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“Detenuti al freddo e in celle sovraffollate”: garante rassicura sui lavori e promette sopralluogo

Un lettore denuncia le condizioni in cui versano i cittadini reclusi a Borgo San Nicola, dove intanto sono iniziati però i lavori in una delle sezioni. Il 16 dicembre la garante dei diritti delle persone private della libertà personale incontrerà la dirigenza del carcere e l’associazione Antigone

LECCE – “Vi scrivo per denunciare lo stato di degrado della casa circondariale di Lecce. I detenuti soffrono il freddo e spesso sono costretti a soggiornare in celle da tre”. Queste le parole che un lettore ha inoltrato alla nostra redazione, per segnalare il problema del sovraffollamento carcerario. “Nemmeno gli animali vengono trattati in questo modo inumano. Se si trovano lì hanno certamente sbagliato ed è giusto che paghino, ma ciò non toglie che si possa sempre rimediare ai propri errori e, con la buona volontà, reintegrarsi nella società”. Una denuncia tutt’altro che priva di fondamento e che trova corrispondenza nelle parole di Maria Mancarella, garante dei diritti delle persone private della libertà personale, interpellata dal nostro giornale.

“I termosifoni restano accesi soltanto un paio di ore nel pomeriggio: va da sé che è un tempo insufficiente per riscaldare regolarmente un edificio tanto grande. Il punto è che al mattino, a Borgo San Nicola, i detenuti sono quasi tutti fuori dalle celle: chi per motivi di lavoro, chi di studio. Nel pomeriggio è poi il momento dei video-colloqui via Skype. Senza contare che a Lecce abbiamo un sistema di sorveglianza dinamica pertanto, dalle prime ore del giorno e fino al momento del rientro, tutti i cittadini reclusi sono lontani dalle proprie celle. Tra riscaldamento attivato tardi, infissi datati e problemi di umidità dell’edificio, i detenuti finiscono per restare al freddo. Quando i problemi strutturali sono seri e le dimensioni della spesa particolarmente ingenti, non è semplice trovare soluzioni immediate”, spiega la garante, nominata dall’amministrazione comunale nel 2018.

Il problema del freddo avvertito dai detenuti è strettamente legato allo stato dei locali di Borgo San Nicola, con muri che si presentano ormai da anni ricoperti anche da muffa. Complessa e delicata la situazione in cui versa un carcere vecchio, che si è mantenuto tramite una amministrazione ordinaria fatta in economia, tramite il gruppo della manutenzione interna (alla quale collaborano gli stessi detenuti). Finalmente, però, un piano della sezione R (quella in cui sono reclusi i cittadini con sentenze passate in giudicato), è stata svuotata per consentire degli interventi di restauro.

“La manutenzione ha comportato inevitabili trasferimenti: alcuni sono stati spostati in un altro edificio, più recente e nuovo, ma un paio di piani non possono essere occupati perchè a disposizione per eventuali quarantene dei detenuti in ingresso e in uscita. Ecco perché, in alcuni casi, si possono trovare tre detenuti nella stessa cella”, continua Mancarella. Tre cittadini reclusi all’interno della stessa stanza prima costituivano una eccezione. Ma, al netto della contingenza dei lavori in corso nel carcere leccese persiste il fenomeno, endemico, del sovraffollamento. “Una certezza relativa a tutte le carceri italiane. Un problema grave e serio che non sembra essere preso nella giusta considerazione, - prosegue – Un terzo dei reclusi ha alle spalle pene brevissime, al di sotto dei quattro anni: molti di loro potrebbero essere ristretti ai domiciliari o affidati in prova ai servizi sociali, ma ciò non accade”.

Intanto, il prossimo 16 dicembre la garante incontrerà  Antigone, la direttrice dell’istituto penitenziario, la responsabile dell’area sanitaria e la presidente reggente del Tribunale di sorveglianza. Ha assicurato che in occasione di quell’appuntamento chiederà ai dirigenti del carcere un sopralluogo per verificare lo stato e le fasi degli interventi in corso e accertarne i tempi. “Sarà anche l’occasione per illustrare alla cittadinanza i problemi del carcere leccese in tempo di Covid, attenuati però da una gestione che non è delle peggiori, anzi. Durante la pandemia, per esempio, la presenza costante della direttrice e del comandante della polizia penitenziaria, disponibili e preoccupati per le condizioni di salute  dei detenuti, ha consentito che al momento delle rivolte in Italia, Lecce non ne restasse coinvolta. Tanto che i detenuti hanno ricevuto l’encomio per come hanno affrontato e gestito i primi, difficili momenti del lockdown”. Di certo c’è che ora il piano di restauro in atto nella casa circondariale interesserà più padiglioni. Man mano che verranno restaurate le sezioni, bisognerà spostare i detenuti nelle altre. Ma si tratta di “sacrifici a fondo perduto”, come li ha definiti Mancarella, in vista di maggiori benefici e di un carcere più nuovo successivamente.

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