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Violentata e ripresa nell'ingoriare feci. Ecco come 31enne torturava la donna

Le raccapriccianti fasi della storia di Nardò, conclusa ieri con l'arresto di Alexei Florea

NARDO’ – Si chiude la prima fase di una delle storie più crude della cronaca locale. Un finto amore caratterizzato dall’ambivalenza di chi, da un lato diceva di amare e accudire, dall’altro si sarebbe servito di una donna per dare sfogo a feroci perversioni. Alexei Florea, il 31enne romeno accusato di aver violentato e torturato una sua connazionale, è ora in stato di fermo di polizia giudiziaria con le accuse di violenza carnale, riduzione in schiavitù e sequestro di persona.

La storia, ormai nota alla comunità salentina, comincia alle cinque e mezzo della mattina di ieri. Quando una donna di 42 anni si presenta scalza, semivestita, al portone del commissariato di Nardò. Quegli istanti che hanno separato il suono del campanello dall’apertura della porta da parte dl piantone le devono essere apparsi interminabili. L’agente, davanti alla donna terrorizzata, ha carpito l’emergenza. Un’autoambulanza è stata fatta giungere immediatamente sul posto e la vittima accompagnata presso l’ospedale di Copertino, dove le sono state riscontrate escoriazioni e ferite di ogni tipo. Il suo aguzzino l’ha sottoposta a ogni forma di sopruso e umiliazione: da quelle psicologiche a evidenti torture fisiche che non sono le uniche ad aver lasciato cicatrici indelebili.

FLOREA Alexei occhi coperti 243-3Quella relazione maledetta comincia nel mese di agosto quando la donna, separata ormai dal marito e con due figli che vivono in Romania, si innamora di quel connazionale più giovane. Quest’ultimo, formalmente disoccupato, collabora di tanto in tanto con una palestra del posto. Fisico imponente e statuario, coltiva l’hobby di un’arte marziale. Un inizio da favola, un idillio come molte storie d’amore. Ma i problemi, tra i due, subentrano già nel mese di ottobre, quando  durante un litigio, il 31enne colpisce con violenza la donna alla nuca. Lei resta stordita per diversi minuti, ma non denuncia l’episodio.

Lui, di contro, decide di farsi perdonare. Non con un romantico mazzo di rose, bensì recapitandole una somma in denaro di 200 euro. La storia prosegue, e nel periodo di Natale comincia una convivenza saltuaria che diventerà poi definitiva lo scorso 17 gennaio. Data in cui la vittima lascerà il suo lavoro come badante presso una famiglia di Nardò. Da un lato il suo compagno le garantisce il sostentamento. Dall’altro la esorta ad abbandonare quella mansione perché è geloso: sospetta che la 42enne abbia avuto una relazione con uno dei membri della famiglia presso cui lavorava. Ma è in una domenica di fine gennaio che precipitano gli eventi.

L’ennesima sfuriata da parte del ragazzo. Afferra la donna e le taglia i capelli per umiliarla, dopo averla picchiata selvaggiamente. Le orina sul viso e poi, come se non avesse già sfiorato i limite del raccontabile, le versa della coca cola addosso. Per abusare di lei e lasciarla indifesa e sola, le somministra persino delle benzodiazepine. Da quel momento le angherie non cessano più. Il giorno dopo, standole sempre addosso, il 31enne accompagna la sua fidanzata presso un parrucchiere, per farle sistemare il taglio. Poi, una volta rientrati in casa, ricomincia l’incubo.

DSC_0039-4La picchia e la violenta a più riprese, provocandole lesioni sul corpo, inguine compreso, anche con delle forbici e una gruccia appendiabiti in legno. Poi le immobilizza arti e ginocchia con del nastro adesivo spesso, la avvolge in un lenzuolo. Le dice: “Tu non hai diritto di vivere. O ti prostituisci, o ti butto in mare”. Di fatto carica la donna in spalla, e si avvia verso la sua autovettura. Poi desiste davanti alla sua compagna che gli implora pietà. Ma il peggio deve ancora arrivare.

Accompagna la malcapitata presso un negozio di articoli per la casa e la costringe ad acquistare fard e fondotinta per nascondere i lividi sul volto e sul corpo. Alcune clienti presenti nell’esercizio notano le ferite su quel volto impaurito. Tanto che la commessa  le fa lo sconto impietosita da quella scena. Giunta in casa con i suoi cosmetici, però, la vittima deve ancora fare i conti con il suo aguzzino. Il quale, dopo aver defecato in un piatto, la costringe a imboccare, con un cucchiaio, i suoi escrementi. L’arrestato ha ripreso la scena con uno smartphone, e ha inviato quel video a un uomo che lui considerava un rivale in amore.

La sottopone ad altre violenze sessuali e poi, solo all’alba del giorno dopo, crolla sfinito e consumato da tutte quelle sevizie. E’ in quell’istante che la donna si allontana dal letto, fingendo di preparare un caffè. Riesce a recuperare il mazzo di chiavi e il pantalone di un pigiama. Fugge dalla casa di via Carlo Poerio, in direzione del commissariato di polizia, che si trova a circa 250 metri di distanza, e bussa terrorizzata.

Gli agenti, coordinati dal vicequestore aggiunto Pantaleo Nicolì, hanno immediatamente richiesto l’intervento dei medici. Altri colleghi, intanto, hanno raggiunto l’abitazione, sperando di rintracciare Florea. Ma il 31enne non è stato trovato. E’ stato intercettato poco dopo, all’esterno della casa degli orrori, in compagnia di sua madre, anche lei residente a Nardò. Stava per montare a bordo della sua Laguna, dopo aver recuperato i bagagli dall’appartamento.

Oltre alla vettura, i poliziotti neretini hanno posto sotto sequestro anche una somma di circa tremila euro, di cui non si conosce la provenienza. Il pm presso la Procura della Repubblica di Lecce ha disposto il fermo del 31enne nella tarda serata di ieri. Ma ulteriori accertamenti sono ancora in corso per chiarire se vi siano anche dei complici nella vicenda. Gli inquirenti stanno continuando ad ascoltare tutti i cittadini coinvolti, loro malgrado, in questa storia: dal parrucchiere, alla commessa che ha ceduto il fondotinta, fino agli ex datori di lavoro della vittima. Quest’ultima, intanto, ha lasciato l’ospedale di Copertino per essere trasferita in una struttura protetta. Nel tentativo di tenerla lontana, almeno per ora, da timori ed incubi che la attanaglieranno fino a chissà quando.

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