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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Due mesi senza pensione e senza preavviso. Il Tribunale condanna l’Inps

La vicenda di una pensionata leccese resa nota dall’avvocato Ilenia Petrelli. La donna non aveva ricevuto le somme di marzo e aprile del 2016. L’istituto aveva “compensato” un debito irpef

LECCE – L’Inps decide di sospendere per due mesi consecutivi il pagamento della pensione di vecchiaia di una donna leccese, spiegando poi di dover recuperare un presunto debito Iperf in qualità di sostituto d’imposta, ma il Tribunale del lavoro condanna l’istituto e dispone la restituzione delle somme trattenute e il pagamento delle spese di giudizio. Una vicenda di mala burocrazia che ha trovato responso in questi giorni con la pubblicazione della seconda sentenza favorevole alla pensionata e che ha visto condannato l’istituto previdenziale non solo alla restituzione delle somme “illegittimamente trattenute” in danno della signora, ma anche alla rifusione delle spese legali. La storia è stata resa nota, con sentenze a corredo, dal legale della malcapitata, l’avvocato Ilenia Petrelli, che ha assistito la donna aiutandola a venire a capo della strana, quanto complessa, situazione.   

Il tutto ha avuto origine nel 2016 quando gli uffici dell’Inps hanno deciso di sospendere, per i mesi di marzo e aprile di quell’anno, il totale pagamento della pensione di vecchia, unificata a quella di reversibilità, della donna privando la stessa del suo unico mezzo di sostentamento. Niente assegno, o accredito diretto, di circa 1.092 euro al mese, soldi che sono poi tornati ad essere regolarmente versati a partire dal mese di maggio. L’istituto (che si era opposto nel doppio giudizio contro il decreto ingiuntivo presentato tramite il Tribunale di Lecce dalla pensionata per ottenere la restituzione dei ratei pensionistici non accreditati) aveva giustificato la sua azione di sospendere il pagamento eccependo di “aver trattenuto i ratei pensionistici al fine di recuperare un debito di imposta risultante da un conguaglio fiscale per l’anno 2015”.                                 

La pensionata è stata costretta dunque ad agire per via giudiziaria per far valere i propri diritti, chiedendo, tramite l’avvocato Ilenia Petrelli, ed ottenendo, l’emissione di un doppio decreto ingiuntivo per recuperare le somme della pensione non corrisposte. “L’istituto di previdenza sociale  ha totalmente omesso il pagamento della pensione di vecchiaia in favore della mia assistita per ben due mensilità consecutive” spiega l’avvocato Petrelli, “privando la stessa del suo unico mezzo di sostentamento, senza preavviso alcuno e, tantomeno, senza alcuna motivazione a sostegno del proprio, illegittimo operato. E in tal modo contravvenendo ad almeno due basilari principi del nostro ordinamento: il diritto di difesa, costituzionalmente garantito, e garanzia del cosiddetto minimo vitale a tutela delle soglie essenziali per vivere”.  

Alle istanze della pensionata, l’Inps, vantando presunti, e non pienamente dimostrati, debiti irpef per circa 2mila 151 euro a carico della contribuente (e che sarebbero per l’appunto stati recuperati in compensazione con le rate pensionistiche spettanti alla donna per i mesi di marzo e aprile del 2016), aveva proposto opposizione. Erano state impugnate le due ingiunzioni di pagamento, dando vita così a due distinti giudizi in cui, suo malgrado, la pensionata ha dovuto costituirsi. Già nell’udienza del 28 novembre dello scorso anno, il giudice del lavoro Francesca Costa, nell’accogliere pienamente le ragioni della pensionata aveva condannato l’Inps alla restituzione delle somme impropriamente trattenute nel mese di aprile del 2016 a danno della signora e al pagamento delle spese legali. Analoga sentenza, quella pubblicata il 23 gennaio scorso, che ha disposto la condanna, sempre dell’istituto, al pagamento anche della rata pensionistica del marzo del 2016 pari a 1092,45 euro oltre agli interessi legali e alle spese della fase monitoria.

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