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Giovedì, 28 Marzo 2024
Medicina e Chirurgia al Dea

Bando per 15 posti da medico: prioritario il requisito della specializzazione

La Sezione Seconda del Tar Lecce ha rigettato il ricorso di alcuni professionisti in corsia dal 2015 a tempo determinato. L'esigenza di stabilizzazione non può prevalere sulla necessità di uno standard minimo di competenze riconosciute

LECCE - Rientra nella piena discrezionalità dell'amministrazione prevedere in un bando di concorso il requisito della specializzazione. Tanto più in ossequio di un decreto del Presidente della Repubblica (1997) che tra i requisiti di ammissione al concorso per il personale dirigenziale del servizio sanitario nazionale prevede quello della specializzazione nella disciplina oggetto di concorso. 

Lo ha affermato con una serie di sentenze la Sezione Seconda del Tar che ha rigettato i ricorsi presentati da alcuni medici, in servizio presso la Asl di Lecce dal 2015 con contratto a tempo determinato, che aspiravano alla stabilizzazione partecipando all'avviso per la copertura di 15 posti per dirigente medico in Medicina e Chirurgia d'Accettazione e d'Urgenza. 

I giudici - presidente Antonella Mangia, estensore Roberto Michele Palmieri - hanno respinto tutti i motivi di ricorso: il primo verteva sulla valorizzazione delle competenze comunque acquisite sul campo dai ricorrenti, ma il collegio ha spiegato che "se così fosse, non vi sarebbe giammai necessità di previsione dei titoli di studio nei confronti dei candidati che, a vario titolo - e con risultati difficilmente controllabili - abbiano in qualche modo svolto per un certo periodo mansioni equivalenti a quelle di concorso". 

Con il secondo, invece, si contestava il fatto che la riserva di posti presente nel bando per coloro che avessero in essere un rapporto di lavoro con l'azienda sanitaria  - difesa in giudizio dall'avvocato Francesco Romano - fosse comunque subordinato al possesso del titolo della specializzazione. Sotto questo aspetto i giudici hanno precisato che, intanto, si tratta di una facoltà e non di un obbligo in capo all'amministrazione, ma anche che, in caso contrario, si verrebbe a creare una situazione di privilegio per i riservisti "a scapito di quei candidati che, investendo tempo e risorse nel proprio percorso formativo, abbiano invece conseguito il titolo abilitante". 

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