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Giovedì, 28 Marzo 2024
S.M. Leuca Castrignano del Capo

A caccia di oro nero: quel sistema "air gun" che fa già tremare il Capo di Leuca

Con l’avvio dell’istruttoria da parte del Ministero dell’ambiente sembra materializzarsi il rischio di trivellazioni petrolifere a 13,9 miglia nautiche. La società che ha presentato da tempo l’istanza è la GlobalMed Llc, con sede nel Colorado. La scorsa settimana un'interrogazione di Dario Stefàno

SANTA MARIA DI LEUCA – Con l’avvio dell’istruttoria da parte del Ministero dell’ambiente, sembra materializzarsi il rischio di trivellazioni petrolifere al largo di un Salento dove già in molti vedono di cattivo occhio il gasdotto della Tap. Solo che questa volta non ci sono approdi specifici, ma un’area a 13,9 miglia nautiche dalla costa del Capo di Leuca (cioè a 25 chilometri e 743 metri).

Laddove transitano già i disperati del mare, i migranti in cerca di approdi sulla terraferma, potrebbero dunque collocarsi infrastrutture per la ricerca del prezioso oro nero, che però fanno già temere conseguenze per i delicati equilibri ambientali.

La società che ha presentato già da tempo l’istanza è la GlobalMed Llc, con sede a Littleton, in Colorado. Una hoding riconducibile al colosso statunitense Global Group e che a volta sarebbe collegato alla britannica Bhp Billiton, la principale società mineraria al mondo.   

Della vicende s’è discusso molto, nei mesi scorsi, su diverse testate nazionali. Nel Salento se ne parla relativamente di recente. Al momento, un’interrogazione è stata presentata la scorsa settimana dal senatore salentino di Sel, Dario Stefàno, che sulle ricerche di idrocarburi in mare teme “un enorme pericolo per l’ecosistema marino” derivante soprattutto dalla "tecnologia dell’air gun”, cioè energia sismica per acquisire dati rilasciando aria fortemente compressa.  

“Si riveda lo Sblocca Italia, applicando il principio di precauzione”, aveva dunque ammonito il senatore in un’interrogazione ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, proprio in seguito alle richieste di permesso di ricerca idrocarburi offshore nel mar Ionio (ben sei) presentate dalla società che, oltre alla Puglia meridionale, riguardano anche la Calabria e la Basilicata (quest’ultima, come ben noto, regione dove storicamente in Italia già si estrae il petrolio). Le richieste di ricerca di idrocarburi per il mar Jonio diventano così in totale sedici , sommandosi alle quattro concessioni già attribuite lungo la costa calabrese.

“Le ricerche che intende svolgere la Global Med – aveva spiegato Stefàno -  saranno effettuate mediante la tecnica dell’air gun, un meccanismo che produce onde sismiche e che la comunità scientifica ritiene dannoso per la fauna marina. Il ministro dell’Ambiente condivide questa preoccupazione?”.

“Il decreto legge Sblocca Italia – aveva sottolineato -  oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e incoraggia le attività di estrazione  di petrolio e gas, attribuendovi un carattere strategico e semplificando gli iter autorizzativi, a partire dalla sottrazione di potere alle Regioni e disponendo il prolungamento dei tempi delle concessioni”.

“Ma – aveva commentato - secondo la Bp Statistical Review le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro Paese si attestano attorno ai 290 Mtep: poiché il consumo di energia primaria annuale dell'Italia è stimato in circa 159 Mtep, queste supposte riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Quindi si sceglie di mettere a repentaglio un intero ecosistema, aree di pregio naturalistico e paesaggistico e le annesse attività economiche legate alla pesca e al turismo, per una riserva di due anni?”

“La Puglia – aveva concluso Stefàno nella sua interrogazione – ha fortemente investito nella pesca e nel turismo entrambi fondamentali per l'intera economia regionale. Per noi la tutela della qualità del mare, della costa e dell'ambiente, sono incompatibili con la prospettiva di qualunque tipo di attività estrattiva, che potrebbe avere conseguenze catastrofiche a livello ambientale, economico e sociale. In Puglia abbiamo ribadito il no alle trivelle nell’Adriatico, ora da Roma giunga un no forte, anche all’air gun”. 

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