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"Una data per la riapertura". La ferma richiesta di Confcommercio

Le federazione dei pubblici esercizi ha organizzato un flash-mob in piazza Sant'Oronzo nel rispetto del distanziamento. Una delegazione ha poi incontrato il sindaco di Lecce

LECCE – Alcune decine di titolari e lavoratori dei pubblici esercizi aderenti a Confcommercio, la sigla più rappresentativa, hanno dato vita un flash mob questa mattina in concomitanza con l’assemblea nazionale, in corso di svolgimento a Roma, della federazione cha raggruppa bar, locali serali, ristoranti, pizzerie, sale da ballo, operatori del settore banqueting e stabilimenti balneari. La manifestazione è stata composta e pacifica, distante anni luce dalla rabbia incontrollata e anche strumentalizzata che si è vista di recente in altre piazze. In un certo senso è stata la replica di quella del 26 marzo, organizzata dalla federazione Banqueting e Catering.

La richiesta, molto netta, è quella di avere una data certa per la riapertura, l’impegno è quello di garantire il rispetto delle regole del distanziamento rafforzando, se necessario, i protocolli. L'associazione presieduta a livello provinciale da Maurizio Maglio, per dirla con un eufemismo, non è soddisfatta delle modalità con le quali il governo sta gestendo il delicato passaggio in corso: le imprese denunciano un diffuso rischio di chiusura definitiva delle proprie attività e, nel miglior dei casi, difficoltà a tenere il passo. Il meccanismo dei ristori e delle agevolazioni è giudicato insufficiente, e spesso tardivo rispetto alle esigenze e, in più, vi è da parte di qualcuno la paura che un’estate col freno a mano per la pandemia possa dare un colpo dal quale sarebbe molto difficile rialzarsi.

Certo, la scorsa estate in realtà gli affari non sono andati male, almeno in provincia di Lecce, la meta più gettonata del mercato turistico interno nel 2020 e non c’è ragione di pensare che le cose quest’anno non possano andare anche meglio grazie alla campagna di vaccinazione in Italia e negli altri Paesi. E poi c’è tutta la partita del Recovery Plan che potrebbe essere una sorta di pozzo di San Patrizio capace di generare una immissione di liquidità nell’economia senza precedenti: su questo fanno affidamento non solo i commercianti, ma molte altre categorie particolarmente colpite dalla crisi innescata dalla pandemia.

Intanto la situazione fotografata dalla manifestazione odierna è quella di un comparto messo alle strette da mesi di forzata e prolungata inattività. Una delegazione di Confcommercio ha quindi incontrato il sindaco, Carlo Salvemini, per chiedere delle “forme di accompagnamento” all’uscita dalla crisi. Sulla falsariga del 2020 alcuni processi sono già in atto: agli inizi di aprile la giunta comunale, in coerenza con le decisioni del governo, ha prorogato dal 31 marzo al 31 dicembre le misure di sostegno sull’occupazione del suolo pubblico.

Attorno al tavolo, col primo cittadino e con l'assessore alla Mobilità, Marco De Matteis (titolare di un noto locale nel centro storico), si sono seduti Maurizio Maglio e Federico Pastore, rispettivamente presidente provinciale e direttore di Confcommercio, Daniele Bianchi, presidente della federazione Moda Italia, Danilo Stendardo, presidente del Coordinamento locali serali, Piero Merazzi per i ristoratori e Sandro Portaccio per gli stabilimenti balneari. 

Salvemini si è detto d'accordo sulle riaperture per le attività all'aperto, a partire dalla ristorazione o anche all'interno dei locali, purché in presenza di sistemi di areazione adeguati, ma solo con il via libera nell'ambito della normativa nazionale, l'unica che può alleviare il regime attuale delle chiusure legato alle classificazioni di rischio sanitario. Il sindaco ha assicurato l’impegno della polizia locale a vigilare sul pericolo di assembramenti, ricordando però anche il ruolo fondamentale di ciascuno, che sia un semplice cittadino o un operatore commerciale, rispetto alle responsabilità individuali. Sul tema della tassazione locale, naturalmente molto avvertito dagli operatori, Salvemini ha dichiarato la possibilità di intervenire sulla riduzione della Tari, a beneficio delle categorie più penalizzate, non appena il governo doterà gli enti locali di quelle risorse economiche che sono state già annunciate ma non ancora corrisposte.

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