“Cinque di cuori” a Maglie. Pierluigi Mele legge il Salento con i sensi
Continua il fortunato tour dello spettacolo di teatro e danza, scritto, diretto ed interpretato dall’artista salentino: viaggio tra mito, luce, malinconia e miraggio. Appuntamento il 30 agosto, alle 21, nell’atrio del Liceo Capece
MAGLIE – Continua il fortunato tour di “Cinque di cuori”, lo spettacolo di teatro e danza, scritto, diretto ed interpretato da Pierluigi Mele. Dopo le tappe ad Otranto, Poggiardo, Castrignano de’ Greci, l’evento approda a Maglie, all’interno dell’atrio del Liceo Capece. Sul palco, l’artista salentino sarà affiancato dal corpo di ballo, composto da Roberta Refolo, Daniela Santese, Elisa Cezza e Martina Costa, su coreografie di Silvia De Maggio. La drammaturgia e la regia sono a cura sempre di Pierluigi Mele.
Una brigata di teatranti si ritrova per caso a Berlino ed allestisce uno spettacolo sul Salento attraverso i cinque sensi. Ed ecco memorie, suggestioni, nostalgie legate al vissuto di noi tutti, donate all’ipotetico pubblico berlinese. Si parte da Otranto: il mito. I racconti sulla vicenda di Idrusa, le storie di tanti che hanno scritto di questo luogo. Ma Otranto è soprattutto il silenzio che allaga le strade, un silenzio che è come un bambino che gioca tra le colonne della cattedrale.
Si prosegue per Castro: la luce. La luce qui è un altro mare. Ha profondità, increspature, gorghi, bonacce, tempeste. Castro è il brulicare di lampare. Castro è costruita in modo che si possa aspettare: che tornino le barche quando ingrossa l’onda, che l’ansia delle donne si possa placare.
Si approda a Santa Cesarea: la malinconia. Santa Cesarea è il sudore della mattina quando la calura si insinua dalle persiane. E’ la sua bellezza stupefatta. E’ l’uomo che aspetta alle terme un ritorno, sfogliando i vacui giornali dell’estate.
Si giunge così a Leuca: il miraggio. Leuca è il luogo dove si abolisce ogni frontiera, è la necessità di scrutare l’estremo. E’ il luogo al limite di ogni terra: dal Salento alla Bretagna sino al Massachusset, ogni letteratura canta la sua Finibusterrae. Perché Finibusterrae congiunge l’incognita del mare con la certezza della terraferma.