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L'opinione

Dagli eccessi della “movida” agli abissi del provincialismo: il nodo

L'atto sessuale che si è verificato in un distributore self-service del centro storico ha fatto clamore, sollevando al contempo quel velo di ipocrisia che condanna il dibattito a un perimetro di scarso respiro

LECCE – La tentazione pruriginosa di guardare dal buco della serratura rivela molte più cose su chi sbircia che sull’oggetto dell’osservazione.

In un video girato alle prime luci dell’alba di uno dei giorni scorsi, un uomo e una donna – dei turisti secondo qualcuno - sono stati ripresi mentre erano intenti in un atto sessuale all’interno di un locale dove sono installati distributori automatici, in una via a due passi da piazza Sant’Oronzo.

Quelle immagini, condivise dall’autore il cui respiro affannoso (e inquietante) si distingue nitidamente, sono rimbalzate da una chat all’altra finendo per innescare una polemica e svariati appelli a un maggiore controllo della zona. In quel momento il video è entrato nell'agenda del dibattito pubblico ed è per questo diventato notizia.

Non è un gran momento, tra l'altro, per il centro storico, trend topic del brainstorming locale vuoi per una ipotesi di spopolamento, vuoi per una ricorrente denuncia di degrado. Entrambi gli scenari sono chiaramente strumentalizzati sul terreno spicciolo delle opposte fazioni, mentre ogni approfondimento sulle dinamiche sociali ed economiche che sono alla base delle trasformazioni nei contesti urbani viene lasciato nel cassetto. Comprendere la complessità richiede tempo e competenze e sia l’uno che le altre sono merce rara. La società di oggi va di fretta, è una successione di istanti dove lo slogan è l’unità di misura del confronto.

Ma davvero l’episodio hot ha che fare con la gestione dell’ordine pubblico da parte delle forze dell’ordine o con le questioni amministrative locali? Ovviamente no, trattandosi di adulti, consenzienti e verosimilmente reduci da una nottata di eccessi (magari in un luogo privato). Non c’è da stupirsi, non è una specialità leccese: basta fare una semplice ricerca su Google per trovare tracce di analoghi episodi, con relative polemiche, accaduti in tanti altri centri storici. La memoria digitale ci ricorda che tutto il mondo è paese e senza andare molto lontano basta fermarsi alla scena di sesso immortalata due estati addietro nella macchia mediterranea a ridosso della grande insegna luminosa di una discoteca gallipolina.

Il tema vero, piuttosto, è che la città (a dire il vero, non solo quella) merita delle riflessioni più nobili di una indignazione generale e appiccicaticcia, che viene ostentata in pubblico con la stessa velocità con cui in privato il video viene condiviso e commentato in stile gossip. I grandi nodi da sciogliere non mancano: i parchi eolici off-shore, gli impianti di compostaggio e di produzione di biogas, gli investimenti con i fondi del Pnrr, l’erosione costiera e l’accessibilità del litorale. Oppure il lavoro che manca e quello sottopagato, le criticità del sistema sanitario, la mobilità e le infrastrutture, la valorizzazione del patrimonio storico e archeologico.

Ma pure nell’ambito del mero decoro urbano ci sarebbero molti altri temi forse più urgenti di un episodico sfogo sessuale: dalle deiezioni dei cani lasciate sui marciapiedi e nelle aree verdi alla sosta delle auto davanti agli scivoli (che agevolano il passaggio di disabili, anziani, carrozzine per bimbi) e sulle piste ciclabili; dall’abbandono dei rifiuti agli affitti in nero o comunque irregolari che favoriscono situazioni di degrado. Sono questioni di vita quotidiana, ma sono impopolari perché l'istituzione (il sistema) è sempre un bersaglio facile mentre i temi dell'educazione e della responsabilità individuale meritebbero ben altri approfondimenti.

Così aspettiamo che l’ennesima bolla di provincialismo evapori, ma siamo già in attesa dello scoppio della prossima. Con l’augurio che, almeno, non sia intrisa di quel moralismo falso e d’accatto che ci trasforma in censori oramai di dubbia credibilità. Insomma, i problemi ci sono e pure tanti, nel cuore della città come anche altrove, dove non battono le luci della vita notturna, ma l'approccio perbenista non offre reali strumenti di risoluzione di questioni articolate e mai riducibili a un unico nesso causa-effetto.

A proposito, i primi turisti sono già arrivati e anche quest'anno il centro storico sarà la gallina dalle uova d'oro che ha consentito nelle ultime due stagioni estive, quelle della pandemia, di salvarsi le chiappe mentre altre città d'arte hanno pianto vera miseria. E, come saggiamente ha precisato un amico, è abbastanza chiaro che non si ha contezza di cosa significhi un centro storico degradato.

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