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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Giornata nazionale vittime del Covid: in provincia di Lecce 940 da inizio epidemia

La storia della pandemia ha attraversato varie fasi. Nel primo semestre del 2020 il rapporto tra casi di infezione e decessi per complicanze era vicino al 15 percento, oggi è dello 0,6. La campagna vaccinale ha abbattuto la curva più temuta

LECCE - In privincia di Lecce il rapporto tra casi di positività al Sars Cov 2 confermati e i decessi collegati al Covid è ora pari allo 0,6 percento, dato inferiore al tasso regionale (0,9 percento) e nazionale (1,1 percento). 

Oggi ricorre la Giornata per le vittime del Covid, fissata al 18 marzo perché quel giorno del 2020 le immagini con la fila di mezzi militari con i feretri delle vittime nel Bergamasco fecero il giro del mondo. Immagini, val la pena di ricordarlo, ancora oggi vilipese da un sottobosco variegato di umanità che nella negazione vede una illusoria scorciatoia. 

Il raffronto tra i dati dice subito che l'andamento della curva dei decessi non ha seguito quello delle diagnosi, fortunatamente: così, mentre i test positivi aumentavano più o meno rapidamente, a seconda dell'intensità della diffusione del virus nelle varie fasi, il numero delle vittime ha registrato incrementi molto più contenuti grazie a un miglior approccio terapeutico, che si è affinato col passare dei mesi e, dallo scorso inverno, grazie alla campagna di vaccinazione che ha abbattuto la quota di complicazioni gravi e di decessi. 

Nello specifico della provincia di Lecce, secondo i dati riportati periodicamente da Asl Lecce - tra le primissime in Italia a fornire una rendicontazione puntuale - nel primo semestre del 2020 i casi noti erano 521 e le vittime 76 (quasi il 15 percento): per fortuna la cosiddetta prima ondata ha toccato molto marginalmente la zona del Tacco; dopo la tregua estiva una ripresa dell'epidemia, comunque più blanda che in altre zone del Paese, ha portato al 31 dicembre il totale dei casi a 7.187 e quello delle vittime a 180 (2,5 percento).

Al termine dei primi sei mesi del 2021 i casi totali erano quasi quadruplicati, toccando quota 27.005 con 662 i decessi (sempre 2,5 percento): è in questo intervallo che è entrato in campo, in maniera sempre più evidente, il ruolo della vaccinazione dispiegatosi con ancora più forza nel secondo semestre quando il numero dei casi confermati da inizio epidemia è arrivato a 35.796 con 732 decessi (2 percento). 

Venendo ai giorni nostri: nella prima parte del 2022 il contatore delle diagnosi di infezione è più che quadruplicato, complice la maggiore contagiosità dellae varianti Omicron, fino a 153.800 casi mentre il numero dei decessi è ora di 940 (0,6 percento). Secondo la distribuzione anagrafica, l'81 percento dei decessi è stato registrato tra gli over 70.

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