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La polemica

Operatori sanitari, Cisal al dg Rossi: “Basta solidarietà, rispetto parta dall’Asl”

L’organizzazione sindacale punta il dito contro il direttore generale dopo la visita al pronto soccorso per esprimere vicinanza ai lavoratori: “Dovrebbe risolvere la stabilizzazione automatica del personale medico impiegato”

LECCE - A muso duro contro il direttore generale dell’Asl Lecce: non è piaciuta a Cisal sanità la visita che Stefano Rossi ha voluto fare nella mattinata di ieri al pronto soccorso del “Fazzi” come atto di solidarietà e vicinanza agli operatori sanitari, spesso oggetto di aggressioni fisiche e verbali in una situazione di disagio più generale, in cui il sistema mostra evidenti falle organizzative e di programmazione.  

In buona sostanza, per il sindacato, il pronto soccorso sarebbe “sconosciuto” al dg: “Invece di esprimere solidarietà e vicinanza (a parole e con visita) – dichiara il segretario provinciale Giovanni D’Ambra - al personale del Pronto Soccorso del Fazzi (e perché agli altri no?) il direttore generale Asl farebbe bene a risolvere, per prima ed urgente cosa, la stabilizzazione automatica, di tutto il personale medico delle unità operative di pronto soccorso degli ospedali salentini che ha abbondantemente superato i 36 mesi di servizio e che aspetta da anni e anni a vedersi riconosciuto questo diritto”.

Un diritto, come ricorda D’Ambra, sancito da una legge e che lo stesso dg per primo non starebbe rispettando “trincerandosi dietro a triti e ritriti ‘chiarimenti’ e altrettante ‘chiarezze espositive’ che tutto hanno fuorché il coraggio della risoluzione dei problemi. E questo – aggiunge - nonostante sia un avvocato”.

Per Cisal, il pronto soccorso rappresenta argomento delicato ed importante, che merita di essere trattato con autorevolezza e competenza: “Cosa – afferma D’Ambra - che purtroppo è sempre mancata alle numerose ‘direzioni strategiche’ che in tutti questi ultimi decenni si sono solo ‘alternate’ alla cosiddetta guida dell’azienda sanitaria senza aver mai dato vere risposte di adeguatezza organizzativa e di rispetto della mission a questo unico e delicato settore sanitario”.

La conferma di questo, per D’Ambra, si trova nell’abbandono decennale dei posti di comando di queste delicate ed importantissime strutture: concorsi per primario (o direttore) mai effettuati “ma – spiega - tanti incarichi a scavalco o effe-effe a iosa (e guarda caso senza la specifica specializzazione che invece viene richiesta, ma non è dovuta, a coloro che hanno fatto istanza di essere stabilizzati assieme al non riconoscimento della chiamata diretta adducendo solo libere interpretazioni)”.

“Abbiamo invece notato – prosegue - un irriguardoso modo di trattare l’argomento Pronto Soccorso e la sua organizzazione (primo fra tutti la mancanza, ad ogni livello, di un numero adeguato e preparato di personale) con invece estemporanee trovate come l’invenzione del ‘coordinamento pp.ss. aziendali’ e del ‘bad manager’ a 20mila euro/anno ciascuno e ad una sola persona”.

D’Ambra sottolinea ancora come per alcuni ormai la parola pronto soccorso “non debba più esistere” ma anzi, tutto e solo, debba venir chiamato “servizio emergenza urgenza e 118”: “Insomma – insiste - qualcuno, nel 2022, con la scusa di organizzare al meglio il settore delle maxi-emergenze ha voluto mescolare il servizio di emergenza territoriale che si chiama 118 con il pronto soccorso ospedaliero che invece è tutta un'altra cosa. Ed è stato un patatrac”.

“Noi – continua D’Ambra -, avendone esperienza diretta e titoli ( ricordo al dg, per inciso, che nel 1976 mentre lui completava gli studi della scuola dell’obbligo editavamo le prime nostre note di studio sul pronto soccorso e nel 1980 come capofila l’ospedale ‘Ferrari’ di Casarano, con la guida del professor Benegiamo e il coinvolgimento di tutti i primari, abbiamo avuto la responsabilità di gestire la parte infermieristica del grandioso evento della visita ad Otranto di San Giovanni Paolo II), in tutti questi decenni abbiamo sempre denunciato queste storture, ma chi doveva decidere ha fatto solo orecchio da mercante. Voi compreso”.

“Ricordiamo ancora ai tanti ‘portoghesi’ della sanità – conclude - che in un ospedale se funziona bene il pronto soccorso, funzionerà bene anche tutto l’ospedale. Parole e vicinanza non bastano più! Il rispetto per gli operatori lo deve dare per prima l’Asl di Lecce. Con atti concreti. E quelli appena accennati sono l’inizio”.

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