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Mattanza in mare e pesca intensiva: Legambiente scrive anche a ministero e procura

Gli ambientalisti del circolo leucano hanno interpellato Regione, guardia di finanza, capitanerie e amministrazioni comunali: chiedono una revisione della legislazione marina ai fini della tutela degli habitat

SANTA MARIA DI LEUCA (Castrignano del Capo) –  Si fa strada il timido sospetto che un peschereccio che parte dalla Sicilia per giungere nelle acque salentine possa aver depauperato le proprie, di acque. Ora la protesta, alla quale hanno dato input alcuni pescatori salentini (anche tramite un sit-in e rivolgendosi al governatore Emiliano) viene affiancata anche dai componenti del circolo Legambiente del Capo di Leuca. Gli ambientalisti confidano in una revisione delle regole vigenti: interpellano la Regione Puglia, la Procura e il ministero, chiedendo loro un riadeguamento normativo non solo in difesa del settore economico-turistico e degli operatori del comparto della pesca, ma soprattutto in un’ottica di tutela urgente della salute dei mari.

L’attività di pesca intensiva ad opera del peschereccio isolano è stata segnalata infatti dall’associazione di ambientalisti leucani in una missiva. Documento che il portavoce, Valerio Ferilli, ha provveduto a inviare all’assessorato regionale all’Ambiente della Puglia, ai Comuni di Castrignano del Capo e Gagliano del Capo e agli uffici della Capitanerie di porto di Santa Maria di Leuca e Gallipoli. Ma quelle richieste approderanno a ore anche sulle scrivanie del ministero delle Politiche agricole, della sezione navale della guardia di finanza gallipolina e della Procura della Repubblica di Lecce.

Dalle pagine del testo emerge la preoccupazione per la tipologia di pesca (consentita in Italia, ndr), invasiva e intensiva, eseguita con la tecnica della cosiddetta “cianciola”: efficace quantitativamente, poiché consente di pescare interi banchi, ma deleteria per la fauna ittica e gli habitat marini. “Tale tipo di pesca, anche se ben conosciuto dagli operatori del settore, non è stato mai messo in pratica dai pescatori locali, in quanto coscienziosamente è da sempre prevalsa la doverosa reciprocità tra uomo e mare. Il mare è fonte di lavoro e di sopravvivenza e chi lo vive in tal senso ne capisce, apprezza e rispetta i limiti imposti da madre natura”.

In quest’ottica gli ambientalisti prendono le distanze da chi, evidentemente per logiche di profitto, percorre centinaia di miglia nel tentativo di ottenere un ottimo beneficio col minimo sforzo, ma con effetti  sulla biodiversità. Legambiente del Capo di Leuca chiede pertanto alla magistratura inquirente e alla compagine politica una revisione della legislazione in materia di habitat marini, una approfondita verifica sulla correttezza delle procedure di pesca e delle condotte adottate da parte del peschereccio. Ma, soprattutto, chiede con urgenza lo stop a quella che è ritenuta una vera e propria, pericolosa mattanza. Nella giornata di ieri anche il consigliere regionale Paolo Pagliaro ha presentato un’interrogazione con richieste analoghe.

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