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Giovane turista fa il bagno e sul fondale ritrova bacino in ceramica del XIV secolo

Il fatto è accaduto sul litorale di Sant’Isidoro. Protagonista una studentessa di Bolzano in vacanza nel Salento. Il reperto è stato datato ed è ora si trova nel Museo del Mare Antico

NARDO’ - Che il litorale neritino sia da sempre un prezioso custode di testimonianze e reperti storici e archeologici non è certo una novità. Può quindi capitare, come nel casi in questione, che una giovane turista di Bolzano, in vacanza nel Salento, si possa imbattere nella marina di Sant’Isidoro in un prezioso reperto in ceramica risalente a diversi secoli fa. Nadine La Salvia, questo il nome della ventenne turista altoatesina, studentessa universitaria, ha intravisto il manufatto sul fondale a circa due metri di profondità, attratta dalle decorazioni rossastre.

Lo quindi recuperato, incuriosita, ed ha chiesto lumi a un suo ex professore di storia dell’arte, a cui ha inviato alcune foto del reperto recuperato. Il docente ha capito subito che poteva trattarsi di qualcosa di antico e l’ha invitata a contattare le autorità del posto. E’ stata quindi contattata la capitaneria di porto di Gallipoli, che ha recuperato il reperto e lo ha poi consegnato alla Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto. Con la consegna alle autorità la giovane è diventa l’artefice di una scoperta che potrebbe avere interessanti risvolti sul fronte della ricerca e per il patrimonio museale neretino.

“Devo ringraziare questa giovane turista perché ha dimostrato una sensibilità e un senso di responsabilità davvero apprezzabili” il commento dell’assessore all’Ambiente e ai musei, Mino Natalizio, “un comportamento esemplare della cura che tutti dovremmo avere del contesto che ci circonda, che spesso invece paga la superficialità con cui lo trattiamo. Ora il bacino, che è stato riconosciuto e datato, potrebbe diventare un pezzo del nostro patrimonio museale e potrebbe anche essere l’occasione per indagare più approfonditamente nella zona del ritrovamento”.

Il bacino in ceramica in questione ora si trova presso il laboratorio del Museo del Mare Antico di Nardò per i trattamenti necessari in acqua dolce. L’analisi ha consentito di stabilire che si tratta di un bacino in ceramica invetriata policroma, decorata in stile “Taranto” e risalente a un periodo compreso tra il XIV e il XV secolo. Peraltro, pare trattarsi degli stessi bacini in ceramica ritratti in diversi affreschi murari nel chiostro di Sant’Antonio e nella cattedrale cittadina.

Il territorio di Nardò, del resto, è stato soprattutto nel Seicento un fiorente centro produttivo di ceramica, grazie alle fornaci e ai maestri locali, i cui manufatti impreziosirono le case degli alti prelati, dei nobili e delle classi agiate (come ha minuziosamente descritto il fenomeno il ricercatore Riccardo Viganò). È probabile che questa abilità artigianale fosse già diffusa in un’età un poco precedente, cioè quella alla quale è stato ricondotto il bacino rinvenuto a Sant’Isidoro. Certamente apprezzabile il comportamento della ragazza, che ha trasformato il bagno nelle acque ioniche del Salento in una fortunata e involontaria “esplorazione” nell’archeologia tardo-medievale.

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