rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità

Un epilogo amaro, due occasioni perse: peccato, ma c'è il campionato

Con una lettera aperta, e con toni severi, Sticchi Damiani ha risposto al saluto di Mancosu su Instagram, a valle di una vicenda iniziata con le allusioni del procuratore del calciatore. Intanto parte la nuova stagione

LECCE - La rumorosa e polemica separazione tra il Lecce e Marco Mancosu, protagonista indiscusso in cinque lunghe e sofferte stagioni, ha provato malumori, delusioni e la consueta suddivisione tra guelfi e ghibellini.

Una vicenda sviluppatasi a colpi di post - questo è il primo dato oggettivo - dopo un faccia a faccia tra il calciatore e il presidente, Saverio Sticchi Damiani, che avrebbe dovuto essere la degna conclusione di un rapporto intenso, caratterizzato da gioie e delusioni di quelle che restano per sempre impresse nella memoria. Sarebbe stato più dignitoso così.

In verità la storia palesava già da tempo segnali di cedimento: da una parte la legittima aspirazione a rimanere nel calcio che conta (si dice così), dall'altra quella altrettanto comprensibile di far quadrare i conti, livellare gli ingaggi per tenere a galla la baracca che rischiava di essere travolta dagli "effetti collaterali" della pandemia. Questa tensione latente è stata tutto sommato tenuta sotto controllo e le cose si sono tenute insieme per il rotto della cuffia. Ma l'amore non era più incondizionato.

L'equilibrio si è poi irrimediabilmente rotto quando Karel Grimaldi, il giovane procuratore di Mancosu, ha scagliato la prima pietra con delle allusioni, date in pasto alla platea di Instragram (e di conseguenza, a tutti) nei confronti di Pantaleo Corvino e del figlio Romualdo. Il club e i diretti interessati hanno replicato per come ritenevano giusto fare: investendo della questione gli organi federali e prefigurando sviluppi davanti alla giustizia ordinaria. Questo è stato il secondo momento in cui si sarebbe potuta scrivere la parola fine, salvaguardando in fin dei conti l'aspetto legato agli affetti, al rispetto reciproco.

Mancosu ha dato molto al Lecce, ma non ha ricevuto meno: arrivato in giallorosso alle soglie dei 26 anni dopo una prima parte di carriera da incompiuto, cioè senza mai essere riuscito a esprimere pienamente il suo talento, ha lasciato il Salento chiudendo il capitolo più importante della sua storia calcistica. Non ce ne saranno altri così, a 33 anni (che compie domani) le migliori energie si sono esaurite. Dal suo profilo Instagram, invece, l'ex capitano ha parzialmente rilanciato: "Un sacco di persone mi hanno detto di dire la verità, non lo farò per un semplice motivo, perché verrebbe coperta con altre bugie, si scatenerebbe un'altra diatriba su chi abbia ragione o meno e sapete chi ci rimetterebbe? Tutti quei meravigliosi tifosi che circondano questa squadra!". Questo passaggio, che è quello iniziale, ha indispettito molto Sticchi Damiani che ieri sera, con una lettera aperta impostata con il discorso diretto, del tipo: "[...]dopo la retrocessione in serie B qualcosa è cambiato e tu sei cambiato[...]", ha replicato con toni severi.

Il presidente non è andato per il sottile e, come spesso gli capita quando viene punto nell'orgoglio, ha messo da parte il lessico diplomatico, i termini soppesati col bilancino, il protocollo comunicativo dei club professionistici e ha detto di slancio quel che pensava, offrendo dalla sua prospettiva una interpretazione sul succedersi degli eventi: il prolungamento del contratto, l'atteggiamento durante la prima parte dello scorso campionato - "[...]non eri il solito capitano, non eri Marco Mancosu[...]", la gestione della malattia che ha colpito il calciatore (e che per fortuna è stata superata), il calcio di rigore sbagliato nella semifinale contro il Venezia, il messaggio di incoraggiamento dell'indomani, fino al colloquio dopo il viaggio della squadra in Olanda per l'amichevole con l'Heerenveen e la decisione, da parte del club, di rinunciare alla clausola rescissoria di 2,5 milioni di euro - "ma la tua storia meritava un trattamento speciale" -.

Una lunga lettera che si conclude con una manifestazione di delusione molto chiara: "Caro Marco, mi sarei aspettato che tu prendessi le distanze da tutto questo fango, da questo tentativo di denigrare la mia, ma anche la tua società, perché il Lecce sarà sempre la società che ha cambiato la tua vita. Marco, il Lecce è sacro e sacre sono le persone che ci lavorano con impegno e chi prova a colpirle gratuitamente e senza motivo colpisce il Lecce. Nel tuo post di saluto, con un gioco di parole, dici di non voler dire la verità, sbagli Marco, questa era una occasione formidabile per dire la verità, perché come ho compreso io avrebbero capito tutti i tifosi". E, infine, al calciatore che si era firmato "il vostro capitano" ha risposto così:

Oggi ti dico soltanto buona vita Marco, anche se, credimi,  avrei tanto voluto dirti: "buona vita capitano".

Di materiale ce n'è in abbondanza perché ciascuno si faccia la propria idea. Difficile pensare che, partendo da una posizione, si finisca per condividere quella diametralmente opposta, ma probabilmente in questo caso non è nemmeno una questione di merito, ma semplicemente di modo. Perché la forma è spesso anche sostanza e un procuratore che affida ai social un paio di allusioni pesanti ha perso già in partenza lo scontro: ci sono le sedi opportune per formalizzare le denunce qualora si abbiano le prove, per fare luce su presunte ombre. Ci sono le conferenze e i comunicati stampa, volendo, per spiegare, controargomentare, completare il quadro delle informazioni. Un'altra scelta, invece, è stata fatta e lo strascico giudiziario è la diretta conseguenza. E per i tifosi del Lecce un boccone già di per sé non facile da digerire - il divorzio consensuale tra due parti che si sono amate, ma anche sopportate - è diventato avvelenato. Peccato davvero, ma domani inizia il campionato e non si scherza più con i sentimenti. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Un epilogo amaro, due occasioni perse: peccato, ma c'è il campionato

LeccePrima è in caricamento