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Venerdì, 19 Aprile 2024
Gallipoli

"Voto di scambio": il pentito della Scu tira in ballo Vincenzo Barba

Pesanti le parole di Giuseppe Barba, uno degli imputati nel processo per l'omicidio di Salvatore Padovano, che di recente ha manifestato l'intenzione di collaborare con la giustizia. L'interessato smentisce ogni coinvolgimento

 

LECCE – “Non c’è stata alcuna estorsione, con Emanuele Piccinno avevamo pattuito una somma di 5mila euro per il voto di scambio a Gallipoli delle amministrative del 2006. Duemila e 50 me li doveva consegnare a fine legislatura. Ma quando venne a trovarmi a casa, con altri uomini, mi disse ‘non ho altri soldi’, in quanto Vincenzo Barba non gli aveva dato i 30mila euro che aveva promesso”. Parole pesanti come macigni quelle pronunciate da Giuseppe Barba, uno degli imputati nel processo per l’omicidio di Salvatore Padovano, che di recente ha manifestato l'intenzione di collaborare con la giustizia.

Lo scorso 8 giugno, dinanzi ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce (nel processo in cui Emanuele Piccinno è parte offesa e presunta vittima di un’estorsione), ha deciso di rispondere alle domande di accusa e difesa, riportando i nomi dell’onorevole Vincenzo Barba e, all'epoca dei fatti, il consigliere comunale Giovanni De Marini. Il collaboratore di giustizia punta il dito contro i due politici per un presunto voto di scambio. I riferimenti sono alle elezioni amministrative del 2006 a Gallipoli, in cui Vincenzo Barba superò l’avvocato Flavio Fasano per circa 600 voti e le provinciali del 2004 (in cui l'ex assessore della Provincia era avversraio politico di De Marini). Curiosamente, dunque, secondo le dichiarazioni di Giuseppe Barba, uomo del clan Padovano, Flavio Fasano, considerato in passato dai magistrati vicino ai fratelli Padovano (come legale), sarebbe stato ostacolato proprio dai voti raccolti dagli uomini del sodalizio gallipolino.

Tirato in ballo ancora una volta dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia, Giuseppe Barba, nell’ambito del processo per la presunta estorsione ai danni dell’imprenditore ed ex consigliere comunale Emanuele Piccinno, l’onorevole Vincenzo Barba smentisce ogni coinvolgimento. “Non so bene a cosa si riferisca e cosa abbia detto sul mio conto il collaboratore di giustizia in questo processo - dice Barba -, so soltanto di non aver mai avuto rapporti diretti con lui, mai conosciuto e spartito nulla. Per quanto riguarda Piccinno, ricordo che era un nostro simpatizzante, che si è candidato con la lista di Forza Italia, ma non c’è stata mai grande condivisione politica e personale. Non so nulla di quanto raccontano nelle aule dei Tribunali da queste persone, e soprattutto sono estraneo a tutto ciò che hanno detto nei mie riguardi”.

“Credo – conclude il deputato gallipolino – che siano soltanto illazioni e fantasticherie, e soprattutto non hanno nulla a che vedere con la mia persona e la mia attivata politica. Forse vogliono solo sfruttare la notorietà di Vincenzo Barba per rendersi credibili. Io di quello che dicono non so proprio nulla”.

Barba Giuseppe-2“Quando Piccinno mi fermò – racconta Giuseppe Barba ai giudici – aveva 40mila euro per la campagna elettorale. Non mi ricordo il nome di chi gliele avesse dati. So che era uno che stava aprendo un bar, un discopub o un camping a Gallipoli. Mi ricordo. C’era anche un altro uomo, Buccarella cosu (sic), vicino ad Emanuele Piccinno perché faceva parte di Forza Italia e lavorava con Vincenzo Barba ed ogni tanto gli portava dei buoni benzina”. Oltre ai soldi, a Giuseppe Barba, avrebbero consegnato anche “dei buoni pasto che lui stesso ha dichiarato di non sapere da dove venissero”.

Rispondendo alle domande del sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia Elsa Valeria Mignone, Barba racconta che “Piccinno mi ha presentato anche Giovanni De Marini dell’Udc nel 2004, in occasione delle elezioni provinciali. Mi diede qualche mille euro, poi io lo lasciai perché quando facevamo le riunioni ognuno diceva quanti voti c’erano perché dovevo dare dei soldi e io rinunciai, mi distaccai”. Accuse che al momento si basano sulle dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia e che dovranno trovare, qualora si decidesse di indagare, riscontro da parte degli inquirenti.

 

Sorpreso e indignato anche l’ex consigliere comunale gallipolino Giovanni De Marini, candidato alle elezioni provinciali del 2004 con l’Udc, e che secondo “Peppe U’ Tannatu”, sarebbe stato sostenuto da lui stesso e da Emanuele Piccinno (che secondo le rivelazioni del pentito lo avrebbe presentato al politico in questione) in quella campagna elettorale in cambio di “qualche mille euro”. Un’accusa che lo stesso De Marini definisce senza mezzi termini “ridicola e fantasiosa”. E poi aggiunge: “Ma cosa è stato detto in tribunale, chi è questo Giuseppe Barba? Io conosco solo un politico rispettabile in città con questo nome, e non altri. Vorrei ricordare che ad un politico in campagna elettorale vengono presentate migliaia di persone, ma questo Barba francamente non lo conosco e non ricordo di averlo mai incontrato. Figuriamoci poi ad aver dato a lui dei soldi, a che titolo? Io faccio politica” conclude, “e ripeto non conosco questo signor Giuseppe Barba”.    

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