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Giovedì, 28 Marzo 2024
Gallipoli

L'ordinanza del gup contro il clan sgominato nell'operazione "Baia verde"

Nelle oltre 200 pagine firmate da Givanni Gallo si mettono in evidenza la sistematicità dell'estorsione agli stabilimenti balneari e l'adeguamento silenzioso degli imprenditori alle indicazioni del clan sgominato all'alba di oggi

LECCE – “L’imposizione ai lidi balneari è significativa della prepotenza e dell’assoluto controllo criminale del territorio da parte del gruppo criminale proprio in considerazione del fatto che avviene silenziosamente, attraverso il ‘tranquillo’ e ‘indolore adeguamento degli imprenditori all’indicazione proveniente dal clan e l’immediata sottoscrizione del contratto con la nuova agenzia, gradita a chi controlla il territorio”.

E’ questo uno dei passaggi più importanti della corposa ordinanza (oltre 200 pagine) con cui il gup Giovanni Gallo ha emesso le 15 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati, per “associazione mafiosa”, “estorsioni aggravate dal metodo mafioso” e “spaccio di stupefacenti”. Al centro delle indagini condotte dai carabinieri del Ros, le varie attività criminali del clan della Sacra corona unita “Padovano”, operante nella fascia costiera jonica salentina e le sue infiltrazioni nel tessuto economico dell’area, con ingenti interessi in particolare nel settore turistico balneare. Un’ordinanza che, seppur partorita in tempi celeri per spazzare via le presunte estorsioni ancora in atto, analizza in maniera profonda e analitica il tentativo di scalata imprenditoriale di uno dei clan storici della cosiddetta quarta mafia.

E’ uno scenario omertoso quello disegnato dal gip, in cui gli imprenditori sembrano piegarsi al volere delle organizzazioni criminali, senza mai denunciare e accusare i presunti estorsori, preferendo fare riferimento a “ragioni di opportunità”. L’ordinanza del giudice Gallo (in cui viene dato pieno riscontro all’ipotesi accusatoria), analizza in maniera dettagliata la situazione, evidenziando un fenomeno preoccupante, quello “dell’assoluto controllo criminale del territorio da parte del clan Padovano, ma anche e soprattutto della capacità dello stesso di imporre la propria volontà nella zona di competenza anche senza porre in essere necessariamente degli atti di intimidazione (tipicamente mafiosi), connotati da violenza o da atteggiamenti apertamente prevaricatori”. Un clima, dunque, tipicamente mafioso in cui, eppure, sembrano emergere figure fuori dagli schemi classici della criminalità locale. Piccoli imprenditori, spesso incensurati, cui spetta il compito di tenere i rapporti con i clan, rappresentati dalle cosiddette seconde generazioni.

Non è un caso, infatti, che il gip parli di “un vero e proprio salto di qualità della criminalità locale, che non si limita a taglieggiare gli imprenditori balneari, ma che riesce a estromettere dal campo gli imprenditori sgraditi”, “non disdegnando, per raggiungere i propri obiettivi, di fare pressioni sulle amministrazioni pubbliche, come dimostrano in maniera eclatante le intimidazioni subite dal sindaco di Gallipoli”.

Quella della costa jonica, da sempre spazzato dai venti e dalle bramosie criminali, si dimostra ancora una volta ad alto rischio di infiltrazione mafiosa, in cui, conclude il gip, il “silenzioso e meccanico adeguamento degli imprenditori balneari all’indicazione proveniente dal clan padovano costituisce l’elemento più preoccupante in quanto chiarisce che, come accade nelle vicende tipicamente mafiose, l’intimidazione del gruppo criminale si estrinseca in un sentimento diffuso e avvertibile nella popolazione che, consapevole delle violenze o minacce perpetrate nel passato, vive in uno stato di assoggettamento che rende inutili atti di violenza”.

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