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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Usura, estorsione e riciclaggio, la guardia di finanza sgomina un’associazione a delinquere

Nove arresti sono stati eseguiti, a Galatina e hinterland, dai militari del Nucleo di polizia tributaria a partire dall'alba. Sono anche scattati sequestri di beni mobili e immobili, oltre che rapporti finanziarie e assicurativi, appartenenti ad alcuni dei componenti della famiglia indagata: il valore è di 5 milioni di euro

GALATINA – E’ una sorta di matrioska l’indagine che ha fatto scattare le manette all'alba: contiene diversi episodi apparentemente slegati. Ma tutti convergenti verso una famiglia di Galatina.  

Che spesso la soglia tra vittime e aguzzini sia labile lo ha dimostrato il blitz condotto alle prime luci del giorno dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando di Lecce. I militari, guidati dal colonnello Nicola De Santis, hanno sgominato un’associazione a delinquere accusata di usura, estorsione e riciclaggio. Per alcuni dei 24 indagati totali è scattata anche l’accusa di turbativa d’asta e frode ai danni del fondo di solidarietà antiracket. In un caso, appunto, la vittima dell’usura (perpetrata però da un’altra associazione) ha persino "gonfiato" gli importi versati agli strozzini, truffando lo Stato, per pou versare il denaro a uno degli arrestati di oggi. Nove dei 24 indagati sono destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, tranne una agli arresti domiciliari

Si tratta di: Luciano Notaro, 70enne nato a Grottaglie e residente a Galatina, fratello di Mario Notaro, , pregiudicato di 72 anni, nato a Sant’Angelo in Vado (Pescara) e residente a Galatina;   Antonio Gianluca Notaro, 44enne nato e residente a Galatina (figlio di Luciano); Luigi Nuzzaci, 65enne di Galatina;  Francesco Palumbo, 44enne di Melendugno; Italo Scudella, pregiudicato 86enne nato a Taranto e residente a Surbo; Fabio Sparapane, 29enne di Galatina e figlio di Luigi Sparapane, 57enne nato a Soleto, cognato di Mario e Luciano Notaro e cha ha scontato già una detenzione per 416/bis.  Ai domiciliari è invece finito Carlo Palumbo, 80enne pregiudicato per usura nato a Galatina, ma residente ad Aradeo, e padre di Francesco. Le indagini, coordinate dal procuratore capo Cataldo Motta e dal sostituto procuratore Alessio Coccioli, si sono diramate in almeno due filoni investigativi: il primo relativo agli appalti per le mense in un istituto galatinese nell’anno scolastico 2011-2012. L’altro, invece, riguarda una trentina di casi di usura ed estorsione nei quali sono incappati altrettanti cittadini galatinesi, per lo più imprenditori in difficoltà finanziaria.

Al vertice dell’organizzazione, a cui è stata anche riconosciuta la modalità mafiosa per via del modus operandi nell’attività di “riscossione dei crediti”, alcuni individui ed esponenti di rango ritenuti vicini al clan mafioso dei Coluccia. I metodi di recupero del denaro si basavano molto spesso su minacce ed episodi di violenza privata. L’organizzazione, oltre ad esercitare abusivamente l’attività finanziaria ai danni di cittadini in stato di bisogno, aveva avviato un vero e proprio business usurario, con tassi di interesse che oscillavano tra il 121 e il 183 per cento. Poi, per non lasciare traccia di quei movimenti illegali, gli assegni bancari che gli indagati ricevevano anche a garanzia dei prestiti concessi, venivano automaticamente negoziati su conti correnti intestati a terze persone a loro riconducibili.

Oltre ai provvedimenti restrittivi nei confronti dei nove arrestati, le fiamme gialle hanno anche eseguito un maxi sequestro definitvo da circa 5 milioni di euro: si tratta di sei immobili, sette motociclette e sei autovetture, uno stabilimento industriale, una società di capitali (la misura riguarda il capitale sociale e l’intero compendio aziendale). E non è tutto.  Sono finite nelle mani dello Stato anche due ditte individuali, alcune quote di capitale sociale per un valore nominale pari a 3 milioni e mezzo e 10 rapporti assicurativi e fondi pensione. Alla ricostruzione del patrimonio è intervenuto in supporto anche il servizio centrale investigativo criminalità organizzataIMG_3116-3della guardia di finanza di Roma.

Ma il nocciolo dell’indagine che ha consentito alla guardia di finanza di scardinare gli ingranaggi dell’organizzazione criminale è rappresentato, appunto,  da quella anomala aggiudicazione di un appalto per la gestione del servizio di mensa scolastica in un istituto per l'infanzia di Galatina.  È emerso, infatti, come uno dei capi dell’organizzazione,  Luigi Sparapane agendo in concorso con alcuni dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di Galatina, fosse riuscito a turbare una procedura pubblica di aggiudicazione con riferimento alla gara d’appalto per il “servizio di refezione delle scuole dell’infanzia statali". Ha così consentito l’assegnazione del relativo servizio alla ditta individuale riconducibile alla propria moglie, titolare di una ditta di forniture di alimenti per le mense. Tra gli indagati a piede libero, infatti, vi sono alcuni funzionari del Comune di Galatina.

LA FRODE AI DANNI DEL FONDO ANTIRACKET

Nell’ambito dell’operazione condotta dal comando provinciale delle fiamme gialle di Lecce, guidato dal colonnello Bruno Salsano, è stato anche scoperto anche un caso di frode ai danni del fondo di solidarietà antiracket dello Stato italiano, istituto con una legge del 1999. Una delle decine di vittime incappate nella rete usuraria dell’organizzazione, un imprenditore edile, avrebbe formulato richiesta di accesso al fondo per alcuni episodi di estorsione subiti alcuni anni prima da un ulteriore gruppo criminale (indagato in un altro procedimento penale), rappresentando in maniera falsa l’esistenza di un debito commerciale nei confronti di uno degli appartenenti del sodalizio sgominato all’alba di oggi. Un modo per ottenere una maggiore erogazione rispetto al dovuto, pari a 115mila euro circa, che ha riversati al suo aguzzino non come saldo del debito commerciale ma - come poi emerso dalle indagini – in qualità di interessi usurai dovuti all’organizzazione. 

Alcuni dei proventi ottenuti tramite i reati di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria sarebbero stati impiegati per finanziare attività commerciali riconducibili a congiunti degli indagati, una delle quali operante nel commercio di oro e preziosi, o utilizzati per investimenti nel settore immobiliare, come appurato dalla frequente partecipazione di alcuni degli arrestati alle procedure presso il Tribunale di Lecce.  I riscontri degli inquirenti sulla regolarità di quelle aggiudicazioni hanno portato alla luce gravi condotte tese a turbare la libertà degli partecipanti, mediante minacce di azioni ritorsive rivolte dai sodali contro privati per costringerli ad abbandonare l’asta.

Le foto dei nove arrestati nel blitz

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