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Giovedì, 25 Aprile 2024
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L'avvocatura italiana riempie il Politeama: in corso il XXXV congresso

Dopo 43 anni dalla prima volta, il Consiglio nazionale forense si celebra di nuovo a Lecce. Dopo i saluti del sindaco Salvemini, la presidente Masi ha posto anche il tema del rapporto con la società

LECCE – Ha preso il via nel Teatro Politeama Greco di Lecce il XXXV Congresso nazionale forense. Già 43 anni addietro il capoluogo salentino fu lo scenario prescelto per l’assise del massimo organo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura italiana.

Nutrita la pattuglia delle autorità intervenute. Il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, ha sottolineato l’importanza dell’attuale momento storico: “Affinché la giurisdizione sia efficace – ha detto - non basta cambiare le regole del processo, ma investire sull’ossatura del sistema: uffici, strutture e soprattutto personale. L’intenso programma del congresso vedrà l’avvocatura riflettere sulla professione, sui cambiamenti, sull’evoluzione tecnologica e della comunicazione, sull’approccio dei cittadini al tema giustizia. L’avvocatura ha sempre mostrato di essere poco interessata ai discorsi auto-referenziali e molto alla società, per aprire lo sguardo a un mondo che cambia”.

Secondo Antonio De Mauro, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Lecce “la sostenibilità dello sviluppo è il tema che affronteremo in questi giorni, sostenibilità normativa soprattutto in un periodo di grandi riforme economiche e professionali. Tutti noi che siamo stati chiamati dalle colleghe e dai colleghi a rappresentare qui l'avvocatura italiana abbiamo il compito, la forza di proporre, la tenacia nel perseverare, con la certezza che nessuna giustizia predittiva né alcuna intelligenza artificiale potranno sostituire l'essere umano. Non abbicheremo mai a questo compito che la storia e la natura stessa ci hanno assegnato”.

La presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi, dopo aver letto in apertura dei lavori un messaggio di saluto del presidente della Repubblica, ha affrontato nel suo intervento anche aspetti di autocritica: “La crisi generale non è solo economica, anche culturale, rischiando di deprimere la creatività e il ruolo innovativo delle professioni intellettuali, compresa la nostra. La professione forense non è una monade, non è avulsa ma strettamente funzionale alla società e non può non risentire degli effetti economici e strutturali. Siamo ancora in grado di esprimere valori sociali? La comunità civile ci identifica come portatori sani di valori? Certo che lo siamo, lo dobbiamo essere. E allora quale migliore occasione per interrogarci non tanto su cosa l’avvocatura non è stata in grado di fare ma sulle altre possibilità di svolgere le nostre funzioni, di collaborazione, di concerto con la magistratura. Per riuscire ad aprire quel recinto che in parte ci siamo costruiti attorno, evitando il confronto con il nuovo che in qualche caso temiamo proprio perché preoccupati che muti o cambi la nostra identità”.

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David Ermini, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha cercato di offrire una sponda sul delicato tema della riforme del sistema giudiziario che nei giorni scorsi ha visto l’approvazione dei relativi decreti legislativi: “So che da parte dell’avvocatura resta l’insoddisfazione e l’amarezza per alcuni contenuti e il timore che le garanzie di difesa siano sacrificate sull’altare dell’efficienza del processo, ma so anche che eventuali aggiustamenti, alla luce della pratica, saranno sempre possibili. E dunque mi sento qui di riproporre l’appello formulato con parole nette e univoche dal capo dello Stato dopo la rielezione alla cerimonia del giuramento dinnanzi alle Camere: ‘La magistratura e l’avvocatura sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia’.

Presente ai lavori anche il sottosegretario alla Giustizia che ha difeso l’impianto dell’azione del governo auspicando una maggiore sinergia tra avvocatura, magistratura e politica: “Le riforme non sono state una fredda riduzione dei tempi come da richiesta del Pnrr - ha chiarito -, ma sono state ispirate dal rispetto della persona come da Costituzione”.

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