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Capo della Direzione investigativa antimafia a Lecce: “Radar su appalti per Recovery fund”

L’inaugurazione di una mostra itinerante e un convegno sul tema del traffico di esseri umani per celebrare la fondazione della Direzione investigativa antimafia. Presenti anche prefetta e sindaco di Lecce, procuratore della Corte d’Appello e la viceministra Bellanova, assieme ai protagonisti della lotta alle mafie

LECCE – Il “metamorfismo” delle mafie, nazionali e locali. Su queste nuove declinazioni e sembianze si concentra ora la Dia, la Direzione investigativa antimafia che, per i 30 anni dalla sua istituzione, ha organizzato un evento anche Lecce dopo le tappe in Sicilia e in Calabria. Con una mostra itinerante e un convegno sul traffico di esseri umani presso il Castello Carlo V, l’organismo interforze che lotta contro la criminalità organizzata ha voluto incontrare tutti i protagonisti di quelle battaglie per la legalità.

Le mafie, del resto, non se ne sono andate né mai se ne andranno. Come ha sottolineato lo stesso numero uno della Dia nazionale, Maurizio Vallone: “Le mafie si rigenerano e riprendono vigore dopo le scarcerazioni periodiche. Necessario dunque monitorare i personaggi di spicco una volta usciti dagli istituti penitenziari, sviluppando l’attività di intelligence per intercettare nuovi affari e modalià. Oggi, anche più di ieri, siamo di fronte al problema degli appalti del Recovery fund. Bisognerà vigilare, così come sta già facendo l’attività incessante dei prefetti, che consente di monitorare le gare impedendo che anche quelle ditte collegate solo occasionalmente a gruppi criminali possano accaparrarsi gli appalti”.

Il video: il numero uno della Dia e la dirigente di Lecce

Cambia il business delle organizzazioni mafiose, di conseguenza si adattano anche le modalità investigative della Dia. “Oggi sondiamo il metaverso per evitare che la criminalità organizzata possa utilizzare il mondo virtuale per riciclaggio e comunicazioni”, conclude Vallone. E se è vero che le mafie non hanno la virulenza e la violenza di quella foggiana (che resta al momento la più tradizonale delle forme di organizzazione criminale) rimane alta l’allerta relativamente alle infiltrazioni mafiose e ai “colletti bianchi”, come ha evidenziato la direttrice della Dia del capoluogo salentino, Carla Durante e come ha dimostrato il blitz coordinato dalla Dda di Lecce, contro un clan locale, nei giorni scorsi.  “In Puglia, così come nel resto del territorio nazionale non abbiamo mafie stragiste, ma abbiamo quelle “griffate” fatte di  laureati e imprenditori. A noi il compito di individuarle”, ha dichiarato Durante. Dalle stragi siciliane degli anni Novanta, passando per le operazioni contro i narcotrafficanti lungo le rotte balcaniche, la Dia ha illustrato la propria attività dell’ultimo trentennio nei 34 pannelli che ripercorrono le cronache fino ai giorni nostri. Il percorso resterà fruibile al pubblico oggi, domani e poi 17 e 18 febbraio.

L'antimafia in una mostra inaugurata al Castello Carlo V

Riflettori puntati anche sulla vicenda del traffico degli esseri umani e della “filiera” che include anche il lavoro irregolare. In questo senso, un notevole apporto nella lotta ai profitti illeciti sulla pelle dei migranti arriva dalle banche dati sovranazionali. Non solo l’Europol, ovviamente, ma anche Interpol che raggruppa ben 193 Paesi. Una incessante attività di consultazione, se si considera che mensilmente vengono effettuati in quei sistemi ben 30 milioni di accessi, come ha spiegato il generale della guardia di finanza Antonio Mazzarotti, dirigente del terzo reparto della Dia.  Questo l’argomento del convegno al quale hanno partecipato - oltre alla prefetta Maria Rosa Trio, al sindaco Carlo Salvemini e alla viceminstra Teresa Bellanova -  anche la rappresentante per l’Italia dell’Agenzia Onu per i rifugiati, Chiara Cardoletti; la referente speciale e coordinatrice per la lotta alla tratta di esseri umani dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), Maria Grazia Giammarinaro; il dirigente Marco Martino, a capo della terza divisione del Servizio centrale operativo e il procuratore generale presso la Corte d’Appello di Lecce, Antonio Maruccia.  

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