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Giovedì, 25 Aprile 2024
Una vicenda intricata / Nardò

Caso firme false, riscontri anche su accusatori di Mellone. Perquisizione e sequestri

Dopo la chiusura della fase preliminare della vicenda che vede indagato il sindaco neretino un nuovo filone d’indagine della procura punta a verificare la posizione dei quattro candidati consiglieri del 2016. Acquisiti supporti informatici

NARDO’ – C’è un nuovo filone d’indagine da parte della procura di Lecce nell’ambito della vicenda delle presunte “firme false” (autenticate  per la presentazione delle liste per le elezioni del 2016 a Nardò) per la quale, con la sottoscrizione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari dei mesi scorsi, è indagato il sindaco di Nardò, Pippi Mellone.

Lo si evince da quanto avvenuto nella mattinata di oggi e sulla scorta di quanto riportato da decreto di perquisizione emesso dalla procura e che ha visto presentarsi i carabinieri di polizia giudiziaria presso il domicilio dei quattro ex candidati  al consiglio comunale di sei anni addietro, Paolo Arturo Maccagnano, Carlo Pranzo, Giuseppe Zacà e Stefania Raganato, per effettuare un controllo e acquisire sopporti informatici e tecnologici, quali computer, tablet e telefonini.  

Si tratta dei quattro candidati che hanno dato avvio dell’inchiesta  in seguito all’esposto-denuncia presentato dagli stessi, venuti  a conoscenza della circostanza che sul modello di dichiarazione di accettazione della candidatura del 2016 erano state apposte delle firme (poi autenticate dall’allora consigliere comunale e poi candidato sindaco Mellone), non autografe, quindi che non sarebbero state sottoscritte dai diretti interessati.

L’approfondimento del magistrato inquirente è un atto dovuto in seguito alla conclusione della prima fase degli accertamenti dell’inchiesta e a quanto emerso nell’ambito dell’ascolto dell’attuale primo cittadino neretino (difeso dall’avvocato Pasquale Corleto). Mellone nel chiarire la sua posizione avrebbe in primo luogo disconosciuto anche lui la sua firma che figurerebbe sui moduli di accettazione della candidatura degli allora aspiranti consiglieri comunali e presentati come atto d’accusa. E questo per poi rilanciare alle accuse mosse nei suoi confronti.

L'ipotesi avanzata dal sindaco al cospetto del pm sarebbe quella che: sarebbero stati i quattro candidati a formare i quattro modelli di dichiarazione di accettazione della candidatura, "apparentemente autenticati" dallo stesso Mellone, per poi denunciarne la falsificazione ed incolpandolo, sapendolo in realtà privo di responsabilità. Le acquisizioni disposte dalla procura sono tese a verificare anche questa ipotesi parallela, che sovvertirebbe anche le responsabilità ora ipotizzate a carico di Mellone, e che rappresentano l’elemento nuovo dell’intricata vicenda delle firme false in quel di Nardò.       

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