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USb: “Internalizzare austisti e soccorritori 118”. E gli infermieri vincitori di concorso preparano ricorso

Domani sit-in in prefettura, USb chiede confronto con Asl e Sanitaservice. Gli infermieri tra gli ultimi posti in graduatoria del concorso sul piede di guerra: “Chiamati eroi in pandemia e ora trasferiti a centinaia di chilometri”

LECCE – Dopo i disagi su turni e precarietà, nuove polemiche negli ambienti della sanità salentina: il sindacato Usb promuove un sit-in di protesta nella mattinata di domani, davanti alla prefettura, per sollecitare l’internalizzazione di autisti e soccorritori del 118.  Si parla di circa 210 tra dipendenti e volontari che lavorano per le associazioni alle quali sono state affidate le postazioni 118. Di questi una settantina dovrebbero essere assunti per effetto della clausola sociale, per altri 95 è previsto un concorso per essere stabilizzati in Sanitaservice, la cui bozza è stata pubblicata lo scorso 20 dicembre. Per tutti gli altri c’è dunque la quasi certezza di essere tagliati fuori, restando dunque precari. Il segretario provinciale dell’organizzazione sindacale, Gianni Palazzo, chiederà nell’ambito del sit-in un tavolo di confronto alla presenza del direttore generale della Asl Lecce e dell’amministratore di Sanitaservice.

Sul fronte infermieri

Sembra tuttavia non bastare l'assunzione per placare il malcontento se, come suggeriscono le segnalazioni giunte alla nostra redazione, numerosi infermieri che hanno appena superato il concorso indetto dalla Regione si stanno già muovendo per un ricorso. A storcere il naso, nella fattispecie, gli infermieri assunti con un concorso bandito nel 2019 e le cui fasi sono state poi espletate e ultimate, a singhiozzo per via della pandemia, nelle scorse settimane. Con una delibera del mese in corso sono stati assegnati i posti in graduatoria. Sono 566 infermieri in Puglia ad aver vinto il concorso, alcuni anche grazie ai posti riservati alle categorie protette (militari in congedo, cittadini con disabilità, orfani per causa di servizio, ecc.). Vi sono tuttavia alcuni paradossi evidenziati dagli stessi vincitori. Chi si è attestato tra i primi posti della graduatoria ha potuto scegliere tra le destinazioni disponibili, spesso restando sul luogo in cui già si lavorava. E fin qui nulla di strano. Tutti gli altri (riservisti inclusi) sono stati però costretti ad accettare strutture sanitarie come quella di Foggia, tra le più lontane per i salentini. E non è tutto.

Vi è una terza “categoria”, quella degli idonei non vincitori, che è stata comunque richiamata in servizio per via del fabbisogno di figure sanitarie. Anche agli idonei viene lasciata la possibilità di continuare a lavorare sullo stesso luogo di lavoro. Ricapitolando: nessuno stravolgimento significativo per i primi vincitori del concorso e persino per gli idonei richiamati comunque al lavoro (chi non è stabilizzato, resta dove sta). Penalizzati, invece, coloro che si sono pizzati agli ultimi posti della graduatoria, sballottolati dal Capo di Leuca alla Daunia per esempio. Gli “ultimi” stanno ora preparando un ricorso contro l’ente regionale, per chiedere se non altro di poter continuare a esercitare la professione nella stessa struttura in cui ci si trova già. La stessa, in molti casi, dove si era stati chiamati all’inizio della pandemia, “quando per tutti eravamo degli eroi”, sostiene uno dei vincitori destinato nel Foggiano. “Mi trovo da oltre un anno a ricoprire un posto a Lecce che era già vacante per via di un pensionamento, che senso ha spedirmi a 350 chilometri da casa?”. Come lui, circa un 40 per cento dei vincitori di concorso dovrà trasferirsi in città lontane risetto a quelle in cui si lavora, “con notevole dispendio di energie e di tempo e, soprattutto, dando vita a una giostra fatta di richieste di trasferimenti e ricorsi che costituiscono uno spreco per una pubblica amministrazione”, conclude un’altra riservista vincitrice del maxi concorso.

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