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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Quattro rapine in pochi giorni. Banda in manette, a Nardò fine di un incubo

I carabinieri di Nardò e della compagnia di Gallipoli, in sinergia con il commissariato di polizia neretino, hanno fermato i ragazzi del posto, tutti incensurati. Hanno messo a segno quattro colpi a partire dallo scorso 22 febbraio fino al più recente, avvenuto ieri mattina

NARDO’ – Erano proprio alle “prime armi”. E, per ottenere la patente di guida, uno di loro ha persino messo a segno quattro rapine, nel giro di appena 10 giorni. Si è giustificato così, ma è stato arrestato assieme ai due complici, per i colpi seriali messi a segno,a Nardò,  ai danni di due supermercati, una tabaccheria e una farmacia.  Sono stati raggiunti a scuola i tre rapinatori seriali, tutti incensurati, che hanno seminato il panico tra i negozianti della cittadina. Dove è scattata l'operazione "Nardò sicura".

Si tratta di tre neretini:  Iacopo Perrone, 20enne; Luca Pranzo, 19enne e Mattia Colazzo, 19enne. I ragazzi sono stati fermati dai carabinieri della stazione del posto, guidata dal luogotenente Giuseppe Serio, dai colleghi della compagnia di Gallipoli, coordinata dal capitano Michele Maselli, in collaborazione con gli agenti di polizia del commissariato, guidato dal vicequestore aggiunto, Pantaleo Nicolì.

Che quei tre fossero agli “esordi” dell’attività criminale,  lo hanno dimostrato agli inquirenti gli stessi fotogrammi delle videocamere di sorveglianza recuperati dai negozi dei malcapitati. I filmati hanno inquadrato gli arrestati di volta in volta, di rapina in rapina, con una pistola in mano, una di quelle scacciacani, e passamontagna ricavati dalla manica di una felpa. Ma sempre, in tutti e quattro gli episodi, con un atteggiamento che sembrerebbe quasi remissivo.

Con l’arma puntata contro commesse e dipendenti degli esercizi presi di mira, ma con lo sguardo rivolto altrove. Esitante e incerto. Hanno, inoltre, agito sempre a mani nude. E sono persino arrivati a rimettere a posto il cassetto del registratore di cassa, dopo averlo “ripulito”.

Non sono state di certo semplici le fasi investigative, avendo a che fare con tre baby-rapinatori, sconosciuti alle forze dell’ordine fino a qualche ora addietro. I militari si sono recati presso l’istituto professionale della cittadina, dove due di loro, Colazzo e Perrone studiano all’ultimo anno, per acciuffarli. Il terzo, invece, è collaboratore nella ditta di famiglia, specializzata in lavori edilizi.

Arma e passamontagna erano stati nascosti dopo l’ultimo colpo sotto una pietra in campagna, nei pressi della Chiesa dell’Incoronata, alla periferia di Nardò. Sotto sequestro anche i due motocicli, a  cui avevano nascosto la targa utilizzando del semplice cellophane, e i caschi indossati per le rapine. Entrambe le protezioni sono state rinvenute a casa del cognato di Pranzo, totalmente estraneo ai fatti e dunque non coinvolto nella vicenda.

Quando Perrone è stato condotto presso la caserma dell’Arma, ha cominciato a vacillare. Per poi tradire nervosismo e il nome di un secondo individuo. Poi del terzo complice. Sarebbe stato proprio lui, il più anziano dei tre, a impugnare la pistola nei quattro colpi. In quelli del 22 e 24 febbraio e del primo marzo è stato affiancato da Pranzo. Nell’ultimo, avvenuto ieri mattina ai danni di una farmacia, da Colazzo che lo ha condotto sul posto a bordo della propria auto. Gli episodi hanno fruttato un bottino totale di circa duemila e 500 euro.

Il primo è avvenuto il 22 febbraio, all’interno del market “Sigma” di viale Aldo Moro, dal quale asportarono 500 euro. Due giorni dopo, si presentarono nella  tabaccheria, “Segnali di fumo”, per poi tornare all’azione dopo una settimana. Il primo marzo, infatti, un terzo colpo è stato messo a segno ai danni del discount “Md” in via Galatone e, infine, ieri. Quando si sono presentati, sempre armati, nei locali della rivendita di farmaci “Benegiamo-Pagliula”, in via D’Orlando, scappando con circa 700 euro. Dopo 24 ore sono però stati accompagnati nel carcere di Borgo San Nicola di Lecce, dove sono ora reclusi a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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