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Giovedì, 28 Marzo 2024
Maglie

Delitto di Maglie, per i pm “pesano” le minacce subite dal fratello dell’assassino

I magistrati escludono l’aggravante dei futili motivi in merito all’uccisione del 28enne Mattia Capocelli. L’omicida reo confesso Simone Paiano chiede così l'abbreviato. La stessa richiesta arriva anche da altri cinque imputati

MAGLIE - Quel colpo di pistola fu fatale. Il proiettile raggiunse alla gola Mattia Capocelli e per lui non ci fu alcuna possibilità di sopravvivenza. Perse la vita a 28 anni, in via Don Luigi Sturzo, a Maglie, nella cittadina in cui abitava. A premere il grilletto di una pistola semiautomatica 6.35, la notte tra il 24 e il 25 aprile scorsi, fu il compaesano, Simone Paiano, di 26 anni. Finì in carcere con l’accusa di omicidio aggravato da abietti e futili motivi. Ma oggi, durante l’udienza preliminare, il procuratore Guglielmo Cataldi e il pubblico ministero Maria Consolata Moschettini hanno riqualificato il reato, escludendo l’aggravante e ritenendo non solo che il delitto sia legato a motivi relativi alla gestione del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti, come sostenuto sinora, ma anche alla salvaguardia dell’incolumità dei familiari.

Un cambiamento quest’ultimo legato alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Paiano fin dal momento dell’arresto e riscontrate dalle indagini. In particolare, durante l’interrogatorio col giudice Sergio Tosi, il 26enne raccontò di essersi procurato un’arma, solo dopo aver ricevuto la telefonata con la quale il fratello gli comunicava di essere stato preso in ostaggio dal gruppo di Capocelli; giunto sul posto, sarebbe stato aggredito e poi partì quel proiettile che raggiunse il “rivale”. La perizia, disposta dalla Procura, sancì la compatibilità tra le ferite sul corpo di  Paiano e del fratello Andrea e quelle provocate da un coltello e da un machete.

Certo è che la modifica sul reato contestato ha consentito all’imputato di poter formulare, attraverso gli avvocati Dimitry Conte e Amilcare Tana, la richiesta di giudizio abbreviato (possibilità negata dalla legge del 22 aprile scorso per i delitti puniti con la pena dell’ergastolo) condizionato proprio all’ascolto del fratello, che oggi si è costituito parte civile.

La decisione sarà presa il 5 marzo dal giudice Marcello Rizzo che si pronuncerà anche sulle istanze di rito alternativo formulate dagli altri imputati coinvolti nella stessa inchiesta: Salvatore Maraschio, 25 anni, di Maglie; Marco Cananiello, 21, di Maglie; Andrea Marsella, 28, di Maglie; Giorgio Rausa, 24, di Scorrano. Per loro, le accuse sono di sequestro di persona, lesioni personali aggravate e associazione a delinquere di stampo mafioso. Di favoreggiamento, invece, rispondono: titolare del fast food nei pressi del quale si verificò il delitto: Pierluigi Esposito, 30 anni, di Maglie, (l’unico che al momento non ha avanzato istanze), e il suo dipendente Domenico Tunno, 31, di Maglie.

Saranno parte civile nel processo anche i genitori, il fratello e la nipote di Capocelli con gli avvocati Arcangelo e Alberto Corvaglia.

A difendere gli imputati ci penseranno gli avvocati Giuseppe Presicce, Vincenzo Blandolino, Simone Viva, Roberta Cofano, Alessandra Luchina.

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