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Onore alla donna coraggio: l’aula di Palazzo Personè a Renata Fonte

La decisione votata all’unanimità dal consiglio per ricordare degnamente l’ex assessore repubblicano uccisa nel 1984

NARDO’ – Da questa mattina l'aula consiliare di Palazzo Personè a Nardò è dedicata a Renata Fonte, al suo impegno civile e politico, alla sua passione e all'amore per la città, al suo sacrificio in nome della difesa del territorio e dell’attuale area naturale protetta di Portoselvaggio. Ad oltre 32 anni dalla sua tragica scomparsa la comunità neritina ha dedicato alla memoria indelebile  dell’ex assessore repubblicano, uccisa il 31 marzo nel 1984, il luogo simbolo che la vide protagonista. Con una decisione unanime tributata oggi dal consiglio comunale l’aula dell’assise civica è stata ufficialmente intitolata a Renata Fonte  dopo anni di proposte e indicazioni mai andate a buon fine. La svolta è giunta con la votazione odierna: la proposta di intitolazione dell’aula consiliare all’ex assessore repubblicano alla Cultura e all’Istruzione era contenuta in una mozione firmata da 19 consiglieri comunali e approdata nell’odierna seduta dell’assise cittadina. Ai lavori del consiglio ha preso parte anche Viviana Matrangola, una delle due figlie di Renata Fonte, visibilmente commossa.  

“Mia madre non è stata uccisa solo quel 31 marzo 1984, ma tutte le volte in cui in questi anni le è stato negato il ricordo” ha detto la figlia Viviana, “mentre ovunque si è fatto e si continua a fare il suo nome con orgoglio, a Nardò, Renata Fonte è stata isolata e dimenticata, perché ricordare significa forse riscoprire connivenze e ammettere che lei diceva no a cose cui altri dicevano sì. Quella vita spezzata e quella voce oggi tornano a vivere”. Nel corpo della delibera si ricorda la figura della illustre concittadina, tra le altre cose, anche per “l’impegno di Renata Fonte che contribuì a diffondere e rafforzare una diffusa coscienza ecologica e impedì la realizzazione di insediamenti edilizi devastanti”.

Le carte del processo legato all’omicidio dell’ex assessore comunale dicono che Renata Fonte è stata uccisa per aver salvato Portoselvaggio dalla speculazione edilizia, e pur avendo fatto luce sugli esecutori materiali sulla vicenda ha continuato ad aleggiare una mortificante cappa di silenzi e connivenze mai del tutto scoperchiati. Ma per tutti Renata Fonte era e rimane il simbolo ruggente della legalità e della faccia pulita della politica al servizio amorevole del territorio scevro da condizionamenti e compromessi di sorta. Molto apprezzato il ricordo tratteggiato, in un lungo intervento, a nome dell’assise e della comunità, dal sindaco Pippi Mellone.  

Fonte 1-2“Renata Fonte è stata uccisa in quanto amministratore di questa città, di fatto mentre adempiva al suo ruolo e a causa del suo ruolo e della sua funzione” ha detto il primo cittadino, “ha perso la vita per questo. Oltre ogni “teorema” ed interpretazioni possibili. In quest’aula si sono consumati i suoi ultimi minuti di vita, si sono consumate le sue battaglie, si è potuta ammirare la sua passione civile. Nardò oggi dimostra di avere coscienza, sensibilità, coraggio e un’opinione pubblica matura da voler dire a tutti, molto esplicitamente, che non assumerà mai più comportamenti sordidi, silenziosi, paurosi".

"Perché l’unica verità disponibile è quella giudiziaria e non quella degli storiografi acrobatici” ammonisce Mellone, “le carte del processo dicono che Renata Fonte è stata uccisa per aver salvato Portoselvaggio dalla speculazione edilizia e che ogni obiezione a questo non regge. Purtroppo, però, c’è stata una volontà muta della politica e delle istituzioni di questa città in questi 33 anni di voler dimenticare Renata, un tema scomodo, ingombrante, scivoloso. E chi ha provato coraggiosamente a suonare la sveglia, è stato accusato di volersi lavare la coscienza. Per noi è diverso” conclude il sindaco, “nel 1984 noi non c’eravamo oppure eravamo semplicemente troppo piccoli per capire. Non possiamo essere accusati di volerci lavare le coscienze. Noi le coscienze vogliamo smuoverle con questo rumorosissimo atto di verità, una grande testimonianza di gratitudine per una donna il cui modello di vita servirà a generazioni di neretini”.

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