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Gallipoli

Ricoverato da due giorni in ospedale. E gli occupano la casa popolare

Nuovo dramma delle occupazioni e storia paradossale per un pensionato gallipolino di 74 anni. L’uomo ricoverato per un trattamento sanitario non può far ritorno nell’alloggio di via Varese invaso da abusivi. Denuncia dei familiari

GALLIPOLI - Ricoverato in ospedale per un paio di giorni per un trattamento sanitario, ora non può più tornare nella sua casa. Ma non a causa delle sue condizioni di salute, che ora sembrano di nuovo ottimali. Ma semplicemente perché ora la sua casa è stata occupata. Abusivamente. E con la forza. Due drammi vissuti nella stessa abitazione. Quella del legittimo assegnatario, un pensionato disabile, che occupa l’alloggio popolare da oltre trent’anni, e quello di un gruppo familiare che ha forzato la porta d’ingresso per accaparrarsi illegittimamente la nuova dimora. E’ successo ancora nei quartieri popolari di Gallipoli. Con le modalità di sempre. E con un susseguirsi degli eventi al limite del paradosso. Accade in un appartamento al piano terra di uno dei palazzoni dello Iacp di via Varese, una delle traverse della zona 167 di Gallipoli. E’ qui che da oltre trent’anni C.M., un 74enne gallipolino, seguito e aiutato anche dai servizi sociali per la sua disabilità, occupa in qualità di legittimo assegnatario l’alloggio popolare.

Martedì scorso l’anziano, in seguito ad malore legato alle sue patologie, su disposizione dei sanitari e dei servizi sociali, è stato trasportato a bordo di un’ambulanza presso l’ospedale di Galatina per un trattamento sanitario. E proprio nelle ore successive al ricovero e alla sua degenza ecco consumarsi il “fattaccio”. Ieri mattina quando alcuni dei familiari del 74enne si sono recati presso l’abitazione di via Varese per prendere alcuni effetti personali e dei vestiti hanno trovato la porta d’ingresso dell’abitazione palesemente scassinata.

Si è pensato da subito ad un furto o al tentativo di qualcuno di introdursi in casa per rubare qualcosa avvenuto nella notte precedente, sfruttando l’assenza dell’anziano. Si è proceduto dunque a chiamare le forze dell’ordine e a formalizzare la prima denuncia per furto, ma all’interno dell’appartamento non è stato trovato nessuno. E i familiari di C.M. hanno fatto riparare anche la serratura della porta danneggiata. Ma dopo poche ore, poco dopo le 18 di ieri, una nuova incursione. Qualcuno ha tentato nuovamente di forzare la porta d’ingresso dell’abitazione e i vicini di casa hanno nuovamente avvisato del trambusto i familiari del pensionato.

Timori fondati perché una volta giunti sul posto alcuni dei componenti della famiglia del 74enne hanno appurato che la porta era stata nuovamente scardinata e che qualcuno vi si era introdotto, essendoci alcune luci accese. Temendo l’ingresso dei ladri sono partire le chiamate a vigili urbani e polizia. E all’arrivo delle forze dell’ordine si è constatato che effettivamente all’interno della casa si erano introdotte alcune persone, per la maggior parte donne, ma a quanto pare più con l’intenzione di occupare l’alloggio che non di rubare qualcosa. Nonostante ci sia in piedi una nuova denuncia dei familiari dell’assegnatario dell’alloggio per furto e violazione di domicilio.

Gli occupanti all’invito di vigili e poliziotti ad abbandonare l’abitazione si sono ovviamente opposti, procedendo “a formalizzare” l’occupazione abusiva. “Oltre al danno la beffa” tuonano ora i familiari del pensionato, “nonostante la porta scassinata e tanto di denunce per furto e violazione di domicilio le forze dell’ordine ci hanno detto di avere le mani legate e di non poter effettuare lo sgombero per motivi di ordine pubblico. E ora non avendo contestato agli occupanti, in fragranza, i reati per i quali abbiamo sporto denuncia, siamo costretti a fare una  nuova querela e aspettare che la stessa faccia il suo corso. E intanto quelle persone restano abusivamente in casa del nostro congiunto. Un’assurdità”. Una situazione paradossale visto che C.M. sta per essere dimesso dall’ospedale e non potrà fare ritorno nella sua casa abusivamente occupata.  I familiari del pensionato si sono ora rivolti ad un legale, l’avvocato Francesco Zacà.             

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