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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Cartelle esattoriali, in arrivo la tempesta perfetta: ecco cosa fare

Dopo la lunga pausa di sospensione per la pandemia, ricomincia l’attività di riscossione del Fisco e sono milioni le cartelle già notificate o in partenza. L’avvocato Antonio Manco di Metodo Legale offre un breve excursus sulle tutele possibili in favore dei contribuenti

LECCE - Dopo un lungo periodo di sospensione dovuto alla pandemia, è ricominciata da qualche mese la notifica di cartelle ed intimazioni di pagamento da parte di Agenzia delle Entrate Riscossione.

Di seguito, pubblichiamo alcuni consigli dell’avvocato Antonio Manco (nella foto in pagina)l-avvocato-antonio-manco-5-2-2-2-2-2 di Metodo Legale ai contribuenti.

“L’arretrato accumulato negli ultimi anni è impressionante: 26 miliardi di cartelle di cui almeno 13 saranno notificati entro la fine del 2022. Le intimazioni di pagamento, già spedite o in partenza, sono invece 2,6 miliardi. Si tratta numeri enormi, che riguardano quasi la metà degli italiani e la maggioranza di imprenditori e partite Iva.

L’Agenzia deve recuperare la lunga interruzione dovuta al periodo di pandemia ed ora chiede il conto, anche perché le casse dello Stato languono e ulteriori rinvii non appaiono compatibili con le esigenze di incassare il grosso arretrato tributario accumulatosi negli ultimi anni.

L’effetto, oltretutto, è in alcuni casi paradossale: bolli auto del 2018, contributi Inps del 2016, imposte ancora più vecchie vengono oggi richiesti a distanza di molti anni, ben oltre gli ordinari termini di prescrizione. Tuttavia, normalmente, tali pretese risultano ancora legittime, essendo stati sospesi, negli anni 2020 e 2021, non solo i termini di notifica degli atti ma, appunto, anche i termini di prescrizione e decadenza.

Sui contribuenti incombe quindi una tempesta finanziaria perfetta: alla violenza della crisi economica si aggiunge la particolare esuberanza dell’Agenzia delle Entrate Riscossione che è tenuta a notificare i propri atti in tempi stretti e a procedere al recupero delle somme senza ulteriori dilazioni.

In questo quadro, i cittadini hanno ben poche possibilità per uscire dall’angolo ed evitare conseguenze gravi quali fermi amministrativi dell’autovettura, iscrizioni di ipoteca sugli immobili o pignoramenti: possono rivolgersi direttamente ad Agenzia delle Entrate Riscossione per chiedere una rateizzazione della debitoria; oppure difendersi dinanzi a un giudice.

Nel primo caso l’Agenzia può concedere un pagamento rateizzato in 72 mesi, oppure un piano di rateizzazione straordinario in 120 rate laddove l’importo della rata dovesse risultare superiore al 20% del reddito mensile del nucleo familiare indicato nel modello Isee del richiedente. Con la rateizzazione il contribuente si pone al riparo da atti pregiudizievoli da parte dell’Agenzia e paga il dovuto in tempi ragionevoli. Tuttavia, nel caso si sia già decaduti da precedenti rateizzazioni non sarà possibile accedere ad una nuova dilazione salvo prima sanare la mora accumulata.

Un’altra strada percorribile da parte del contribuente con debiti nei confronti dell’Erario è quella di rivolgersi all’autorità giudiziaria, soprattutto quando le somme pretese dall’agente della riscossione risultino troppo elevate per essere corrisposte mediante rateizzazione ordinaria o straordinaria. In questo caso le opzioni possibili sono a loro volta di due tipi. Si può innanzitutto ricorrere dinanzi alla Commissione tributaria competente, per contestare il debito e chiedere l’annullamento delle cartelle di pagamento. Tale soluzione, tuttavia, in molti casi può essere sconsigliabile perché troppo incerta nei risultati e spesso economicamente dispendiosa.

Vi è poi una terza possibilità che è quella della transazione fiscale. Tale soluzione è consigliabile soprattutto per partite iva ed imprenditori che vogliano proseguire la propria attività economica. La transazione fiscale costituisce, di fatto, l’unica soluzione veramente risolutiva in molti casi in cui il debito sia sproporzionato e insostenibile in base alle effettive possibilità del contribuente. Essa consente infatti di dilazionare e ridurre il debito tributario anche in maniera consistente, purché ciò sia funzionale agli interessi non solo del cittadino ma anche, in qualche misura, del creditore, in base ad una valutazione che normalmente richiede la mediazione del Tribunale.

Certo, ci sarebbe una quarta possibilità per ridurre i debiti tributari di milioni di italiani, evitando di far colare a picco la nave su cui viaggia il nostro Paese: si tratta ovviamente dell’ipotesi di una nuova pace fiscale che tenga conto del delicatissimo periodo storico che non solo l’Italia ma l’intero Occidente si trova ad attraversare. Quest’ultima è però una strada tutta politica che, almeno per ora e considerando gli orientamenti degli attuali governanti, non sembra percorribile".

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