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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Gasdotto Tap, aula bunker anche per il processo sull'iter delle opere

Acquisite le richieste di costituzione di parte civile e respinta una eccezione riguardante il formato della notifica, il giudice ha disposto il trasferimento nella sede dell'altro processo, quello ai 92 attivisti

LECCE- Rinviata al 20 novembre l’udienza del processo che coinvolge una ventina di indagati, tra cui il management di Tap, che sta costruendo il gasdotto tra l’Albania e l’Italia.

Convinzione della pubblica accusa è, infatti, che l’avvio e la prosecuzione dell'opera – contestata da parte di attivisti, associazioni e alcuni enti locali con in testa il Comune di Melendugno nel cui territorio ricade l’approdo – siano avvenuti in carenza di autorizzazioni, valutando come illegittimi i decreti ministeriali del 2014 e del 2015. Ci sono poi altre contestazioni, tra le quali l’inquinamento della falda nell’area di cantiere di San Basilio (a San Foca).

La Seconda sezione penale – giudice Silvia Saracino – ha acquisito le richieste di costituzione di parte civile, tra cui anche quella del Comune di Lecce, che ora saranno vagliate, ma ha anche respinto una eccezione della difesa riguardante il formato elettronico della notifica dell’udienza odierna, per la quale è stato utilizzo il Word invece del Pdf. Il rinvio è anche dettato dalla necessità di un’aula più capiente, in coerenza con le disposizioni di prevenzione del Covid-19.

Poco dopo è stato ufficializzato il trasferimento: il procedimento trova accoglienza nell’aula bunker dove, sempre oggi, intorno alle 12,30  ha preso il via quello contro 92 attivisti No Tap accusati a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, danneggiamento, violazione dei provvedimenti dell’autorità. In realtà si tratta di tre processi che il giudice, Piero Baffa, non ha riunito ma che saranno affrontanti congiuntamente a partire dal 25 settembre, quando saranno ascoltati 21 testimoni dell'accusa. Il calendario delle udienze, ha rimarcato il giudice, sarà serrato. Gli imputati sono difesi da Francesco Calabro, Guseppe Milli, Elena Papadia, Alessandro Calò, Carlo Sariconi, Marco Milillo.

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