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Centri affollati: le raccomandazioni non bastano, serve agire con coraggio

In decine di città, e tra queste Lecce, il fine settimana ha registrato il pienone nelle vie dello shopping. Mentre in Germania si varano misure stringenti, in Italia si rischia l'innesco della terza ondata

LECCE - Comitive di ragazzi che bevono cocktail in improbabili bicchieri da asporto. Genitori e figli, grandi e piccoli, con o senza rispettivi fidanzati, gruppi di amici impegnati nel sacro rito della passeggiata domenicale. I selfie sotto il grande albero di piazza Sant'Oronzo. Le file più o meno ordinate per entrare in alcuni negozi, il limite di capienza che sembra un optional in altri. E poi le persone che escono per vedere se ci sono altre persone e fare la "denuncia" sui social.

Come si fa a controllare tutto contemporaneamente? Come può uno scoglio arginare il mare se è consentito muoversi da un comune all'altro? Non puoi mica dire di non uscire, perché bisogna sostenere il commercio. E se anche uno lo facesse non verrebbe ascoltato: come si riempie il vuoto di una mancata vasca nel centro di Lecce, città di cui si parla spesso e volentieri male ma che attira come il miele fa con le api, come una dipendenza più forte di qualsiasi maldicenza?

Alle 18.30 nel cuore del capoluogo si notano diversi agenti: della polizia locale, innanzitutto, ma ci sono anche carabinieri, finanzieri, poliziotti, in divisa e in borghese. Ai piedi di Palazzo Carafa sette, otto auto segnalano la presenza, discreta, di tutto l'apparato della sicurezza. Del resto, di gente in giro ce n'è. Va detto, ma non è una bolgia, anche perché la serata è freschetta. Gli assembramenti si creano essenzialmente in prossimità degli attraversamenti pedonali di via Trinchese alle intersezioni con via XXV luglio e Cavallotti: si attende il verde, la tendenza è quella di accalcarsi, è inevitabile.

Il dispositivo anti assembramento, coordinato dalla questura, scatta alle 19: dopo l'esordio di ieri l'automatismo è già noto. L'obiettivo dichiarato è quello di separare i flussi pedonali che non devono mai incrociarsi, né su via Trinchese né su corso Vittorio Emanuale II. I passanti si adeguano. Il vice sindaco, Sergio Signore, che ha le deleghe alla polizia locale e sicurezza, gira come una trottola per controllare fino a quando le saracinesche delle attività non vengono abbassate.

La fotografia del centro di Lecce non è molto diversa da quelle che arrivano dal resto del Paese. I telegiornali hanno raccontato per tutto il giorno della folla nelle vie dello shopping, di ristoranti pieni per pranzo e di grandi sorrisi in zona aperitivo: dalla sabauda Torino alla Napoli borbonica, dalla impeccabile Bologna all'eterna Roma e alla nobile Firenze, e così via. Solo il maltempo, in qualche caso, ha costretto le persone a restare a casa.

La preoccupazione sta montando, una parte del governo preme per il varo di misure più stringenti, sulla scia di quanto la cancelliera Merkel ha disposto in Germania a partire da mercoledì prossimo: scuole e negozi chiusi e questo con dati migliori di quelli italiani, oltre che con un sistema di terapia intensiva più capiente del nostro.

Del resto l'epidemia del Covid-19 non va in stand-by perché bisogna salvare il Natale. Anzi, il rischio molto serio è che la circolazione del virus, alimentata dai contatti ravvicinati del periodo festivo, nonostante regole e moral suasion, subisca da metà gennaio un innesco ulteriore che porterebbe dritto - ancor più se si dovessero riaprire tutte le scuole - a una terza ondata, peggiore della seconda. La coincidenza con il picco dell'influenza stagionale - che in genere cade nel mese di febbraio - non lascia presagire nulla di buono: bisogna poi valutare quale sarà l'efficacia della campagna vaccinale ordinaria, che quest'anno ha coinvolto una platea più ampia. Nessuno sa dire quanto arginerà la diffusione dei virus stagionali, che, è cosa nota, col freddo vanno sempre a nozze e quanto sarà di aiuto per una rapida diagnosi dei casi di infezione da nuovo coronavirus.

Così, nell'attesa che la vaccinazione straordinaria per il Covid parta e raggiunga almento i target di popolazione potenzialmente più sensibili, siamo seduti su una bomba a orologeria, con l'aggiunta di avere una contezza abbastanza precisa degli effetti della deflagrazione: l'esperienza insegna, non dovrebbe essere così? 

Non è facile decidere quando gli interessi da contemperare e le pressioni sono tante, ma questa delle vacanze di Natale è l'ultima grande trappola che la pandemia tende. Dalla primavera in poi le cose andranno sempre meglio, ma, oggi, incrociare le dita è troppo poco: un decisore politico deve mostrare il coraggio di una scelta chiara, quella di ridurre le occasioni di contagio con misure impopolari. Ogni giorno che passa in queste condizioni è un giorno perso. Angela Merkel lo ha capito,  ha il fegato di dirlo e di comportarsi di conseguenza. L'Europa ha varato misure di sostegno e finanziamento senza precedenti: un Natale blindato può essere, dunque, un sacrificio sopportabile. Ma in Italia le uniche attenzioni di questi giorni sembrano essere quelle rivolte ai riposizionamenti politici per gestire, domani, quella valanga di denaro.

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