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“Dior come il virus e Tap”: città tappezzata di scritte di contestazione per l’evento

Prima la scoperta del parroco della chiesa di Santa Rosa sul muro di cinta di via Foscolo, poi altri messaggi “verniciati” in diverse zone del capoluogo. Avviate le indagini della Digos

LECCE - La mano resta ancora ignota, mentre i segni e le frasi che accostano l’evento mondano della sfilata della maison Dior in quel di Lecce alla “militarizzazione” della città, o ancor peggio alle situazioni estreme di zone rosse vissute con il cantiere Tap e la pandemia del Covid, sono ancora ben visibili. E non certo di buon gusto. Diverse le zone del capoluogo nella quali sono comparse frasi e scritte vergate con vernice rossa e nera e con le quali è stato manifestato oltremisura il dissenso contro la manifestazione in allestimento in questi giorni in piazza Duomo (serata clou questa sera con la sfilata all’ombra del barocco) e che funge da pretesto anche per riverberare vecchie ruggini e contestazioni contro misure di confinamento assunte in altri contesti e contro ogni forma di “repressione”.

E’ accaduto con molta probabilità durante la notte appena trascorsa e i luoghi e i muri della città presi di mira sono già stati attenzionati dalle forze dell’ordine. E sulla vicenda già avviate anche le indagini rituali della Digos della questura di Lecce. “Tap+Covid+Dior=Zona Rossa” è la frase frutto della sommatoria lessicale “verniciata” sulla parete in carparo che cinge la parrocchia della chiesa di Santa Rosa, sul versante che affaccia su via Ugo Foscolo. Una zona per altro già utilizzata in altre occasioni per incidere frasi o ingiurie poi cancellate.

La scoperta, secondo quanto riportato nel dettaglio anche fotografico da Portalecce.it, la testata giornalistica dell'Arcidiocesi di Lecce, è stata fatta in mattinata del parroco, don Damiano Madaro e dai suoi collaboratori che opera pressa la mensa parrocchiale. L’episodio è stato poi denunciato alle autorità competenti che hanno avviato le indagini per risalire ai responsabili. Nel contempo oltre al parroco anche l'arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia, informato di quanto accaduto, ha manifestato la sua amarezza: “Un gesto come questo è ingiustificabile” il monito di Seccia, “accostare la pandemia a Dior non solo appare inappropriato e di dubbio gusto, ma sembra anche fuori da ogni logica”.

Ma il muro di cinta della parrocchia di Santa Rosa non è stato l’unico luogo deputato ad ospitare le frasi di contestazione e gli schizzi anche oltraggiosi e in alcuni casi anche blasfemi. Altre scritte “verniciate” di rosso e di nero sono comparse sulle pareti nella zona di viale De Pietro, all’angolo con via Argento (“Con Dior la militarizzazione va in passerella”) o sul muro perimetrale esterno dell’istituto Marcelline, sul viale XX Settembre (“Con Dior il modello è la repressione”), e in almeno altre due zone centrali della città.

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