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Sabato, 20 Aprile 2024
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Matilde Montinaro su Messina Denaro: “Riflettere sulle connivenze”

La sorella di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci, si congratula con magistratura e Ros, ma invita a porsi domande sulla protezione di cui il boss avrebbe goduto in casa propria per tanto tempo

CALIMERA – Quando questa mattina le prime agenzie, le reti televisive, i giornali nazionali online hanno iniziato a diffondere la notizia attesa da ormai trent’anni circa l’arresto a Palermo del superlatitante Matteo Messina Denaro, il pensiero di Matilde Montinaro è volato immediatamente al fratello Antonio e, in generale, “a quanti hanno perso la vita per aver creduto nel valore della legalità e della responsabilità”.

Calimerese, Antonio Montinaro era il caposcorta del giudice Giovanni Falcone. Morì il 23 maggio del 1992 con il magistrato, la moglie di questi, Francesca Morvillo, i suoi colleghi poliziotti Vito Schifani e Rocco Dicillo nella strage di Capaci. Una sentenza di morte che avrebbe avuto anche in Messina Denaro uno dei mandanti. E lo stesso dicasi per i fatti di via D’Amelio, in cui di lì a poco avrebbero perso la vita l’altro magistrato finito nel mirino di Cosa Nostra, Paolo Borsellino, e la sua scorta.  

Matilde Montinaro ha voluto quindi lasciare un ricordo su Facebook per quanti non ci sono più, ma anche lanciare una riflessione più profonda su quanti segreti ancora devono emergere. E l'ha fatto usando la pagina dell’associazione Nomeni, con la quale da tempo porta avanti battaglie sociali e culturali proprio in nome del fratello. 

“Oggi una grande vittoria dello Stato e quindi di tutte le persone per bene”, ha scritto Matilde Montinaro, facendo le congratulazioni “a tutte le forze di polizia. in particolare al Ros dei carabinieri e alla procura di Palermo”. Ma ha inteso lanciare anche un segnale forte, perché una latitanza così lunga porta, inevitabilmente, a porsi alcune domande. “L’arresto di Matteo Messina Denaro in una clinica di Palermo – ha sottolineato la sorella del caposcorta di Falcone – ci deve però far pensare alle connivenze che ancora la mafia ha e che hanno permesso la latitanza e la protezione a casa propria di quest’uomo. Bisogna stare attenti a non abbassare la guardia – ha aggiunto – perché la mafia si è trasformata”.

Per Matilde Montinaro, dunque, “da questo arresto bisogna ripartire e agire a livello culturale e sociale contemporaneamente a quello politico per continuare a chiedere quella verità sui tanti segreti di questo nostro Paese”. Un ragionamento, il suo, perfettamente sovrapponibile a quello di Nino Di Matteo, ex sostituto procuratore a Palermo e Caltanissetta e membro del Csm, che a Sky Tg24 ha parlato di una latitanza eccessivamente lunga per essere normale, chiedendosi, dunque se Messina Denaro non abbia goduto di protezioni dall’alto.

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