 12 chilometri alla conclusione di un’avventura da sogno. Finalmente la soddisfazione di poter contare i chilometri rimanenti facendo un countdown immaginario, avvolti dal buio della calda notte romagnola, che regala brividi e suggestioni, con le luci a brillare all’orizzonte come i fuochi dei briganti e dei partigiani che un tempo erano i signori di questi luoghi. Si corre immersi nel buio e nel silenzio, spezzato solo dal rumore dei passi e dal canto delle rane, con la magia delle lucciole che luccicano e incantano.

Quando si giunge al cartello di Faenza il traguardo è ormai vicino, con un lungo rettilineo che conduce fino a piazza del Popolo, in un mondo di emozioni impossibili da raccontare. Un arrivo da eroi o da briganti, di sicuro da leggenda. Perché per superare i propri limiti servono grandi sogni.

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