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Lavoratori Gial Plast licenziati, nuovo sit in anche presso il Comune di Gallipoli

Stamattina striscione e presidio del sindacato Cobas e dei dieci operatori dei cantieri di Gallipoli e Alezio sospesi dopo l’interdittiva della prefettura. Lunedì incontro con Minerva. “Non siamo mafiosi, dignità calpestata”

GALLIPOLI - Dal presidio permanente presso la prefettura di Lecce alle falde della sede del Comune di Gallipoli di via Pavia per rivendicare ancora una volta il loro diritto a non essere sbattuti fuori dall’organico della ditta dei rifiuti della Gial Plast, colpita dall’interdittiva antimafia e che ha disposto la sospensione e poi il licenziamento di una trentina di dipendenti che in passato hanno avuto guai con la giustizia. In molti casi si tratta di sentenze e condanne già espiate, e molti dei dipendenti, oggi senza un futuro, hanno da tempo compreso i loro errori e voltato pagina, dedicandosi al lavoro e alla famiglia da mantenere.

Questa mattina i dieci lavoratori in esubero allontanati dal cantiere di Gallipoli e Alezio, supportati dal sindacato Cobas, hanno manifestato il loro dissenso per la decisione assunta dalla società in seguito al provvedimento della prefettura, chiedendo la revoca dei licenziamenti e issando anche uno striscione per rivendicare il rispetto della propria dignità “calpestata”. Una manifestazione pacifica e con dita da un confronto acceso dei dipendenti “sospesi” e che con la mediazione avviata dai sindacalisti Cobas, Roberto Aprile e Giuseppe Mancarella, ha portato alla definizione di un incontro con il sindaco ionico e presidente della Provincia, Stefano Minerva, per la giornata di lunedì. “Non siamo mafiosi, abbiamo bisogno di tornare a lavorare. La nostra dignità è stata calpestata” è lo slogan che ha caratterizzato le proteste di questi giorni dei lavoratori Gial Plast e anche ribadito nel sit in gallipolino.“Siamo stati licenziati senza nessuna colpa” lamentano gli otto lavoratori del cantiere di Gallipoli e altri due in servizio fino a poco tempo fa ad Alezio, altro comune servito dalla Gial plast srl.

“Un primo risultato è stato raggiunto” confermano lavoratori e sindacati, “il sindaco di Gallipoli Minerva ha subito accettato la nostra richiesta di incontro, che si svolgerà lunedì, 17 giugno, alle 18 presso il Comune di Gallipoli. Le proteste di questi giorni, così come quella di oggi qui a Gallipoli,  hanno lo scopo di riaccendere i riflettori su di una storia ritenuta per molti chiusa, ma noi non ci stiamo”. I lavoratori licenziati hanno protestato ieri sotto la prefettura e la Provincia ed oggi  a Lecce allo stesso posto e davanti il municipio di Gallipoli. La  richiesta del sindacato Cobas è sempre quella di attivare un tavolo presso la Provincia di Lecce dove  convocare Gial Plast e gli enti preposti per chiedere il ritiro dei 30 licenziamenti operati dalla Gial Plast e anche da Ecotecnica per la mancata assunzione di tre lavoratori ex Gial Plast in un passaggio di cantiere in quel di Parabita.

“Chiediamo che venga adottato il modello Brindisi che con il sostegno di tutti ha evitato 14 licenziamenti della ditta Ecotecnica” rivendica Roberto Aprile, “perché chiediamo il ritiro dei licenziamenti? La prefettura emana una misura di interdittiva antimafia nei confronti di Gial Plast e fa solo un elenco di persone che in passato hanno avuto problemi con la giustizia, ma non dice alla azienda di licenziarli, fa solo un elenco di persone con precedenti. La società Gial Plast  licenzia illegittimamente i lavoratori in elenco, crediamo per un suo tornaconto personale. Un comportamento assurdo che con le leggi antimafia non c’entra assolutamente niente. I trenta lavoratori sono innocenti e lavorano da tanti anni onestamente” continua Aprile, “se fosse il contrario prima di essere licenziati dovrebbero essere arrestati, perché hanno operato illegalmente attraverso pressioni mafiose. Ma non è il nostro caso” conclude, “i licenziati devono tornare al proprio lavoro”. I lavoratori attendono ora da un lato l’esito dei singoli ricorsi presentati al Tribunale per contestare i licenziamenti ritenuti illegittimi (l’esito della sentenza dovrebbe arrivare a luglio) e  dall’altro uno spiraglio dall’incontro di lunedì.

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