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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Rifiuti tossici, il sindaco di Casarano scrive a Procura e Noe. E prepara una mappa

Mentre il dibattito infuria, Gianni Stefano chiede chiarezza agli inquirenti e si dice pronto a collaborare. Gli uffici comunali stanno lavorando per predisporre una mappatura delle eventuali zone usate come discarica. E intanto, da M5S, Regione Salento, Pdl e Sel, tutti chiedono un'indagine

CASARANO – I rifiuti tossici fanno paura. Una paura ancor più densa, avvertita a pelle dai cittadini, se si considera che le dichiarazioni desecretate nei giorni scorsi sono fumose per quel che riguarda la Puglia. Furono rilasciate nel lontano 1997 alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti in Campania dal pentito Carmine Schiavone, del clan dei Casalesi. “Facevano tutti così”, disse, riferendosi alla possibilità che non solo la camorra campana, ma anche la mafia siciliana, la ‘ndrangheta calabrese e la Scu salentina fossero attive nel business.

Queste dichiarazioni hanno trovato sponda nel momento in cui Silvano Galati, ex esponente della Sacra corona unita, ritenuto un tempo vicino al clan “Cucurachi”, nel 2005 raccontò agli inquirenti di rifiuti sepolti nelle campagne del casaranese. E quest’aspetto, se da un lato potrebbe circoscrivere in qualche modo un’area, resta pur sempre un’indicazione ancora vaga. Non tanto, però, da non mettere sul chi va là un’intera comunità. E, infatti, il sindaco di Casarano, Gianni Stefano, oggi, ha scritto alla Procura della Repubblica di Lecce e ai carabinieri del Noe per chiedere un incontro chiarificatore. E per fornire la collaborazione del Comune nel caso di un’eventuale indagine.

“Quale sindaco, e quindi primo responsabile della salute pubblica della Comunità di Casarano, avverto la necessità di ricevere chiarezza dagli organi competenti circa la fondatezza e la portata di queste notizie e di fornire la massima collaborazione”, scrive il primo cittadino a magistratura e investigatori dell’Arma. E a tale proposito, annuncia anche che “gli uffici comunali stanno già lavorando per produrre una mappatura del territorio utile a qualunque finalità”.

“La mappatura che gli uffici stanno predisponendo comprende anche le segnalazioni delle aree di territorio comunale e intercomunale interessate negli ultimi anni da rilevanti movimenti terra – sottolinea il sindaco -, perché potrebbero essere zone potenzialmente interessate dalle attività Tutto questo anche per “evitare ove possibile inutili allarmismi.”

“Evitare allarmismi” è una locuzione tornata più volta in questi giorni. Frase impiegata da diverse fonti istituzionali, non ultimo l'assessore pugliese all’Ambiente, Lorenzo Nicastro. “Il fatto che le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone siano state soltanto ora rese pubbliche – ha affermato Nicastro nei giorni scorsi (dichiarazioni raccolte dall’Ansa, Ndr) - non vuol dire che, anche in Puglia, le autorità competenti non tenessero da tempo sotto controllo il problema. Vorrei che si restituisse alle notizie che emergono in queste ore un contesto perché, ancora una volta, non si rischi di creare ingiustificati allarmismi nella popolazione. Dico questo anche in ragione della mia precedente attività di magistrato che, in più occasioni, si è occupato di reati ambientali anche di questo genere”.

Non ci sta, però, Giuseppe L'Abbate, deputato pugliese del Movimento 5 stelle. “Minimizzare, tranquillizzare, evitare di parlarne: questo pare essere il monito di fondo delle analisi dell’assessore Nicastro”, sbotta il parlamentare del movimento fondato da Beppe Grillo.” La parola d’ordine è scotomizzare, ovvero occultare o escludere dalla coscienza e dalla memoria ricordi penosi o sgradevoli. È il caso dei rapporti sull’ecomafie redatti da Legambiente negli ultimi tre anni e presentati in Puglia dinanzi allo stesso Nicastro – aggiunge *: relazioni che parlano chiaro ma che sembra si voglia mettere nel dimenticatoio per convenienza. Ma tutta la Giunta Vendola deve farsi convinta, una volta per tutte, che i cittadini si sono risvegliati e non molleranno finché i colpevoli, anche morali, di questa situazione non andranno a casa”.

