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Un Lecce cinico ed essenziale espugna il "Partenio"

Seconda vittoria esterna per i salentini, rimasti in dieci uomini per l'espulsione di Angelo. Inutili gli affondi dell'Avellino: Rosati fa buona guardia, Valdes su rigore e Munari chiudono il match

Tre punti per dimenticare il mezzo passo falso casalingo con l'Ascoli. Preziosissimi, senza dubbio, specie in virtù della corsa sfrenata di un Brescia vulcanico come il suo condottiero Serse e dell'Albninoleffe delle meraviglie (due paesini del bergamasco, quattro gatti di tifosi, una sola squadra con un passo da vera "big"). Ma la sofferenza non è mancata. L'Avellino, nel giorno della riconquista del proprio pubblico, ha avuto dalla sua la propulsione di una spinta incessante e la verve di chi è affamato di posizioni da scalare. E fin qui era tutto bene o male prevedibile. Ma nella sfida fra lupi contro lupi, s'è sentito ad un certo momento un lungo e disperato ululato irpino, fatto di affondi e sberle dalla distanza, inserimenti, pali, e diversi voli miracoloso di Rosati in versione San Giuseppe da Copertino.

E' successo soprattutto dopo l'espulsione un po' inattesa, ancora da chiarire appieno, di Angelo. Ma anche per qualche sofferenza di troppo sul piano difensivo, considerato anche il fatto che Mihoubi, all'esordio, chiamato a sostituire Giuliatto, ha pagato qualche ingenuità dettata dall'inesperienza. E quando Papadopulo è rimasto con dieci uomini a disposizione sul terreno di gioco, ha dovuto rimpolpare le retrovie inserendo anche Schiavi. Questo Lecce del nuovo corso inaugurato a metà dello scorso campionato, con la difesa a quattro, non s'era forse mai visto.

Portano a casa i tre punti, però, i salentini, e questo è ciò che conta, per la classifica e per il morale, specie per rinfrancare quella parte di opinione pubblica che la scorsa settimana aveva lanciato qualche strale d'accusa, sostenendo la tesi che fosse stato il tecnico del Lecce, con un Ascoli a tenuta stagna e in versione anti-calcio, ad aver sbagliato le contromosse per scardinare le maglie della gabbia difensiva. Seconda vittoria esterna, dunque, dopo quella di Frosinone. E anche in questo caso con due reti all'attivo. Se al "Via del Mare", aveva ammonito una settimana fa Zanchetta, molti chiuderanno la cerniera, in trasferta questa squadra riesce forse a gestire meglio gli spazi che si vengono a creare. D'altro canto, anche con qualche pecca di tenuta, ci sono sempre i nomi che fanno la differenza. E ad Avellino, in assenza del Tir fermo in rimessa per ordine del giudice sportivo, l'hanno fatta Valdes, ma soprattutto Abbruscato. All'attaccante è mancata la zampata vincente, ma è stato per tutta la gara una fastidiosa spina nel fianco.

Formazione largamente rimaneggiata, viste le tante defezioni. Mancano ancora una volta Ardito e come sempre Konan. A centrocampo rientra Zanchetta per un tempo e poco più. I padroni di casa partono di slancio e nei primissimi minuti con Anastasi centrano in pieno la traversa con una velenosa incornata di testa. Sembra il preludio di un assedio, ma il Lecce prende presto le misure e detta legge a centrocampo, cercando in diverse occasioni di arrivare sotto rete, soprattutto con un Elvis ispiratissimo. Dietro, sarà spesso Rosati a fare ottima guardia. Il gol del vantaggio nasce da un rigore al 36' - primo stagionale - ineccepibile: cross dalla destra di Valdes, intercettato da De Angelis in piena area con la mano sinistra che si solleva istintivamente dal fianco e ferma la sfera. Dal dischetto lo stesso "pacarito", invocato in settimana dal pubblico, trova il modo di ringraziare per l'affetto non sbagliando come in altre occasioni. Il raddoppio, nella ripresa, nel momento di maggior sofferenza, con l'Avellino proiettato in avanti a testa bassa e Rosati a fare da solido guardiano. L'autore è Munari, ma il merito è da dividere salomonicamente con Abbruscato, che vede il compagno lanciarsi in contropiede e lo serve di tacco tagliando in due il centrocampo e mettendo in crisi la retroguardia irpina già sbilanciata. La volata del 39', con la formazione già in dieci uomini, si chiude con palla alle spalle di Pantanelli. Nel finale, un altro clamoroso palo dell'Avellino, questa volta di Kenesei su punizione. I tre punti conquistati con freddo cinismo alleggeriscono non poco le tensioni che hanno preceduto questa gara. Il Lecce può pensare all'impegno ravvicinato di Piacenza (in campo martedì) con più tranquillità. Mancherà Angelo, che pure oggi era partito dalla panchina, ma si potrà contare sul rientro di Tiribocchi.

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