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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Le radiografie nel 1947: un pezzo di storia della medicina donato al museo

Un ingegnere ternano si è recato a Gallipoli per consegnare un'apparecchiatura usata dal padre fino agli anni Settanta per la diagnostica per immagini

GALLIPOLI – Una delle prime apparecchiature mobili di diagnostica per immagini è stata donata da un ingegnere di Terni, Giuseppe Pennacchia, al Museo di Storia della Medicina del Salento.

È stato lo stesso professionista a consegnare al direttore amministrativo dell’ospedale di Gallipoli, Annamaria Paolini, il modello “Ortogil” del 1947 utilizzato sino agli anni ’70 dal padre nel suo studio medico di Roma. L’apparecchiatura, prodotta in uno stabilimento di Busto Arsizio dall’ingegner Arturo Gilardoni, è stata portata nel Salento in tutte le otto parti che la componevano all’interno di quelle tre valigie che l’hanno custodita sin dal primo giorno.

Il precursore dei moderni strumenti diagnostici, ha spiegato il donatore, “era composto da un treppiedi sorreggente una camera di produzione dei raggi X, montata su perni girevoli e scorrevole lungo l’asta, da una pedana di posizionamento del paziente in piedi, da uno schermo fluorescente sul quale appoggiare il corpo, da cavi di collegamento con guaina metallica”.

I comandi venivano impartiti da una scatola “con istruzioni all’interno del coperchio, poggiata su un treppiedi tale da permettere di controllare manualmente l’intensità dell’irraggiamento, tra tubo radiogeno e schermo radioscopico, attraverso un variatore di voltaggio e l’opportuno dosaggio dei tempi, a seconda della massa da ispezionare. Un’apertura a coltello permetteva di posizionare le lastre, tra le due superfici dello schermo, in un involucro; le stesse lastre venivano poi sviluppate in una vaschetta e stese ad asciugare in uno stanzino che fungeva da camera oscura, dotata di schermo luminoso per la successiva lettura dell’immagine”.

Ad accogliere l’ingegnere ternano anche il vicedirettore medico Assunta Sapia, Fausto Gatto e Maria De Giorgi, in rappresentanza della Asl e del comitato promotore dell’istituzione del museo che vanta già oltre 150 pezzi di storia medica.

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