L’Abbate cita, a tale proposito, il presidente di Legambiente Puglia Francesco, Tarantini che, fin dal 2011, “ha dichiarato, davanti allo stesso Nicastro partecipe alla conferenza stampa di presentazione del Rapporto ecomafia, che la nostra regione è ormai, da anni, stabile al quarto posto nella classifica generale delle illegalità ambientali e seconda nel ciclo illegale dei rifiuti oltre ad essere base logistica di traffici internazionali di rifiuti. Tra le novità, il record di discariche abusive di pneumatici fuori uso e l’aumento degli illeciti accertati, soprattutto nel Salento, nel ciclo del cemento”. E non dimentica anche di rimarcare che “l’assessore all’Ambiente Nicastro conosce perfettamente la devastazione del territorio della nostra Puglia come la conosce il presidente Nichi Vendola, membro della Commissione parlamentare dove Schiavone ha rilasciato quelle dichiarazioni secretate per sedici anni e che ora, dopo il nostro pressing alla Camera, hanno perso il segreto d’ufficio”.

Pressappoco sulla stessa lunghezza d’onda anche il consigliere regionale del Pdl Saverio Congedo. Che oggi dice: “Occorre che la Regione metta in campo al più presto gli uffici competenti e tutti gli strumenti di cui può disporre per fornire una risposta esaustiva ai cittadini del Salento in termini di salute e sicurezza”.

“E’ chiaro che sulla vicenda dei rifiuti tossici c’è un percorso giuridico e penale di cui aspettiamo le conclusioni - sottolinea - ma il livello di preoccupazione che il Salento vive in questi giorni, obbliga la Regione a intervenire per chiarire la dimensione e la portata del fenomeno. E’ necessario che gli uffici dell’assessorato alla Salute e quelli dell’Arpa e dell’Asl regionale facciano una verifica di carattere tecnico, ambientale e sanitario per sgombrare il campo da ogni possibile dubbio in merito alla presenza o meno sul territorio provinciale di siti in cui in passato sono stati riversati abusivamente rifiuti tossici e alla eventuale incidenza sulla salute dei salentini. Una situazione che, peraltro, alimenta un vero e proprio allarme sociale per il Salento se associata all’emergenza tumori, cioè al picco di neoplasie polmonari registrato in determinate aree della provincia e in quella di Galatina in particolare”.

A chiede subito un’indagine è anche Paolo Pagliaro, presidente del Movimento Regione Salento, che è anche più drastico e diretto nelle conclusioni. “E’ pazzesca l’idea che per anni si siano sversati impunemente rifiuti di ogni tipo, sotto il naso delle istituzioni e sulla testa dei cittadini. E’ pazzesco e impossibile che lo si sia fatto senza che nessuno sapesse. Ci saranno evidentemente delle responsabilità che vanno individuate”.

Anche Pagliaro, come Congedo, cita l’alto picco di determinate patologie: “Non è un caso che questo territorio faccia registrare il più alto tasso di tumori di tutta Italia. Probabilmente ai rischi ambientali dell’industria pesante dobbiamo aggiungere adesso l’ipotesi inquietante del sotterramento di veleni sconosciuti e provenienti da chissà dove”. E invita la Prefettura “a convocare una commissione di coordinamento provinciale per affrontare la vicenda”.

Il circolo SeL di Casarano, dal canto suo, chiede due cose molto semplici: chiarire “se effettivamente i collaboratori di giustizia hanno potuto individuare siti specifici” e “se tali siti dovessero essere individuati coinvolgere tutte le istituzioni affinché si avviino con urgenza tutte le analisi per quei terreni”.

“Questa terra per anni, e ancora oggi, ha vissuto e vive delle vere e proprie contraddizioni culturali, facciamo ogni cosa convinti che l’ambiente un giorno si autorigenererà, e diciamoci la verità, molti cittadini hanno sistematicamente chiuso gli occhi dinnanzi agli scempi perpepetrati”, recita una nota.

“E invece i pellami che le industrie hanno bruciato per anni nelle campagne, i rifiuti tossici interrati, i cementifici, l’Ilva, Cerano e lasciatecelo dire anche gli effetti ancora tutti da scoprire della tragedia di Chernobyl, hanno reso questa terra una bomba potenziale”. 

Tutto questo mentre il procuratore Cataldo Motta, a capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, potrebbe decidere a breve di ascoltare proprio Schiavone per capire meglio se realmente è a conoscenza di zona fra Lecce e Brindisi in cui potrebbero essere stati interrati rifiuti tossici negli anni '90. 

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