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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La disperazione di una madre: "Mia figlia moriva in braccio, quella donna è scappata"

Eleonora ha 21 anni. La sua piccola Ilenia è spirata a 5 mesi per circostanze tanto drammatiche, quanto naturali. Lei e il compagno narrano un drammatico retroscena, mentre chiedevano aiuto in strada. "Una donna con una Mercedes non ci ha aiutato ed è scappata" Il caso segnalato alla polizia

GALATINA – Nella partita fra la vita e la morte anche solo un secondo strappato all’impietosa marcia del tempo può essere decisivo. Eleonora, 21 anni e il suo compagno, Omar, non si danno pace. E forse non se ne daranno mai. Riavvolgono di continuo il nastro della memoria e tornano con la mente a quel pomeriggio di soli due giorni addietro. Cercavano disperatamente aiuto, si sono diretti sulla strada che da Noha conduce verso Galatina, per fermare qualche auto, farsi trasportare presso l’ospedale Santa Caterina Novella.

“Mi sono messa in ginocchio, con Ilenia in braccio. Ho visto quella Mercedes sfrecciare via e con essa la speranza che si potesse salvare”. Una donna non avrebbe prestato soccorso, come hanno dichiarato i genitori anche agli agenti di polizia del commissariato di Galatina. Tutto messo a verbale. Ma si tratta di scarni e frammentari ricordi di momenti di forte concitazione. Troppo poco per poterla identificare, almeno per il momento.

Che cosa sia successo, si può solo immaginare. Forse quella donna è apparsa intimorita, potrebbe aver temuto un escamotage per mettere a segno una rapina. Tanto più che con sé, in auto, aveva anche alcuni bambini. E’ solo un’ipotesi, nessuno può sapere il perché di certe reazioni. Ma il racconto della giovane madre che ha perso il frutto del suo amore è un pugno nello stomaco e fa ghiacciare il sangue nelle vene.

“Ho cercato di farle capire che non stavamo fingendo. Le ho messo il viso di mia figlia davanti al suo. Avrà visto le labbra blu e il volto pallido. Ma è andata via”. Ilenia è morta a soli cinque mesi per un problema respiratorio subentrato probabilmente dopo un rigurgito, sopravvenuto mentre si trovava nella sua culla.  Ma per capire bene l’intera vicenda, bisogna riavvolgere il nastro.

Ilenia e il suo compagno, Omar, abitano in una zona di campagna fra Noha e Galatina. Una zona distante dal centro abitato. E al momento sono sprovvisti di un mezzo di trasporto. Le mille difficoltà di una giovane coppia, ma un cuore pieno di passione per quella figlia appena nata. Qualcosa è andato tremendamente storto, però, nel pomeriggio del 23 gennaio. Il fato ci ha messo del suo. Il resto, forse, è opera dell'uomo.

“Ilenia stava dormendo, io ero in cucina a preparare la pappa”, racconta Eleonora. “Il mio ragazzo è andato a svegliarla, ma l’ha trovata con le labbra blu e un rivolo di salive che le usciva dalla bocca. La lingua le ostruiva il respiro”. Assumere una decisione lucida in uno di quegli istanti che all’improvviso cambiano l’intero corso di una vita, non è mai semplice. E quell’abitazione così lontana da tutto deve essere apparsa una trappola.

I due giovani hanno fatto le chiamate di rito per chiedere aiuto, ma hanno anche intuito perfettamente che non vi fosse un solo istante da perdere, che non si poteva attendere. E sono corsi in strada, per andare incontro ai soccorritori e nel frattempo sperare d’incrociare qualche vettura, fermarla e farsi trasportare in ospedale per accorciare i tempi.

Di auto, raccontano, in quel maledetto pomeriggio ne sono passate due. La prima è stata la Mercedes. “Erano momenti drammatici – dice la ragazza -, non è semplice per noi neanche ricordare la targa”. Solo con il senno di poi hanno pensato che andava in qualche modo annotata. Ma ci sono istanti talmente intensi e angoscianti per cui diventa complicato anche ciò che sarebbe la norma. Nella loro mente avevano solo e soltanto un’idea: strappare la bimba a un destino crudele.

“Mi sono messa letteralmente in mezzo alla strada, con la bimba in braccio”, racconta la 21enne. “L’auto è stata costretta a fermarsi. Ma la donna che era alla guida ha cercato fin da subito di scansarmi”. E’ Omar, in particolare, a ricordare alcuni dettagli del veicolo: Mercedes Classe A, vecchio modello, di colore scuro. Il resto lo narra ancora la sua compagna: “Era giovane, sulla quarantina. Capelli castani, con la coda alta, carnagione chiara, magra”. Altro particolare: sul sedile posteriore sembra che fossero seduti due bimbi. Eleonora non riesce bene a ricordare, in quegli attimi esasperanti, se ve ne fosse anche un altro, accomodato su quello anteriore.

Di certo, lei ha tentato di aprire uno degli sportelli posteriori, ma la donna al volante si sarebbe blindata nell’abitacolo con le sicure. “E’ stato a quel punto che le ho mostrato bene la bimba”. E che ha urlato, con tutto il fiato che aveva in gola: “Mia figlia sta morendo”. Ma la Mercedes è ripartita di scatto. Eleonora s’è ritrovata in ginocchio, sull’asfalto nudo e crudo, con Ilenia stretta fra le braccia. Omar era accanto. “Mia figlia sta morendo”.  

Quanto tempo sarà trascorso? “Tre minuti. Forse cinque. Non lo so”, dice la ragazza. Forse anche meno, impossibile stabilirlo, perché è noto un particolare meccanismo della mente che altera la percezione del tempo, dilatandolo, durante alcune esperienze tragiche.

Eleonora è però fermamente convinta che la bimba avesse ancora un fievole respiro. “L’ultimo – dice - l’ha esalato nel pronto soccorso”. Poco dopo è transitata un’altra auto. Alla guida c’era un uomo. Anche a lui Eleonora ha mostrato il volto cereo della bimba. L’esitazione dell’automobilista colto di sorpresa è durata lo spazio di un istante. Gli sportelli si sono spalancati, il ragazzo è salito dietro con bimba in braccio, la giovane madre è andata davanti.

Da lì, una corsa folle verso l’ospedale, suonando il clacson all’impazzata. Non è servito a niente, purtroppo: i medici hanno provato a fare il possibile per rianimarla, ma è stato del tutto vano. Ma se la gratitudine per quest’ultimo uomo resta immensa, per quanto ha cercato di fare, la rabbia e la disperazione della giovane coppia rimane inalterata, e, anzi, forse è più forte ora che al dolore dei primi momenti si sta facendo largo la consapevolezza. Ed è per questo che i genitori chiedono aiuto a chiunque sia in grado, in qualche modo, di riconoscere questa donna.

Restano in sospeso tutte le domande che inevitabilmente si affollano nella mente. Si sarebbe potuta salvare, la piccola Ilenia, se quella donna si fosse fermata ad accompagnarli, come sospetta la madre? O era già morta o comunque ormai in preda a un processo irreversibile, come si potrebbe dedurre da alcuni segnali? Sono nodi forse impossibili da sciogliere. Di certo, qualora quella donna fosse riconosciuta, si procederebbe con una denuncia penale per omissione di soccorso, sebbene le particolari circostanze potrebbero anche indurre un magistrato ad archiviare il caso. L’esito, quindi, non sarebbe scontato. Indipendentemente dal giudizio morale che ognuno può dare alla vicenda. 

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