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Burocrazia dal volto umano: ora una detenuta può iscriversi all'università

Una donna, priva della carta d'identità, rischiava di non poter seguire ufficialmente un corso di studi. Un dipendente comunale è entrato nella casa circondariale per il rilascio del nuovo documento. La garante: "Importante fare rete"

LECCE – La banale mancanza del documento di identità si stava rivelando un fossato troppo ampio per poter realizzare il suo desiderio di iscriversi a un corso universitario anche perché la sua particolare condizione non facilitava certo il disbrigo di una pratica ordinaria.

Grazie a uno sforzo collettivo, però, la burocrazia si è umanizzata e anche per una giovane detenuta del carcere di Lecce si potrebbero aprire presto, almeno virtualmente, le porte dell’Università del Salento che proprio a luglio ha firmato con il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - e insieme ad altri atenei pugliesi - una convenzione per la nascita di un polo didattico all'interno del penitenziario. Nella casa circondariale di Borgo San Nicola ci sono già una ventina studenti impegnati in percorsi individuali universitari: tutti uomini, tranne in un caso.

La donna in passato aveva smarrito il suo documento e aveva pure fatto regolare denuncia, ma la successiva privazione della libertà personale per reati comuni aveva innescato ben altri problemi. Dopo aver incontrato alcune studentesse del corso di Sociologia, nell'ambito delle attività di recupero organizzate, ha però manifestato il proposito di intraprendere gli studi in Educazione sociale e tecniche dell'intervento educativo: è a quel punto che è riemerso, alto come un iceberg per chi è in condizione di dentenzione, il problema del documento, circostanza che le ha precluso la procedura di iscrizione fino a oggi quando un referente del Comune di Lecce è entrato nel carcere per effettuare la necessaria identificazione ai fini del rilascio della carta.

In questo modo, ha dichiarato la garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Maria Mancarella, sono state poste le basi per assicurare il diritto allo studio alla donna, non ancora trentenne: “Ringrazio il Comune di Lecce che, pur in presenza di gravissime difficoltà legate alla carenza di personale, ha trovato il modo di affrontare efficacemente il problema urgente della detenuta, la casa circondariale per aver snellito le pratiche necessarie, il wettore Studenti detenuti dell’Università del Salento per l’interesse e la collaborazione dimostrati. Sappiamo quanto i problemi di tutte le istituzioni siano complessi e difficili ma sappiamo anche quanto studiare sia fondamentale per aprire al mondo e al sociale la persona ristretta e quanto sia importare lavorare insieme per risolvere i problemi. Ci auguriamo che questo esito positivo possa ripetersi ancora in tutte le altre situazioni problematiche che sicuramente verranno. Lavorare insieme e in sintonia aiuta a risolverle”.

Anche il sindaco, Carlo Salvemini, ha voluto pubblicare una sua riflessione su quanto accaduto: "Nella società dove vogliamo vivere, nessuno deve restare indietro. Auguro a questa ragazza di appassionarsi al suo percorso di studi, di portarlo a compimento con determinazione, di potersi costruire una carriera fortunata e di poter essere d'esempio ad altri che vivono nella sua stessa condizione. Nella vita capita di cadere, ma quello che conta è cosa fai quando ti rialzi".

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