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"Stop ai lavori durante l'inchiesta". E il Movimento "solletica" i 5 Stelle

Il gruppo degli attivisti No Tap chiede una sorta di moratoria e al governo del premier Conte dice: "Ma non era tutto in regola"?

MELENDUGNO – Dall’ipotesi ventilata di querele da parte di Tap contro gli attivisti del comitato che si oppone al gasdotto all’apertura dell’inchiesta della magistratura sul presunto inquinamento nella falda del cantiere di San Basilio, in territorio di Melendugno, il passo è lungo nove mesi.

A febbraio scorso il primo allarme lanciato dal Movimento No Tap e dai consulenti dell’amministrazione comunale di Melendugno, oggi la notizia delle perquisizioni e dei sequestri di documentazione nelle sedi della società e presso un laboratorio di Padova che svolge le analisi ambientali.

Il Movimento No Tap ha diffuso una nota: “Oggi – si legge - chiediamo massima chiarezza su quanto sta avvenendo. Non è ancora tempo di esultare, lo sappiamo benissimo: le indagini seguono un loro corso, e fino alla sentenza definitiva non potremo essere contenti”.

L’iniziativa dei carabinieri della scorse ore tira in ballo anche l’aspetto politico della vicenda: “La nostra battaglia, una battaglia di civiltà, ha sempre denunciato strane irregolarità, che oggi forse vengono a galla. Come si porrà ora quel governo che, meno di un mese fa, dichiarò di non poter fermare l’opera in quanto non emergevano irregolarità? E quel ministro del Sud che aveva le mani legate, oggi come si sente”?

Per il movimento che dal primo giorno contesta passo dopo passo l’iter procedurale e operativo per la realizzazione del gasdotto, il quadro generale è tale da rilanciare la richiesta di stop ai lavori, “almeno fino a quando le indagini non saranno chiuse”, includendo anche le operazioni in corso nel mare di San Foca per l’installazione delle palancole.

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