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Giovedì, 28 Marzo 2024
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L'ombra della camorra travolge Giannini e la gara della promozione in B del Gallipoli

Dalle spire di un'inchiesta della Dia di Napoli emerge una presunta frode sportiva. Alcuni giocatori della Real Marcianise avrebbero ricevuto 50mila euro per agevolare i salentini nella partita della vita. Dietro vi sarebbe la regia del clan Contini e degli imprenditori Salvatore e Ivano Righi

GALLIPOLI – L'ombra lunga della camorra sulla partita che permise al Gallipoli di fare il salto in serie Be sul suo allenatore di allora, Giuseppe Giannini. Come un fulmine in piena una maxi-inchiesta mette a nudo un singolo, presunto caso di corruzione, che pesa però come un macigno. 

E pensare che fu la gara della vita, quella che permise di raggiungere un sogno a lungo accarezzato, durato poi lo spazio di una singola stagione ricca di amarezze e seguito da una sequenza di ulteriori tonfi. E ancora talmente fresco il ricordo di quel 17 maggio del 2009, che sembra davvero dietro l’angolo.

Quel pomeriggio il Gallipoli sconfisse in casa, davanti al popolo giallorosso assiepato sui gradoni di un “Bianco” mai così gremito, la Real Marcianise. Mounard, Ginestra e Molinari gli autori dei gol per i salentini, in un confronto chiuso sul 3-2. Il grande salto era ormai compiuto.

Quei ricordi, fotogrammi scolpiti nella memoria collettiva, sono diventati improvvisamente un incubo, in queste ore, quando sono emersi i dettagli di un’immensa operazione contro la camorra messa a segno dalla Dda, contro il clan napoletano che fa capo ai boss Edoardo Contini Patrizio Bosti, già detenuti, con ramificazioni ovunque, compresa Roma.

Un centinaio gli indagati, e fra questi nomi eccellenti. Compresi quelli di imprenditori del calibro di Salvatore e Ivano Righi. Ed è qui, fra le spire di un’immensa ordinanza, che s’innesta anche la vicenda legata a doppio filo alle sorti del Gallipoli calcio. Su cui, nelle ultime ore, si sono gettate a capofitto tutte le agenzie e le testate nazionali.

Perché, secondo gli investigatori, proprio la famiglia Righi avrebbe agevolato il salto in B della formazione salentina, versando 50mila euro a diversi calciatori della Real Marcianise con un unico scopo: dovevano perdere la gara. Ed ecco che l’inchiesta travolge ora nomi che hanno ancora oggi legami profondi con il Salento: il “Principe” Giuseppe Giannini, un vero e proprio mito per i tifosi della Roma e che non ha bisogno di presentazioni, all’epoca allenatore del Gallipoli e in passato anche calciatore del Lecce, e l’allora direttore sportivo Luigi Dimitri. L’inchiesta parallela è dunque per frode sportiva, con l’aggravante della finalità mafiosa.

CIMG1663-2Secondo il teorema investigativo, gli imprenditori Righi avrebbero investito denaro sporco nelle serie calcistiche minori. E, nel caso in questione, avrebbero richiesto l’intercessione del clan Contini per agevolare la sconfitta della formazione della provincia di Caserta.

Stando agli investigatori, insieme a Giannini e Dimitri, avrebbero quindi conseguito un accordo per versare i soldi a diversi calciatori della formazione avversaria, in modo che il loro impegno non mettesse il bastone fra le ruote ai salentini. Fra questi vi sarebbero Michele Murolo e Massimo Russo.

Un vero e proprio fulmine, dunque, quello che si abbatte sull’ambiente gallipolino, in un momento, quello attuale, a sua volta non certo splendente. E che investe come un fiume in piena anche un personaggio del calibro dell’ex azzurro Giannini, dal giugno scorso allenatore della nazionale libanese, ora finito nei gangli di una scottante indagine sui rapporti fra calcio e camorra.  

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