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Covid-19 e decessi: marzo terribile, ma nel Salento "strage" evitata

Istat e Istituto Superiore di Sanità hanno pubblicato un report. Il terzo mese dell'anno ha invertito un trend che era in discesa: in Puglia morti in aumento dell'8 percento, nel Leccese di pochi decimali

LECCE – L’andamento della mortalità nel mese di marzo conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’epidemia di Covid ha inciso in maniera tangibile: pesantemente in 37 province del Nord più quella di Pesaro-Urbino, molto meno al Centro-Sud. 

Il report pubblicato da Istat e Istituto Superiore di Sanità certifica l’andamento dei decessi, regione per regione, provincia per provincia, comparando i primi mesi di quest'anno con quelli precedenti: è questo l'unico modo scientifico per comprendere la portata di un'epidemia, indipendentemente dal fatto che si dica morti con Covid o morti per Covid.

La prima certezza è che la localizzazione molto specifica dei focali ha determinato notevoli differenze anche all’interno delle stesse regioni. La seconda è che se da una parte l’andamento della mortalità seguiva all’inizio del 2020 un trend in discesa rispetto alla media dei cinque anni precedenti, a marzo questa tendenza è stata radicalmente invertita o vistosamente frenata. La terza, infine, è che il lockdown ha opposto un argine a un’ondata che altrimenti sarebbe stata devastante.

Consulta il report di Istat e Iss

Nonostante l’aggiornamento dei dati fosse possibile fino a quasi tutto il mese di aprile, si è deciso di limitarsi al 31 marzo per avere un dato più consolidato. In linea generale si può affermare che il 52,7 percento dei casi Covid ufficialmente diagnosticati è riferibile a donne. I maschi sono stati però i più colpiti nelle fasce d’età 0-9 anni, 60-69, 70-79. L’età mediana degli infetti è 62 anni (in Puglia è di 57). Ad eccezione della fascia 0-19 anni, la letalità (il numero dei morti sul totale dei casi Covid noti) è stata più elevata per il sesso maschile in tutte le altre classi di età.

Italia: dal 20 febbraio decessi in netto aumento

Sono stati presi in esame i dati di 6.866 comuni italiani, pari all’87 percento del totale e all’86 della popolazione. A livello nazionale nel primo trimestre del 2020 sono stati 13.700 i decessi direttamente attribuibili alla diagnosi di Covid, mentre per altri 11.600 tre sono le possibilità: morti per Covid sebbene in casi non diagnosticati con tampone, per complicanza insorte con l’infezione, per altre patologie senza infezione, anche a causa del timore di recarsi in ospedale nella fase di emergenza. Considerato che il primo decesso di una persona con Covid è del 20 febbraio, la sintesi è che nel mese di marzo l’incremento di mortalità (per tutte le cause) è stato di quasi il 50 percento (con punte di oltre il 90 percento in alcune zone). Metà di questa accelerata porta la firma del Covid come causa, mentre per l’altra metà è molto probabile che abbia a che fare con l’infezione almeno per una gran parte.

Morti in Puglia: più 8,7 percento a marzo

Su scala regionale sono stati esaminati i dati di un numero di comuni pari all’81,3 percento (85 percento della popolazione). Si nota subito che mentre la variazione tra il tasso dei decessi per tutte le cause nel periodo gennaio-febbraio 2020 è di quasi il 5 percento in meno (media del Mezzogiorno pari a meno 4.3, italiana meno 6.6) rispetto alla media dello stesso bimestre nei cinque anni precedenti, a marzo la stessa variazione è di più 8.7 (contro una media del Mezzogiorno di 2, italiana 49.4). In valore assoluto i decessi dal 20 febbraio al 31 marzo sono stati 4.327, mentre la media nei cinque anni precedenti era stata 4.003. Le morti in casi diagnosticati Covid sono state 118,  in percentuale il 2,7 (media del Mezzogiorno pari a 2, italiana 15.1).

Provincia di Lecce: variazione di due decimali

Il focus sul Salento rileva la casistica del 77,1 percento dei comuni pari al 76,4 della popolazione residente. Nel complesso si registrano da una parte una variazione in campo negativo dei decessi nel primo bimestre del 2020 pari al 5.4 percento rispetto allo stesso periodo nei cinque anni precedenti e, dall'altra, un incremento di due decimali a marzo. Nel periodo 20 febbraio 31 marzo i decessi totali in provincia di Lecce sono stati 794 mentre la media nei 5 anni precedenti era stata di 783: i decessi di pazienti con diagnosi ufficiale di Covid sono stati 12, pari all’1,5 del totale: un dato che si può sostanzialmente spiegare con le tristi vicende della Rsa di Soleto. Il territorio salentino è stato comunque al riparo di scenari ben peggiori: nel Foggiano, che ha circa 170mila residenti in meno, nello stesso arco di tempo gli infetti da Covid deceduti sono stati 43.

Quando saranno resi noti i dati relativi anche al mese di aprile, considerando che la cosiddetta fase 2 è appena partita, sarà ancora più evidente come l’imposizione del lockdown fosse l’unica strada percorribile e come l’isolamento dei primi focolai, a fine febbraio, avrebbe potuto attenuare la diffusione dell’epidemia soprattutto dove l’infezione di Covid-19 ha mietuto più vittime e dove il sistema sanitario pubblico è stato sovraccaricato in un lasso di tempo brevissimo.

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