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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Fronte contro la Colacem, associazioni si costituiscono a sostegno del ricorso al Tar

Le rassicurazioni dell’azienda e la richiesta di riesame dell'Aia non frenano la battaglia del Comune di Soleto e delle associazioni ambientaliste nel giudizio pendente dinanzi ai giudici amministrativi. “La consulenza d’ufficio demolisce l’autorizzazione ambientale”

GALATINA - Dopo la querelle delle scorse settimane in seguito alla richiesta di riesame dell’autorizzazione d’impatto ambientale dal cementificio galatinese della Colacem e nonostante le rassicurazioni palesate dall’azienda, un nuovo capitolo si giocherà nella discussione dinanzi ai giudici del Tar del ricorso per l’annullamento della determinazione provinciale per il rinnovo-riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata al cementificio dalla Regione nel 2009.

Prosegue infatti la battaglia delle cinque associazioni ambientaliste (CittadinanzAttiva Puglia, Coordinamento Civico Ambiente e Salute, Italia Nostra Onlus, Forum Amici del Territorio Ets, Noi Ambiente e Beni Culturali) che il 26 luglio scorso hanno deciso di costituirsi nel procedimento pendente dinanzi al Tar di Lecce, ad adiuvandum accanto al Comune di Soleto, nella richiesta di annullamento della determinazione provinciale per il riesame dell'autorizzazione ambientale in questione.

La decisione delle associazioni è scaturita dalla necessità di comprendere le ragioni del ritardo della conclusione del processo, dopo più di tre anni, e di seguire direttamente ed in modo coordinato una fase delicata della vicenda Colacem. L’azienda ha già avuto modo di chiarire che l’istruttoria per il riesame dell’autorizzazione ambientale è integrata anche con uno studio di valutazione sanitaria.

Ma il fronte delle associazioni e degli enti comunali che obiettano sulla “natura” delle emissioni rivenienti dallo stabilimento galatinese, lamenta invece che il cementificio “per la prima volta dopo decenni di funzionamento indisturbato, che continua più o meno ininterrottamente dal 1956 con la benedizione delle amministrazioni locali, sta mostrando reali difficoltà nell’adeguarsi alle normative vigenti in tema di inquinamento ambientale”.

Per rafforzare la loro convinzione le associazioni fanno riferimento ai contenuti della consulenza d’ufficio consegnata al Tar nel maggio 2021 dai periti d’ufficio Sanna, Santilli e Bisceglia, disposta per verificare l’idoneità delle prescrizioni della Provincia ai fini della tutela dell'ambiente e della salute pubblica. Secondo i ricorrenti già quella consulenza “demolisce sostanzialmente tale autorizzazione, riscontrando gravi ed estese carenze nel rilascio della stessa”.

In sintesi la perizia evidenzia secondo i contenuti citati e ribaditi dalle associazioni “ l'utilizzo disinvolto e senza adeguate prescrizioni del pet-coke in sostituzione del carbon fossile;  la mancata applicazione delle prescrizioni relative al trattamento termico dei rifiuti, potendosi di fatto assimilare la cementeria ad un inceneritore e  l'applicazione di limiti di emissione di gran lunga superiori a quelli adeguati alla grave situazione epidemiologica locale”.

“Le difficoltà manifestate dalla Colacem, che si accingerebbe a bruciare nello stabilimento di Galatina il Css, combustione derivante da rifiuti e derivati nei forni da cemento” evidenziano i referenti delle associazioni, “potrebbero costituire in questa circostanza una preziosa occasione per costringere la dirigenza dell'azienda a concordare scadenze vincolanti sul ciclo di vita dell'impianto o ad un programma di riconversione dello stesso”.

Ma da documenti giacenti agli atti del Tar, come risulta da una nota datata 16 Gennaio 2021 per la richiesta di rinvio dell'udienza, sembrerebbe che gli enti locali sarebbero disposti ad addivenire ad un accordo con Colacem, nonostante dalla consulenza tecnica d’ufficio, depositata l’11 dicembre 2019, fossero noti “i gravi danni sanitari alla popolazione che vive nel circondario del cementificio e che sarebbero causati da decenni di emissioni inquinanti del cementificio sopra il limite massimo”.

Pur non essendo noti i termini di tale accordo, sta di fatto che nel marzo 2021 Colacem ha presentato una nuova istanza di riesame dell’Aia. E questo secondo i riccorenti “con l’evidente scopo di vanificare il procedimento al Tar in corso e giungere ad un accordo che faccia cessare la materia del contendere e scongiurando l’eventuale condanna in giudizio e chiusura dell'impianto”.

In conclusione le associazioni costituite in giudizio intendono evidenziare che “in assenza di un deciso intervento da parte della società civile, potrebbe attuarsi una vera e propria svendita del territorio sulla pelle dei cittadini”. Per tali ragioni sono decise a contrastare, dentro e fuori le aule giudiziarie, eventuali compromessi ed invitano le comunità locali alla vigilanza ed alla mobilitazione”.

Nel contempo hanno invitato ancora una volta le amministrazioni coinvolte nel procedimento (Comuni di Galatina e Soleto, Regione Puglia, Provincia di Lecce ed i Comuni di Aradeo, Corigliano d'Otranto, Cutrofiano, Martano e Sogliano Cavour) a confrontarsi con le associazioni e le popolazioni per chiarire quali obiettivi si intendono perseguire per il futuro del territorio.

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