Caso Ciullo, nuova consulenza: “Omissioni nella perizia sui cellulari dell’indagato”
Depositata una nuova perizia sul caso della morte del dj radiofonico che rileverebbe diverse incongruenze. Gli avvocati della famiglia, Maci e Landolfo, chiedono ulteriori indagini al pm Vallefuoco
LECCE - Prosegue la battaglia delle perizie dopo la riapertura dell’inchiesta sul giallo della morte del dj radiofonico Ivan Ciullo, inizialmente derubricato come semplice suicidio. E’ stata infatti depositata, nei giorni scorsi, presso il tribunale di Lecce, una nuova consulenza di parte che getta una nuova luce sul caso del giovane trovato impiccato, il 22 giugno del 2015, nelle campagne di Acquarica del Capo.
Dopo oltre un anno dal deposito delle perizie grafologiche (quella disposta dalla procura e quella fornita dalla famiglia) sulla busta che conteneva il biglietto presumibilmente indirizzato da Ivan Ciullo ai genitori, ora una nuova documentazione tecnica è stata posta all’attenzione del magistrato inquirente, Maria Vallefuoco, da parte di legali dei genitori di Ivan Ciullo, gli avvocati Paolo Maci e Maria Chiara Landolfo.
La perizia di parte è stata condotta dal criminologo Roberto Lazzari sulla base dei supporti informatici estratti nel 2017 dalla consulenza tecnica d’ufficio incaricata dalla procura ed effettuata sul telefono dell’unico indagato, ed è corredata dalla perizia dell’esperto informatico forense Alessandro Congedo.
Come riferiscono i legali di Rita Bortone, Daniela Ciullo e Sergio Martella, la relazione investigativa “smentisce con dati certi tutte le conclusioni delle indagini condotte dal pubblico ministero incaricato all’epoca, Carmen Ruggiero, e mette in evidenza quegli elementi che il consulente tecnico d’ufficio ha volutamente omesso, danneggiando la corretta valutazione dei fatti accaduti il 20 giugno 2015 che portarono alla morte del giovane dj salentino”.
La recente relazione investigativa del criminologo Lazzari è stata resa possibile dall’operato del pubblico ministero Vallefuoco, incaricata del caso a seguito della richiesta di appropondimenti fatta dai genitori di Ivan, che ha consentito agli avvocati della famiglia Ciullo di tornare in possesso del cellulare del ragazzo e di visionare il contenuto della perizia sui cellulari dell’indagato.
“Il lavoro svolto dal professor Congedo ha rilevato elementi inconfutabili e prove schiaccianti circa la carenza nell'estrapolazione dei dati eseguita dal consulente nominato allora dalla procura” rilevano i legali Maci e Landolfo, che hanno pertanto chiesto al pubblico ministero Vallefuoco “di nominare un altro Ctu affinchè estrapoli integralmente tutti i dati custoditi nel telefono dell’indagato”.
Secondo la riscostuzione della famiglia e dei legali di Ivan Ciullo sulla prima richiesta di archiviazione del caso il magistrato ha “fondato la sua richiesta sulla base delle conclusioni del Ctu sull’analisi del telefono, il quale si limita ad evidenziare solo una conversazione tra l’indagato e il proprio legale tralasciando qualsiasi altro dato. Questa unica conversazione estrapolata dal cellulare dell’indagato venne considerata determinante per la chiusura del caso”.
Il consulente esperto informatico forense, incaricato dal padre di Ivan, dopo aver analizzato la perizia del Ctu aveva rilevato, fin da subito, invece le incongruenze e le omissioni dei dati contenuti. “I dati sul cellulare dell’indagato ci sono e c’erano anche ai tempi della prima perizia, ma sono stati volutamente omessi e non analizzati” lamentano familiari e legali di Ciullo, “e a questo fatto, già di per sé dannoso per le indagini, si deve aggiungere il fatto che lo stesso Ctu, anche nella perizia sul cellulare di Ivan ha commesso errori che hanno negativamente influenzato la prima fase di indagini sul caso”.