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Una storia di successo

Lavoro e nervi saldi: Fefè De Giorgi, un modello per il territorio che va oltre l'ambito sportivo

L'allenatore della Nazionale campione del mondo di volley ha ricevuto il riconoscimento di ambasciatore del Salento nel mondo. La sua dedica sul Libro d'Onore è il manifesto di un legame profondo e autentico

LECCE - Aveva gli occhi lucidi Ferdinando De Giorgi mentre Pantaleo Isceri, dirigente della Provincia con un passato da pallavolista e suo vecchio amico, ripercorreva con aneddoti e citazioni alcuni passaggi della lunga parabola dell’attuale tecnico della Nazionale italiana di volley. Giocavano insieme da ragazzi e allora Fefè, così è conosciuto dai più, faceva addirittura lo schiacciatore.

Da allora di tempo ne è passato e De Giorgi, mattone su mattone, ha costruito una carriera ricca di tanti successi, prima da giocatore e poi da allenatore. L’ultimo in ordine di tempo è arrivato l’11 settembre quando l’Italia ha vinto i Mondiali ai danni della Polonia, squadra alla ricerca del terzo titolo consecutivo, peraltro davanti al proprio pubblico. Un successo meritato, seguito a quello del luglio scorso ai Campionati Europei, quando sulla panchina azzurra De Giorgi ci era appena arrivato.

L’allenatore di Squinzano è stato festeggiato nella mattinata odierna presso Palazzo dei Celestini, sede della Provincia di Lecce. Il presidente, Stefano Minerva, gli ha conferito il riconoscimento di ambasciatore del Salento nel mondo: lo stemma dell’ente realizzato in argilla e incastrato in un tronco d’ulivo (l’opera è del maestro Marco Epicochi).

Al termine della cerimonia il tecnico ha firmato il Libro d’Onore aggiungendovi due semplici parole: “Orgogliosamente salentino”.  Non una frase di circostanza, perché il rapporto con la terra d’origine lui non lo ha mai reciso, nemmeno quando l’intensa attività di giocatore e poi di allenatore lo ha portato in altre regioni d’Italia e in altri Paesi fino a 60 chilometri dal Circolo polare artico. Lo ha semplicemente vissuto, interiorizzato, senza slogan né ruffianerie. Nato e cresciuto a Squinzano, oggi risiede in territorio di Trepuzzi (oggi erano presenti i rappresentanti del primo Comune, commissariato e il sindaco dell'altro, Giuseppe Taurino).

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Ad accoglierlo a Palazzo dei Celestini c’erano, oltre Minerva, il presidente della Federazione Italiana Pallavolo Puglia, Paolo Indiveri, con il vice presidente della federazione di Lecce Piero De Lorentis, il delegato provinciale del Coni Gigi Renis, e le altre istituzioni del territorio: presidente della Regione, Michele Emiliano, l’assessore regionale Alessandro Delli Noci, il prefetto Maria Rosa Trio e il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, anche lui pallavolista per alcuni anni. I due si conoscono da molto tempo (nella foto, sotto, l'abbraccio) e c’è stato anche un rito scaramantico – uno scambio di messaggi - per ogni partita del Mondiale. Non è strano, perché la pallavolo nel Salento è sempre stata un’istituzione: in tanti ci hanno giocato e ci giocano e anche il numero di club iscritti ai vari campionati, maschili e femminili, testimonia la vivacità di un movimento con solide radici.

De Giorgi è uno sportivo di successo, non lo scopriamo certo ora, ma adesso è più chiaro anche al grande pubblico il segreto della sua formula: l’applicazione mentale, il metodo nel lavoro. Così ha costruito il suo percorso a partire dagli esordi agonistici quando, a causa di un’altezza inferiore alla media della disciplina, gli avevano pronosticato una carriera senza grandi acuti. Facendo tesoro dei propri limiti oggettivi ed errori si è fatto strada arrivando in alto, così in alto da essere una sorta di leggenda vivente. Una volta Velasco, per riportarlo sulla strada di un palleggio più lineare ed essenziale, gli disse: “Gioca a pallavolo, non giocare con la pallavolo”.

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Altra qualità distintiva di Fefè De Giorgi è la sobrietà nei comportamenti, la calma che mantiene in ogni circostanza. Impossibile vederlo sbracciarsi, improbabile scorgere rabbia o frustrazione nelle sue espressioni. “Ho sempre amato e cercato l’equilibrio nel mio lavoro e devo ammettere che tutto questo mi è servito – ha raccontato oggi -. Le sconfitte, gli esoneri, sono momenti di vita sportiva che possono accadere, ma alla fine devono tramutarsi in momenti positivi. Dopo aver trionfato nel Campionato Europeo abbiamo perso la fase finale della Nations League che giocavamo in casa. Ed è proprio da lì che ci siamo rimessi al lavoro con umiltà reattiva, recuperando dal punto di vista tecnico e mentale. Ho l’onore ed il piacere di allenare un gruppo di giovani talenti, che hanno il gusto di giocare e che hanno fatto proprio il senso della sfida. Le sconfitte di Bologna ci avevano incupito e rattristato, ma quando vinci ritorni ad essere te stesso”.

In fondo De Giorgi è un modello non solo sportivo, perché rappresenta un modo di essere abbastanza lontano dagli stereotipi di questi tempi: non fa sceneggiate e non urla, ma ascolta e si fa ascoltare. Non si lamenta né si piange addosso, ma lavora sodo. Ecco, se il Salento fosse un poco di più come Fefé sarebbe la più grande vittoria di questo territorio, troppo incline all'autocommiserazione e alla ricerca di alibi e sotterfugi.

Qui il video della cerimonia

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